“Mi ha appassionato il dover lavorare sulle solitudini: il calcio è uno sport di squadra ma qui si aggregano molte solitudini. Non si guarisce perché si vince, o perché si partecipa, si guarisce se da quella esperienza si diventa amici di qualcuno. La solitudine è il vero disagio di oggi. Sono le nostre fragilità che ci rendono speciali, non le nostre perfezioni”.

Sergio Castellitto è protagonista di Crazy For Football – Matti per il calcio, tv movie diretto da Volfango De Biasi che prende le mosse dal documentario realizzato nel 2016, poi vincitore del David di Donatello, che raccontava la storia della nazionale italiana di calcio a 5 composta da pazienti affetti da disagio psichico.

Crazy for Football

Una coproduzione Rai Fiction - Mad Entertainment, il film è ospitato nella sezione Riflessi della XVI Festa del Cinema e sarà trasmesso in prima serata da Rai Uno il prossimo 1 novembre.

“Per me è un sogno perché all’epoca io non ho semplicemente girato quel documentario, è una storia che ho seguito in prima persona. Ho contribuito a fondare la prima nazionale italiana di pazienti psichiatrici e mi dedico attivamente da 15 anni a questo progetto. Questo è il mio primo film tv, volevo fare un film nazionalpopolare che entrasse nelle case della gente. E lavorare con degli amici, dai produttori alla troupe, in questo clima di amicizia, di compartecipazione è stato davvero molto importante”, racconta De Biasi, che sul film aggiunge: “Vuole essere una storia non di denuncia, ma di racconto di storie umane vere attraverso lo sport nazional popolare per eccellenza, il calcio”.

Il tv movie racconta la figura di un grande medico italiano che dedica la sua vita al reinserimento sociale dei suoi pazienti, i quali grazie al gioco del calcio diventano protagonisti di un grande sogno: il primo mondiale di calcio a cinque disputato da pazienti psichiatrici.

Sergio Castellitto interpreta questo psichiatra visionario (Saverio Lulli nel film), insieme a lui nel cast Max Tortora (è l’allenatore Zaccardi, ex calciatore ora vedovo e ludopatico), Antonia Truppo (Paola, l’assistente di Saverio), Angela Fontana (Alba, la figlia di Saverio), Massimo Ghini (il prof. De Metris) e il nutrito gruppo di attori – da Lele Vannoli a Lorenzo Renzi, da Simone Baldasseroni ad Alessio Ranucci – chiamato ad impersonare i ragazzi/uomini affetti da disagio mentale.

“Quando ho pensato di fare il film mi sono chiesto se fosse giusto lavorare con i pazienti reali, ma poi ho capito che i tempi del cinema non lo permettevano. Ho fatto 700 provini per scegliere 10 ragazzi”, dice ancora il regista, che non ha dovuto faticare molto per convincere Sergio Castellitto ad entrare nel progetto: “L’attore è un disabile psichico per eccellenza, una persona divisa – dice riguardo al proprio mestiere –.  Avevo visto il documentario, poi sono stato travolto dall’entusiasmo di Volfango, oltre al fatto che la sceneggiatura era veramente buona. Diciamo poi che in passato avevo già affrontato tematiche di questo tipo, dal Grande cocomero passando per In Treatment”.

Crazy for Football
Crazy for Football
Crazy for Football
Crazy for Football

Per i produttori, invece, questo film porta in superficie “l’esempio di un’Italia migliore, di un’Italia che adora quello che fa: Santo Rullo è un personaggio che andava raccontato”, dice Maria Carolina Terzi di Mad Entertainment, alla quale si aggiunge il vicedirettore di Rai Fiction Fabrizio Zappi: “L’inclusione è da sempre tra i principi del servizio pubblico e un progetto come questo non poteva lasciarci indifferenti. Per noi è continuare una tradizione, dopo aver realizzato la miniserie su Basaglia con Gifuni, poi il film di Costanza Quatriglio sulla cantante Nada, incentrato sul rapporto con la madre affetta da profonda depressione. E anche la serie Mental, per Rai Play, destinata ai più giovani. In Crazy for Football c’è una felice mediazione narrativa tra dramma e commedia: era molto facile scivolare nella retorica, nella convenzionalità del buonismo. E invece questo pericolo è stato evitato grazie a Volfango e ai suoi interpreti.