Il biglietto da visita è di quelli importanti: 200 milioni di dollari. A tanto ammonta il budget di Battleship, il regalo di compleanno della Universal per i suoi 100 anni. "E' il titolo di punta della nostra major per il 2012", dichiara Richard Borg, direttore della divisione italiana. E', anche, il film che proverà a sparigliare i giochi nell'arroventata e affollatissima estate americana (quando oltreoceano usciranno sia il nuovo Batman di Nolan che il refresh di Spider-Man diretto da Marc Webb), mentre da noi arriverà prima, il prossimo 18 aprile, in non meno di 600 copie.
Il tour-de-force promozionale è iniziato oggi, con la presenza a Roma del regista Peter Berg, scarsa esperienza nel "campo blockbuster" (dopo un paio di film low-budget, aveva diretto Hancock con Will Smith), ma idee chiare sul tipo di operazione che doveva portare avanti: "Nonostante la presenza delle navi da guerra - spiega - non è un war-movie, ma un film alla Transformers, globale, che deve divertire il maggior numero di spettatori possibile. Un buon pop corn-movie, insomma". Il richiamo ai Transformers di Bay non è casuale: anche Battleship è tratto da un gioco Hasbro (e chi non ha mai giocato a "Battaglia navale"?) e la commistione di commedia e action, l'abbondanza di effetti speciali e, last but not least, la presenza di alieni invasori lo rendono in qualche modo affine con la saga di Michael Bay. E, se in Transformers gli extraterrestri erano nascosti dentro un guscio d'automobile, qui arrivano con le navi. Spaziali? Macché, navi vere e proprie. La battaglia è tutta in mare, marina US contro quella marziana, anche se questi alieni non sono né marziani né mostruosi, "ma hanno sembianze e caratteristiche simili agli umani - spiega Berg -. Volevamo che lo scontro sembrasse alla pari. Abbiamo sfruttato la teoria della vita extraterrestre di Stephen Hawking".
L'altra peculiarità di Battleship è la penuria di grandi star. Liam Neeson non è di quelli che fanno venire giù le sale, mentre è indiscutibile l'appeal di Rihanna, che è però una cantante e non un'attrice ("ma quanto è stata brava e professionale. Voleva davvero fare questa esperienza", assicura Berg) ed è forse più popolare negli States che nel resto del mondo. Il film piuttosto potrebbe rivelarne di nuove, come nel caso del giovane protagonista, Taylor Kitsch, che ha già lavorato con Berg nella serie tv Friday Night Lights e sulle cui magnifiche sorti e progressive il regista è pronto a scommettere: "E' bello e ha autoironia. Un mix tra Brad Pitt e Nicolas Cage".
Kitsch interpreta Alex Hopper, un ufficiale della Marina assegnato alla nave USS John Paul Jones, capitanata guarda caso dal padre della sua ragazza (la notevole Brooklyn Decker), il severo ammiraglio Shane (Liam Neeson). Sulla stessa nave viaggiano il fratello di Taylor, interpretato da Alexander Skarsgard, e la bella sottoufficiale Raikes (Rihanna). Quattro cavalieri e un'apocalisse: quella che un giorno qualunque, dal cielo, si abbatterà sul nostro pianeta. Stavolta non in 3D: "Mi fa venire il mal di testa", ammette il regista.
In America qualcuno ha avuto da ridire sulla bontà dell'operazione - gli scettici lamentavano la pochezza narrativa di un film tratto da un elementare gioco da tavolo - prima ancora che la stessa fosse imbastita e messa in immagini. "Pazienza, ce ne siamo fatti una ragione", scrolla le spalle il regista. Ma quando a criticare è uno che si chiama James Cameron la questione diventa seria. Cosa ha fatto il buon vecchio James? Semplice, dalle colonne online dello Spiegel ha definito il progetto "ridicolo" e l'ennesima dimostrazione del vuoto d'idee che, a suo dire, caratterizzerebbe la Hollywood di oggi. Puntuale la replica di Peter Berg: "Non so cosa passi per la testa di quell'uomo. E' un irritabile bastardo e la sua una battuta velenosa. Al di là del brand del gioco, noi non avevamo dietro né un romanzo né un fumetto né i personaggi. Lo posso affermare con sicurezza dunque: abbiamo realizzato uno dei film hollywoodiani più originali degli ultimi anni anni". Capito Cameron? Colpito e affondato.