Il mondo dello spettacolo, e non solo, piange la scomparsa di Ingmar Bergman. Il premier svedese Fredrik Reinfeldt ha reso omaggio al grande regista, definendolo "uno dei più grandi drammaturghi del mondo. Il suo lavoro è immortale e spero che questa eredità sia preservata a lungo". Anche la politica italiana ricorda il cineasta. Dopo Veltroni e Bertinotti, anche il Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli commenta all'Adnkronos la notizia della morte del regista: "Ingmar Bergman è stato l'icona del cinema impegnato, legato all'introspezione psicologica che esplora la natura dell'uomo, i suoi limiti, le sue follie altalenanti tra amore e indifferenza. Mitici i dialoghi che in tutti i suoi film hanno reso gli interpreti protagonisti insieme a noi spettatori di un viaggio a volte incomprensibile, a volte liberatorio. Un autore geniale e difficile, un intellettuale ad oltranza, una personalità insostituibile che lascia un vuoto profondissimo. Resterà vivo nella memoria collettiva, poiché ha cambiato la storia del cinema mondiale".
Non poteva mancare, poi, il triste saluto di Woody Allen, regista che non ha mai nascosto il suo amore incondizionato per l'opera del maestro svedese e che, nel 1978, realizzò con Interiors un vero e proprio film omaggio all'illustre collega: "Mi ha dato molta tristezza apprendere la sua scomparsa - ha dichiarato oggi Allen al quotidiano svedese Aftonbladet -. "Era un amico e certamente il più grande regista che abbia mai visto". Così come il profondo ricordo di Bernardo Bertolucci, ripreso dall'Ansa: "Insieme ad Antonioni, verso i tardi anni Cinquanta, Bergman mi sembrò aver portato il cinema in una direzione ancora inesplorata, fino ad allora territorio riservato ed esclusivo della letteratura. Quello della profondità dello spirito umano, sempre più dentro donne e uomini, con un bianco e nero che rendeva fantasmi i suoi personaggi e personaggi i suoi fantasmi".
Anche la Mostra di Venezia, attraverso la dichiarazione del Presidente della Biennale Davide Croff e del Direttore del Festival Marco Muller, ricorda il Maestro: "Bergman ha rappresentato nei suoi film le angosce e le crisi dell'uomo europeo contemporaneo. Il suo cinema laico ma di altissima spiritualità non pretende, tuttavia, di fornire risposte. Così che continuiamo a ritrovarci in lui, come in uno specchio".