Terrorismo, condizione femminile ed ecologia. Sono solo alcuni dei temi dell'edizione 2005 del festival internazionale del documentario di Amsterdam (IDFA) che si conferma vetrina irrinunciabile per le produzioni non-fiction mondiali. In programma dal 24 novembre fino al 4 dicembre, il festival presenta numerosi documentari che riflettono le difficili condizioni delle donne nei Paesi in via di sviluppo, tra repressione e volontà di non sottomettersi. E' il caso di Sisters in Law di Kim Longinotto e Florence Ayisi, che ritrae con humour la lotta contro le violenze domestiche delle donne camerunensi oppure di Le Voyage des Femmes de Zartalé di Claude Mouriéras con la camera che ausculta i sussulti di emancipazione delle donne afgane. La condizione globale post-9/11, tra guerra, terrorismo e rapporto Usa/Medio Oriente, ritorna in Media Jihad di Yoshitaka Nitta, che prende in esame il rapporto tra la propaganda qaedista e la fallimentare risposta dei mezzi di comunicazione di massa statunitensi e in Our Own Private Bin Laden di Samira Goetschel, irnaniana emigrata negli Usa dove rintraccia attrverso interviste a diplomatici, membri della CIA e giornalisti la presenza del califfo del terrore nell'immaginario collettivo. Il terrorismo è inquadrato anche in Shadow of Afganistan di Suzanne Baumann e Jim Burroughs che indagando sulla scomparsa del cameraman Lee Shapiro realizzano un "album di famiglia" della recente storia del Paese asiatico, teatro della quotidiana lotta per la sopravvivenza tra guerra, miseria e sconquassi politici. Sulla stessa lunghezza d'onda del terrore si pongono The Blood of My Brother: a Story of Death in Iraq dell'americano Andrew Berends, macrofotografia in privato della tragedia irachena, e Hamas Behind The Mask di Shelley Saywell, tentativo di svelare dall'interno l'identità dell'organizzazione palestinese. A interrogarsi sulla risposta americana al fondamentalismo islamico - tra guerra preventiva e radicamento ideologico - è Why We Fight di Eugene Jarecki, che prende in prestito il titolo da una newsreel della II Guerra Mondiale (presentata all'IDFA nella sezione "Docs at War" 1939-1945). Le conseguenze della globalizzazione sull'uomo e sull'ambiente sono al centro del programma speciale Green Screen con produzioni quali Our Daily Bread di Nikolaus Geryhalter, che con un'estetica surrealista inquadra le disforie della moderna catena alimentare; The Real Dirt on Farmer John, ritratto di un contadino Usa alternativo in antitesi alla produzione su larga scala, e China Blue di Micha X. Peled, che stigmatizza le condizioni disumane degli operai tessili della Repubblica Popolare. IDFA inoltre presenta una retrospettiva completa del documentarista francese Raymond Depardon, ribattezzato "il cineasta della diffidenza" e la Top Ten del palestinese Hany Abu-Assad, il regista di Paradise Now chiamato a scegliere 10 lavori di non-fiction da proiettare durante il festival olandese.