Victoria Cabello serve, Dario Argento realizza. Il botta e risposta fra la popolare conduttrice di Mtv e il maestro di Suspiria stupisce il Noir in Festival per dinamismo e affiatamento. Davanti a sala gremita e pubblico di tutte le età, l'inedita coppia trasforma l'incontro organizzato dalla Mini a Courmayeur in un vero e proprio show, con tanto di improvvisato strangolamento della Cabello e incursione sul palco di Carlo Lucarelli. Ai calorosi applausi che salutano l'ingresso in sala di Argento, segue un pirotecnico fiume di parole in libertà su paura, politica e improbabili allevamenti di mosche e ratti giganti. A tenere banco, a parte un "appello alla Grillo" sui parlamentari che il regista vorrebbe "prima o poi rimettere in riga a ceffoni", è soprattutto una serie di vecchi aneddoti dal set. Dai tempi di Phenomena riemerge quello di un nutrito allevamento di mosche, cibate per mesi a quarti di carne marcia per esigenze di copione. "Erano diventate migliaia - ricorda il regista - e una volta finite le riprese abbiamo aperto le finestre del teatro, per lasciarle finalmente andare. Il giorno successivo, mentre prendevamo il tè in un bar nei paraggi, il proprietario si è rivolto a noi allarmatissimo: "Il mondo sta cambiando - ci ha detto - guardate qua...". Il soffitto era coperto da un tappeto di mosche che avevano invaso tutto il quartiere".
Altrettanto splatter un altro episodio, sempre accaduto agli Studi De Paolis di Roma. Il bizzarro allevamento riguardava in quel caso una varietà di ratti giganti, che Argento aveva fatto importare apposta dalla Cina. "Erano talmente tanti che non riuscivamo a tenerli tutti sott'occhio. Ogni giorno ne scappava qualcuno e diversi devono essere rimasti in giro. Fatto sta, che dopo di me, negli stessi studi girava Bellocchio. Un giorno l'ho sentito lamentarsi schifato, del fatto che giravano dei topi giganti. Anche in quell'occasione - racconta ridendo - ho fatto ovviamente finta di niente". Di tutt'altro tenore, il tenero spaccato sul suo tenero rapporto con Banana Yoshimoto. La scrittrice giapponese sostiene che i suoi film, e Suspiria in particolare, le abbiano salvato la vita, prevenendola dal suicidio: "Di recente è venuta apposta in Italia con la figlia e la governante per vedere La terza madre. Una volta tornata in Giappone, mi ha scritto una bellissima lettera, piena di complimenti, in cui diceva che i miei film, oltre a salvarla, avevano anche ispirato diversi dei suoi romanzi". Inedita anche la denuncia che emerge da una battuta sul nuovo horror che sta preparando in America: "Avevo chiesto al produttore di indicarmi qualche nome per i ruoli femminili, ma lui mi ha detto che non è affatto facile. Ormai sono tutte alcoliste o tossicodipendenti. Le major hanno delle vere e proprie liste nere: non vogliono assumerle, perché temono ritardi e costi aggiuntivi che potrebbero imporre alla produzione".