La giuria ha premiato un cinema di poesia e immagini immerse di silenzio e di poche parole. Se secondo il Presidente della giuria Werner Herzog, la differenza tra arte (anche quella cinematografica), e tutto il resto sta nell'assenza, o meno, della psicanalisi, perché “oggi si tende a voler illuminare ogni angolo dell'anima, ma un'appartamento troppo illuminato diventa inabitabile”, sembra che i premi consegnati ieri sera abbiano rispettato in pieno il postulato del decano del Cinema Tedesco.
Davanti a un Berlinale Palast stipato di quasi 2000 ospiti e a milioni di telespettatori, sono stati consegnati gli Orsi festivalieri. Miglior film é stato giudicato il turco Bal (Miele) di Semih Kaplanoglu, che racconta la tenera storia di un'infanzia trascorsa in un'Anatolia rurale da sogno. Dopo 46 anni un film turco torna a vincere l'Orso D'oro.
L'Orso d'Argento per la migliore regia é andato a un Roman Polanski agli arresti domiciliari in Svizzera, per il suo political thriller The Gosth Writer. Anche i suoi attori protagonisti, Pierce Brosnan e Ewan McGregor si sono tenuti lontani dal clamore del Gala. Al loro posto hanno preso in consegna il Premio i produttori che hanno portato un messaggio di Polansky: “Anche se avessi potuto, non sarei venuto alla Berlinale. Il trauma é ancora troppo grande. L'ultima volta che sono andato a un festival per ritirare un premio, sono finito in galera”.
In linea con le aspettative di Herzog anche gli argenti andati al bel film russo How I ended this summer di Alexei Popogrebsky, che ha vinto il premio per il miglio interprete maschile, Grigori Dobrygin, e per la migliore camera, Pavel Kostomarov. Vibrante racconto di due uomini sperduti nella solitudine artica di una stazione meterologica. Orso d'Argento per la migliore attrice a Shinobu Terajima in Caterpillar del giapponese Koji Wakamatsu. Interpretazione memorabile in un film che parla di Guerra, dal punto di vista di chi piú la soffre, le donne e I bambini. Dal Giappone al mondo inquieto dell'Europa dell'est, due premi sono andati all'avvincente pellicola rumena If I Want to Whistle, I Whistle di Florin Serban sulle drammatiche condizioni delle prigioni in quella regione: Gran Premio della Giuria e l'Alfred Bauer Prize in onore del fondatore della Berlinale, per i lavori piú innovativi.
Anche l'Italia porta a casa due premi, meno noti ma non per questo meno prestigiosi: il coraggioso documentario di Pietro Marcello La Bocca del Lupo ha vinto il Teddy Award per le tematiche omosessuali e il Caligari Filmpreis. Come non dar ragione a Werner Herzog? I buoni film, sono quelli che hanno qualche angolo buio. E un po' di silenzio.