Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, se ne va Gigi Proietti. Era stato ricoverato in una clinica romana in seguito a un arresto cardiaco. Mattatore dello spettacolo italiano, è stato uno degli attori più amati dal pubblico negli ultimi cinquant’anni.

Erede della tradizione di Ettore Petrolini, icona della romanità, Proietti ha mosso i primi passi nel cabaret e nel teatro sperimentale (Il dio Kurt di Alberto Moravia nel 1969), affermandosi nella commedia musicale di Garinei & Giovannini Alleluja, brava gente (1971). Il grande successo arriva con il recital A me gli occhi, please! (1977), primo di tanti one man show in cui Proietti si cimenta come intrattenitore completo.

 

Artista totale, regista di prosa e lirica, direttore per anni del Brancaccio e poi del Globe Theatre, clamoroso narratore di barzellette, Proietti ha formato una generazione di commedianti nel suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche (tra gli allievi Flavio Insinna, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani).

Non solo teatro. Prolifica l’attività televisiva, dagli sceneggiati Il circolo Pickwick di Ugo Gregoretti (1968) e Fregoli di Paolo Cavara (1981) fino all’exploit de Il maresciallo Rocca, che ha interpretato per cinque stagioni e un tv movie (oltre 15 milioni di telespettatori per l'ultima puntata del primo ciclo). dal 1996 al 2008, senza dimenticare programmi come Fatti e fattacci (1975), Fantastico 4 (1983) e l’ultimo Cavalli di battaglia (2017).

Memorabile il suo Mandrake, attore spiantato e ludopatico nel cult Febbre da cavallo di Steno (1976), ma al cinema è stato grande anche come Cavaradossi nel musical La Tosca di Luigi Magni (1973).

Febbre da cavallo

Importanti i sodalizi con Mario Monicelli (Brancaleone alle crociate nel 1970, La mortadella nel 1970, Panni sporchi nel 1998), Sergio Citti (Casotto nel 1977, Due pezzi di pane nel 1979, Sogni e bisogni nel 1985) e Carlo Vanzina (sei film, tra cui La mandrakata per cui vince il Nastro d’Argento nel 2002 e l’irresistibile episodio de La signora delle camelie in Un’estate al mare nel 2008).

Lavora con Tinto Brass (L’urlo nel 1968, Dropout nel 1971), Mauro Bolognini (Bubù nel 1972, L’eredità Ferramonti nel 1976), Pasquale Festa Campanile (La matriarca nel 1968, Conviene far bene l’amore nel 1975), Elio Petri (La proprietà non è più un furto nel 1972), Alberto Lattuada (Le farò da padre nel 1974), Pupi Avati (Bordella nel 1976).

Da sottolineare le sue interpretazioni per registi stranieri: Sidney Lumet lo chiama per La virtù sdraiata (1969), Ted Kotcheff in Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa (1978), Bertrand Tavernier lo vuole come cardinale Mazzarino in Eloise, la figlia di d’Artagnan (1994). E resta travolgente il duetto con l’amico Vittorio Gassman in Un matrimonio di Robert Altman (1978).

I suoi ultimi ruoli per il cinema sono stati quello dello scrittore vincitore del Nobel in Il premio di Alessandro Gassmann (2017) e Mangiafuoco in Pinocchio di Matteo Garrone (2019). Uscirà postumo Io sono Babbo Natale di Edoardo Falcone, girato nello scorso inverno e annunciato per i prossimi mesi.

 

È stato anche doppiatore di vaglia: Robert De Niro in Mean Streets, Gli ultimi fuochi e Casinò, Richard Burton in Chi ha paura di Virginia Woolf?, Sylvester Stallone in Rocky, Dustin Hoffman in Lenny, Donald Sutherland in Il Casanova di Federico Fellini, Ian McKellen nella trilogia de Lo Hobbit, il Genio di Aladdin.