Un doppio omaggio al cinema classico, quello proposto in questi giorni dal Bergamo Film Meeting: al British Film Institute e a Bette Davis.
Perché un tributo al BFI? Per celebrare una collaborazione ormai più che collaudata, quella che il festival lombardo avviò fin dalle sue prime edizioni e dura ormai da quasi un trentennio. Nota, infatti, è l'attenzione del Meeting per il cinema inglese, che ha avuto il merito di far riscoprire agli spettatori italiani; ma da questo prestigioso archivio provengono anche gran parte dei capolavori restaurati - non solo britannici - presentati nelle retrospettive.
Quest'anno è di scena l'America, con Bette Davis, di cui è ricorso, nel 2008, il centenario della nascita. Opere come Tramonto (1939) di Edmund Goulding, Ombre malesi (1940) di William Wyler, L'anima e il volto (1946) di Curtis Bernhard, stanno offrendo la conferma del grande talento di questa piccola donna. Anche se impiegata forse troppo spesso in grosse produzioni di stampo melodrammatico, nessuno oggi ha dubbi sul suo talento, soprattutto se la si confronta con le colleghe, e i due Oscar conquistati durante la carriera sono lì a dimostrarlo.
Cambiando totalmente argomento, da segnalare nella sezione "Frontiera", la riproposizione di Harlan County Usa (1976). Ieri sera, in un Auditorium gremito, il pubblico ha potuto apprezzare questo documentario con cui Barbara Kopple seguì in prima persona un lungo sciopero di minatori nel Kentucky. Una lotta dura ed estenuante, violenta e tragica, restituita con uno stile asciutto. Interessante anche l'uso di musiche eterogenee: le tipiche ballate country, qui a sfondo di denuncia, e una sorta di canti spirituals che assumono i toni dell'impegno civile.