Dialoghi nella lingua Maya Yucateco, sparuti e sottotitolati, alto tasso di violenza, musiche roboanti: è questa la "scoperta" e "il nuovo inizio" di Mel Gibson e del suo Apocalypto, in uscita nelle sale italiane domani in 300 copie distribuito da Eagle Pictures. Dopo i clamori e le controversie de La Passione di Cristo, i problemi personali e l'accanimento dei mass media, Gibson torna dietro la macchina da presa mixando genere epico e thriller, kolossal storico e afflati mistici. Il balzo a ritroso è in America Latina, prima della conquista spagnola: seicento anni fa, all'apogeo della misteriosa decadenza della civiltà Maya. Portando la camera nella giungla e all'interno della città meso-americana ricostruita a poca distanza da Veracruz, Gibson consegna Apocalypto all'action, un azione senza soluzione di continuità, che si fa spesso brutale. L'impero dei Maya è in declino: un popolo invasore sta distruggendo i fasti dell'antica civiltà. Gli alti dignitari per guadagnarsi il favore degli dei continuano a pretendere la costruzione di nuovi templi e ulteriori sacrifici umani. Tra i prescelti al sacrificio c'è Zampa di Giaguaro, ma il giovane è deciso a sfuggire al proprio destino. Jaguar si avventura nell'ardua impresa di salvare se stesso e il suo popolo, ma soprattutto la sua famiglia e la donna che ama. Prodotto da Bruce Davey e dallo stesso Mel Gibson con la sua Icon Entertainment, Apocalypto nasce dalla volontà del regista, anche sceneggiatore con Farad Safinia, di raccontare "la storia di un uomo e della sua donna, di un bambino e di suo padre, della comunità a cui appartengono e della situazione grave e irta di ostacoli che l'uomo deve affrontare". Mentre nella maggior parte dei Paesi il film è stato vietato ai minori di 15 anni, e in alcuni casi anche di 18, in Italia è stato giudicato adatto agli spettatori di ogni età. Inevitabile lo scoppio delle polemiche, a cui si è aggiunta l'accusa di plagio rivolta a Gibson da un regista messicano. Polemiche benedette dal box-office: vi ricordate The Passion?