“Io sono tutto e sono niente, sono quello che hanno fatto di me. Accetto questo premio, che a lungo ho rifiutato, perché avrei voluto la dessero ai miei registi”.

Parola di Alain Delon, che il Festival di Cannes – dove non ha mai vinto – celebra con una Palma d’onore. Peraltro contestata alla vigilia, anche con raccolta firme per revocarla, da alcune associazioni femministe, che accusano Delon di “razzismo, omofobia e misoginia”.

Nella masterclass, dove s’è emozionato a più riprese, ha revocato i passaggi salienti di una carriera iniziata nel 1957 con Godot e lunga più di sessant’anni, concentrandosi appunto sui registi, i grandi registi che l’hanno diretto, da Luchino Visconti a Jean-Pierre Melville, da René Clément a Joseph Losey, di cui la Croisette mostra a margine della cerimonia di premiazione Mr. Klein (1976):  “Io sono stato il primo violino o il pianoforte e ho avuto dei direttori d’orchestra eccezionali. Sono tutti morti, allora, lo prendo io per loro, in loro memoria, in onore della loro forza, del loro talento”.

Delon rammenta il successo nel 1960 con Delitto in pieno sole di Clément, si commuove per la scomparsa Annie Girardot con cui divise Rocco e i suoi fratelli, accusa lo snobismo della Nouvelle Vague nei suoi confronti, sopra tutto, in barba alle polemiche delle femministe celebra le donne: “Le donne mi hanno amato, hanno voluto che facessi questo mestiere e si sono battute perché lo potessi fare. Senza di loro, non sarei qui oggi”.