"Mi auguro che i produttori amici non facciano la stessa scelta di Gregoire Canvel...". Così Chiara Caselli, che "in Francia è diventata grande" - parola di Bernardo Bertolucci - con Il padre dei miei figli di Mia Hansen-Løve, distribuito da Teodora Film a partire dall'11 giugno.
Opera seconda della Hansen-Løve, già attrice e compagna per Olivier Assayas, Prix Delluc a 26 anni per l'esordio Tout est pardonné e qui Premio Speciale della Giuria di Un Certain Regard a Cannes 2009, dietro il Canvel fittizio citato dalla Caselli si cela la figura di Humbert Balsan, morto suicida nel 2005 per i gravi problemi finanziari della sua casa di produzione, che avrebbe dovuto appunto produrre l'esordio della regista classe 1981: "Produttore noto e ammirato di oltre 50 film, tra cui la Palma d'Oro Le destin di Youssef Chahine, Balsan non era comunque una star popolare: questo film nasce per farlo uscire dall'ombra. Con lui è stato un incontro fondamentale: viceversa, non sarei qui", confessa la Hansen-Løve, precisando, comunque, che "non si tratta di un biopic, la sua vita privata con la moglie e le tre figlie è frutto più che altro di miei intuizioni".
Nei panni della vedova, che si prenderà sulle spalle onore e soprattutto oneri della società del marito, è appunto la Caselli, che getta uno sguardo amaro e critico sulla situazione politico-culturale del nostro Paese: "Meno male che nel futuro anche solo per ragioni anagrafiche l'attuale classe dirigente non ci sarà più. Ho una figlia di sei anni, e quando sarà maggiorenne questo maledetto governo sarà morto: ma non è una grande speranza... Si continuano a fare decurtamenti sulla cultura, ci sono sfregi e spregi a tutti i livelli: i tagli si devono fare, ma non c'è nessuna idea, nessun progetto, salvo tirare a campare e mantenere la poltrona... La mia rabbia è solidale a tutti gli artisti che stanno lottando come me, e al Centro Sperimentale occupato: ho, e abbiamo, subito uno scoramento generale, ma ora mi sta ritornando la rabbia. Gli ultimi avvenimenti hanno raschiato dal fondo di me stessa tutta la mia rabbia, e ora dobbiamo reagire tutti a voce alta".
Tornando a Il padre dei miei figli, Mia Hansen-Løve dice che le è tornato in mente il suicidio del nonno, che lasciò la moglie sola con sei figli, e che "Balsan è stato il punto di partenza, ma la mia intenzione, con modestia, era di fare un film alla Renoir, con un unico personaggio per raccontare l'universo mondo. Il tema fondamentale è la relazione stretta che intercorre tra l'amore per il cinema e l'amore per la vita: come per Truffaut, anche per me "cinema è vita", ma come Balsan insegna deve esserci una dialettica, se no si rischia...".