"Un animale strambo". Così Alessandro Baricco definisce il suo esordio dietro la macchina da presa, Lezione 21. La prima esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven, la sera del 7 maggio 1824, è protagonista del passaggio alla regia dello scrittore: "una prima capitale", la definisce, indagata "come fosse un thriller" attraverso la rievocazione di uno studente universitario della ventunesima lezione del suo professore Mondrian Kilroy (personaggio preso dal suo City), incentrata sul mistero della genesi dell'Inno alla gioia. Da lui scritto e diretto, prodotto da Fandango e in sala da aprile con 01 Distribution, Lezione 21 è stato girato tra il Trentino e Londra, con cast di lingua inglese: John Hurt è il professor Kilroy, Noah Taylor lo studente, con loro Clive Russell e Leonor Watling. Protagonista di una lezione d'autore al festival di Alba, Baricco dice di essere "partito dalla collisione tra la quotidianità e un momento storico altissimo, la prima volta della Nona. Ho capito che il cinema sarebbe stato lo strumento migliore per fotografarla, insieme a Beethoven e la sua civiltà". "Ma - prosegue Baricco - ho poi scoperto trattarsi di un film sulla vecchiaia, la vecchiaia in rapporto alla bellezza". Per lo scrittore, Lezione 21 è "un animale strambo, insolito: anche per il distributore, che non sa che farsene. Sul set mi svegliavo alle 5 e un quarto, pensando a dove mettere la macchina da presa. Ho rifiutato lo storyboard, preferendo piuttosto chiaccherare con il direttore della fotografia. Di certo, non si tratta di un film di montaggio, ma di un'opera figlia del teatro e dei miei 50 anni, nutriti di vecchia televisione e Carosello". Anche la colonna sonora riserva alcune sorprese: "Non è uno score tradizionale, non c'è musica di sottofondo, ma un personaggio fra gli altri: la Nona Sinfonia". Baricco rivela poi le origini del progetto: "Ero indeciso se portare sullo schermo Rossini o Beethoven, ovvero come sarebbe potuta evolversi la nostra civiltà e come si è effettivamente instradata: la tragicità del nostro presente nasce con Beethoven, come pure la divisione tra cultura alta e cultura popolare". "Solo negli ultimi 15 anni - prosegue Baricco - stiamo cercando di ricomporla. Non è la mia una posizione personale o politica, piuttosto riflette il mondo da cui, come molti altri, provengo: la media borghesia, di buona cultura, che non ha mai vissuto bene la divisione tra cultura alta e bassa, entrambe rifiutanti".