Il profeta sbanca ai Cesar, gli Oscar del cinema francese. Il film di Jacques Audiard (in Italia uscirà il 19 marzo con la Bim) si aggiudica 9 riconoscimenti - i più importanti: Miglior Film, Migliore Regia, Fotografia, Montaggio, Scenografia, Sceneggiatura, un Cesar per Attore non protagonista a Niels Arestrup (il feroce padrino corso) e, caso rarissimo, ben due statuette al giovane protagonista Tahar Rahim, come Miglior Attore e come Miglior Speranza Maschile - lasciando a mani vuote Welcome di Philippe Lioret (che si presentava con 10 candidature) e A l'origine di Xavier Giannoli (undici nomination). Prima di Tahar Rahim, la doppietta era stata messa a segno soltanto una volta, da Julie Depardieu cher aveva vinto due Cesar per La petite Lili. L'attore 28enne - che aveva già ottenuto L'Efa per il ruolo de Il profeta - adesso sarà diretto da Kevin MC Donald (L'ultimo re di Scozia) e Lou Ye, il cineasta cinese censurato nel suo paese. Jacques Audiard invece - che a breve dovrà vedersela agli Oscar americani col superfavorito Il nastro bianco di Michael Haneke, già vincitore ai Globes - è al sesto Cesar in carriera (il primo nel 1995 per il primo film Regarde les hommes tomber, e nel 2006 tre trofei per De battre mon coeur s'est arreté (miglior film, miglior regia, miglior adattamento). Vittoria prevista pure quella di Isabelle Adjani (alla quinta statuetta), per il film La gonna di Jean Paul Lilienfeld sulla violenza nelle scuole di periferia. A consegnarle il Cesar Gerard Depardieu con il quale ha girato Mammuth, visto a Berlino. Questo Cesar, ha detto l'attrice, "corona il ruolo forse più arrischiato della mia carriera, e un piccolo film che nessuno voleva". Commozione per l'omaggio a Eric Rohmer e una lunga standing ovation per Harrison Ford, che ha ricevuto dalle mani di Sigourney Weaver un Cesar alla carriera.