In attesa di Casa Surace, fenomeno del web ospite oggi al festival, e della chiusura in grande stile di domani con Peter Greenaway e Maccio Capatonda, che riceverà il premio Paolo Villaggio, ad animare la giornata di ieri del Lamezia Film Fest sono stati Ascanio Celestini e Daniele Ciprì. Due autori poliedrici e diversi, che insieme hanno collaborato nel 2010, con La pecora nera, esordio alla regia cinematografica del primo che vedeva proprio l’ex “socio” di Franco Maresco alla direzione della fotografia.

Nell’intervista doppia organizzata dal festival e condotta dal direttore artistico Gianlorenzo Franzì, Ciprì e Celestini hanno spaziato su vari argomenti, parlando del loro percorso artistico e offrendo al pubblico il loro punto di vista sul cinema e in particolare sulla sua attuale condizione.

Con Ciprì si è partiti ricordando la grande esperienza di Cinico TV, un’esperienza che "ancora esiste", ha esordito l’autore siciliano: "L'altra sera Blob ha mandato 10-15 minuti di Cinico TV e il giorno dopo Aldo Grasso ne ha fatto un articolo come se il tempo non fosse mai passato. Cinico Tv non ha un tempo".

Il discorso è poi inevitabilmente passato all’amore per il cinema, che univa la coppia con Maresco: "Sia io che lui abbiamo amato il cinema e lo amiamo tutt’ora. Per me il cinema è guardare e osservare, attitudine che abbiamo in pochi nel cinema oggi".

Tra questi pochi c’è sicuramente anche Ascanio Celestini, o meglio, sarebbe più giusto parlare al passato, dato che l’autore ha per ora chiuso le porte ad un suo ritorno dietro la macchina da presa: "Fatico troppo, il cinema in sé è straordinario, questa possibilità di raccontare le cose 'attraverso le cose stesse', come direbbe Pasolini, non esiste nella poesia o nel teatro, ma per me è troppo faticoso".

Nella parte finale dell’incontro, ci si è spostati, come sempre, sulla “questione Netflix”. Celestini ha commentato più che altro con rassegnazione – "il mondo del cinema sta prendendo questa direzione e non possiamo fermarlo, è un peccato, specie se sei uno che quando pensa ad un film lo pensa con la sua fotografia, le sue luci, il suo suono… Ma che possiamo fare? Si continueranno lo stesso a fare film, solo che si faranno per Netflix" – mentre Ciprì ha manifestato più apertura a riguardo: "Io sono un nostalgico, ma sono molto stanco di queste sale con i telefoni accesi. Io ho finito con l'amore per il cinema in sala quando ho scoperto che molta gente era andata a vedere l'ultimo film di Kubrick solo per Tom Cruise. Non essendoci più il cinema di una volta, questa operazione di Netflix la vedo vincente. Oggi stiamo vivendo un periodo simile agli anni Ottanta, in cui le sale erano vuote.  Netflix ci può salvare, perché ciò che conta è rimanere nel tempo".

Per farlo però, oggi bisogna ristabilire un contatto coi giovani, che vanno rieducati al cinema. "Ho lavorato molto con i giovani negli ultimi anni – ha concluso Ciprì – e adesso so come fare un film su di loro: per questo mi sto preparando ad una nuova avventura". Non ci resta che attendere.