Ispirato ad una storia vera (quella dell'attore senegalese Thierno Thiam, volto conosciuto soprattutto agli spettatori tv, ma giunto in Italia col sogno di fare lo stilista), Billo il Grand Dakhaar di Laura Muscardin, non è soltanto un film solidale, come pure dimostra il patrocinio di tante associazioni coinvolte. Il tema, l'immigrazione, non inganni.
"È una commedia sull'identità, i momenti più divertenti nascono dall'attrito tra le contraddizioni culturali", spiega Marco Bonini, che del film è uno degli interpreti, e il produttore insieme ad una quarantina di persone che hanno sposato il metodo The Coproducers (lo stesso dell'AD Project di Eros Puglielli), diventando così azionisti del film, e partecipando alla divisione degli utili.
Billo (che è il nome con cui gli amici italiani chiamano il protagonista, nella vita e sullo schermo) "sbarca in un'Italia meno colorata dell'Africa da cui è partito", spiega la regista, che ha scelto di raccontare "un esodo dettato non dalla disperazione, ma dalla voglia di realizzare i propri desideri". Per farlo, ha cercato "un tono favolistico, una chiave diversa, che fa del protagonista un Pinocchio moderno, alle prese con prove sempre nuove", non ultima la bigamia: e se il finale è volutamente sospeso, è perché "la società deve ancora scriverlo", continua Bonini. Insieme a lui, nel composito cast di professionisti e non, Luisa De Santis (è la suocera di ampie vedute di Billo, "un personaggio che ho sentito molto vicino, perché io ho sposato un uomo tunisino") e Paolo Gasparini, anche responsabile della distribuzione per la Achab Film. Sarà infatti la società di Enzo Porcelli (storico produttore di Bellocchio ed Amelio), a distribuire Billo il Grand Dakhaar in sala, dal 19 settembre in 5 copie. "Ma sono molte di più le città interessate, e presto le raggiungeremo tutte", continua Gasparini, convinto delle potenzialità commerciali del film (già premiato in molti festival da Villerupt a Syracuse), in Italia come all'estero: dove le vendite internazionali potrebbero essere trainate dalla colonna sonora di Youssou N'Dour (pure lui produttore, è la prima volta che un film batte bandiera italo-senegalese), che ha adattato per l'occasione un classico della canzone romanesca, l'indimenticabile "Barcarolo Romano" di Romolo Balzani.