"L'Italia è regredita a prima della Rivoluzione Francese: è guidata da un governo di cortigiani". "Sanguepazzo è metafora di questa nazione che è impazzita, tuttora in guerra civile". "Il cinema non riusciranno a piegarlo, né questo né altri governi". "Il nostro Paese è ipocrita: dice di spingere i giovani ma è guidato solo da vecchi". "La Bellucci è l'unica azienda italiana che Berlusconi non riuscirà a comprare". E infine, "Di titoli ve ne ho dati per i vostri giornali ma ricordate che si vende di più dicendo la verità che non montando le polemiche. Come dice anche Moretti". Incontenibile, Marco Tullio Giordana. Fiumi di parole e slogan coloriti che catalizzano i giornalisti italiani all'incontro su Sanguepazzo, quarto lavoro del regista milanese a Cannes, fuori concorso nel programma delle proiezioni speciali. "Me lo sono meritato, forse, ma mi sarei arrabbiato se fossi stato in concorso al posto di uno dei due ragazzi (Garrone e Sorrentino, ndr): è giusto che siano loro a competere con gli altri talenti internazionali, è il loro momento. Io ormai sono anziano, anzi sono proprio estinto". L'ironia fa da padrona nel linguaggio non sempre ortodosso di Giordana, ma fino a un certo punto, specie quando risponde alle accuse di aver "irritato alcune sensibilità" in chiusura del film: "La domanda del personaggio di Lo Cascio sulla legittimità o meno dell'uccisione di Ferida e Valenti è giustissima, a mio parere perchè è dimostrato che l'attrice fu giustiziata dai partigiani pur essendo senza colpa: fu scagionata dalle accuse da un tribunale e sua madre ricevette per questo un assegno in quanto vittima di guerra. Quindi - sentenzia Giordana - se qualcuno si è sentito offeso credo sia fuori luogo". Sanguepazzo è un progetto che il regista de La meglio gioventù coccolava da ben 25 anni, avendo redatto le prime stesure di sceneggiatura con Renzo Ungari e Leone Colonna, entrambi scomparsi: "L'idea mi affascina da quando ero bambino, avendo visto con mia madre La corona di ferro di Blasetti. Mia madre mi spiegò le vicende di Valenti e Ferida e ne rimasi impressionato". Il progetto fu corteggiato anche da una produzione americana, per la quale Giordana si sarebbe potuto procurare un cast hollywoodiano ma "volevo fosse italiano ed è stato perfetto con questo cast". Se Zingaretti ha utilizzato la "pietas" attoriale per accostarsi al suo personaggio, Bellucci confessa invece un approccio "animalesco" alla Ferida, donna che lei sente "lontanissima dal suo spirito, ma pur sempre donna a tutto tondo". Soddisfazione completa per Alessio Boni, nel ruolo del regista Goffredo/Taylor "di memorie viscontiane" al suo terzo film diretto da Giordana: "con Marco Tullio la presenza a Cannes è garantita. È un maestro: non ti accorgi di essere diretto". Sanguepazzo, coprodotto da vari soggetti capitanati da Rai Cinema (Giordana li ringrazia tutti perché "fare questo film è una scelta forte, visto il tema") uscirà anche in versione televisiva, integrale. E in chiusura non poteva mancare l'ultima battuta: "Cari amici, se vi lamentate ora di Sanguepazzo non sapete che cinema vi aspetterà ora col nuovo Governo. Ma una cosa è certa: gli artisti sono liberi e l'arte è affinata dal male peggiore".