“Voglio ricevere l’amore degli altri. Il cinema e la televisione sono come telefonate d’amore, il teatro e la scrittura invece sono abbracci”.

A Castiglione Cinema 2021 – RdC incontra è il giorno di Chiara Francini, attrice popolare ma ormai anche scrittrice di bestseller: ospite festival organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo, intervistata da Federico Pontiggia (giornalista e critico della Rivista del Cinematografo), presenta il suo quarto romanzo, Il cielo stellato fa le fusa (Rizzoli).

“Per me – spiega Francini – la scrittura consiste nel creare con la punta di una penna quei mondi senza i soldi del cinema. Scrivere è un atto di coraggio e di incoscienza: con i lettori instauro un dialogo di carne, mi propongo per quella che sono”.

 

All’origine del libro, il Decameron: quattro ragazze e quattro ragazzi che restano rinchiusi in una villa a Fiesole e si mettono a novellare. “L’idea è venuta alla mia agente letteraria americana. Per noi il Decameron è qualcosa di inavvicinabile, però le novelle mi davano la possibilità di parlare di tutto: raccontare la commedia umana in tutta la sua disarmonia, con la sua meravigliosa imperfezione. La reclusione offre loro la possibilità di raccontarsi: gli sconosciuti si raccontano per passare il tempo in allegrezza e imparare a conoscersi”.

Al centro della scena anche un gatto, Rollone: “Sembra il Perozzi di Amici miei, una sorta di filosofo monicelliano che non giudica ma segue le vicende con ironia. Considero l’ironia come la rimembranza: ci si pensa in maniera dolce, dà la possibilità di vedere qualcosa con la giusta distanza. Il ricordo ti fa oggettivare”.

Protagonisti quattro uomini e quattro donne: “Ma in generale sono contro la parità di genere perché le donne non devono esserci in quanto donne ma perché hanno qualità”.

da sinistra: Federico Pontiggia, Andrea Sacco, Chiara Francini e mons. Davide Milani (foto di Karen Di Paola)

La scrittura è anche un modo per liberarsi dai vincoli della recitazione? “Non mi sento rappresentata dal cinema italiano. Quelli femminili sono personaggi orizzontali, senza svolgimento, solitamente scritti da maschi anziani. Niente di male, ma spesso si rischiano anacronismi e situazioni da fantascienza”.

“Credo – continua Francini – che la donna sia, parafrasando Leopardi, una meravigliosa porta socchiusa. Essere una donna è un’avventura che non finisce mai. Nel cinema italiano, invece, i personaggi femminili sono spesso accessori e funzionali all’uomo: quando c’è un protagonista maschile c’è accanto a lui un’attrice magari molto brava ma che non è riconoscibile o incisiva, per non oscurarlo”.

E conclude, prima di ricevere il Premio Castiglione Cinema 2021 – RdC incontra dalle mani della vicesindaca di Castiglione del Lago, Andrea Sacco: “È necessaria una nuova alfabetizzazione del maschio. I maschi d’oggi sono animali che attaccano o scappano di fronte all’incapacità di non comprendere l’evoluzione delle donne. Ci vorrebbero più autrici. Ragazze, svegliatevi!”.