Velluto nero

ITALIA 1976
Christal, una donna reduce da un divorzio, vive insieme a sua figlia Magda nella villa di Hal Burns, vecchio divo del muto. Nell'affascinante quadro egiziano di Assuan giungono come ospiti la fotomodella di colore Emanuelle, il fotografo Carlo e, qualche giorno più tardi, Laure, altra figlia di Christal, che vive a Londra con il padre. Tutto il gruppo sembra sotto l'influsso di Antonio, una sorta di Rasputin hippy che, quando non è impegnato a esorcizzare gli amici europei o i nomadi della zona, trascorre tutto il suo tempo con Christal, di cui è l'amante. Indipendente e affascinante, la giovanissima Laure irrompe nelle loro vite violando, con il suo comportamento, tutte le regole del gruppo. Alla sua partenza, niente sarà più come prima...
SCHEDA FILM

Regia: Brunello Rondi

Attori: Laura Gemser - Emanuelle, Annie Belle - Laure, Sigrid Zigi Zanger - Magda, Pier Luigi Conti - Antonio, Gabriele Tinti - Carlo, Feodor Chaliapin Jr. - Hal Burns, Nieves Navarro

Soggetto: Ferdinando Baldi

Sceneggiatura: Brunello Rondi

Fotografia: Gastone Di Giovanni

Musiche: Alberto Baldan Bembo

Montaggio: Bruno Mattei

Altri titoli:

Vicieuse Emanuelle

Black Emmanuelle

White Emmanuelle

Durata: 95

Colore: C

Genere: EROTICO

Specifiche tecniche: CINEMASCOPE, TELECOLOR

Produzione: ALFREDO BINI PER REKORD FILM DISTRIBUTOR

Distribuzione: CIDIF

NOTE
- LA REVISIONE MINISTERIALE DEL 22/03/2018 HA ELIMINATO IL DIVIETO DI VISIONE AI MINORI DI 18 ANNI.
CRITICA
"C'è in 'Velluto nero' (...) il consueto caleidoscopio di ossessione erotica, comune alle opere di questo regista, che non riesce però a incasellare, in un contesto così privo di logica e di interesse, spunti già noti, fortemente letterari e assai ambiziosi per 'èpater les voyeurs'". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 agosto 1976)

"Opera erotica-filosofica-esistenziale - secondo formule dalle quali Brunello Rondi sembra non riuscire a liberarsi - questo film è più decrepito delle rovine entro le quali ama rifugiarsi. Sotto il sole egiziano si dissolve, lasciando chiaramente visibili i resti che, purtroppo, non hanno nulla a che vedere con le vestigia faraoniche, ma assomigliano molto alle carogne e agli immondezzai presso i quali il fotografo del racconto si ostina a far posare la disperata Emanuelle". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 82, 1977)