La preapertura di Ca’ Foscari Short 2021 guarda all’estremo oriente con l’inaugurazione della “Mostra Cinematografica Cinese in Italia”. Proiettati all’interno della retrospettiva “Maestri” Shadow di Zhang Yimou e I figli del fiume giallo di Jia Zhang-Ke.

L’undicesima edizione del festival di cortometraggi di Ca’ Foscari si è aperta ieri, martedì 5 ottobre, all’insegna di un gemellaggio culturale con la Cina, ospitando la più importante rassegna di cinema cinese a oggi presente in Europa, la “Mostra Cinematografica Cinese in Italia”, quest’anno giunta alla sua quinta edizione. La direttrice artistica dello Short Film Festival Roberta Novielli ha annunciato la nuova collaborazione con il gruppo media culturale Guang Hua Cultures et Media ponendo l’accento sull’importanza che tale evento riveste in termini di incontro tra culture e sul fondamentale ruolo che una città come Venezia, da sempre imprescindibilmente connessa all’oriente, può svolgere a riguardo.

I figli del fiume giallo

Presso l’aula magna di Ca’ Dolfin sono stati proiettati all’interno della retrospettiva “Maestri” Shadow di Zhang Yimou (2018) e I figli del fiume giallo (Ash is purest white) di Jia Zhang-Ke (2018), che a partire da Venezia saranno riproposti nel corso di tutto il mese di ottobre in varie università italiane: Napoli (presso l’Università Orientale), Bologna, (presso l’Asia Institute dell’Alma Mater Studiorum), Milano (presso l’Università degli Studi Bicocca) e Roma (presso l’Università degli Studi La Sapienza).

A presentare le pellicole è stata la curatrice della rassegna Elena Pollacchi, tra le massime esperte di cinema cinese in Italia. “Sono le opere di due maestri del cinema mondiale, i cui lavori vengono spesso premiati nei festival più importanti. Entrambe prodotte nel 2018, coprono la parabola temporale del ventennio 2000-2018 per raccontare il rapidissimo cambiamento della società cinese”, ha spiegato Pollacchi mettendo in luce gli elementi di vicinanza tra i due film, entrambi vicini all’attualità e ai temi del cambiamento, della perdita, della messa in discussione dei valori tradizionali. Come riescono a mettere in scena tutto ciò?

“Il  meccanismo narrativo di Shadow è un gioco di specchi: il protagonista possiede più identità, gli eroi si devono dotare di nuovi codici per vincere coloro che mettono in discussione le certezze universali”, ha continuato Pollacchi, “Jia Zhang-Ke sposta invece il discorso nel presente: cita entrambi i suoi due film precedenti nella figura femminile protagonista, parla di una storia di amore in cui si parla di valori (lealtà, fedeltà, onore), del cambiamento veloce dei ritmi di vita, di una donna che si deve adattare continuamente a situazioni che cambiano. Fondamentale è l’attenzione di entrambi gli autori alla costruzione cinematografica: non è solo cura per l’immagine ma anche al sonoro, al formato, al colore”.