Tutto può cambiare

Begin Again

2/5
Non fidatevi del titolo, il regista dublinese John Carney scopiazza il suo Once: deludente

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USA 2013
Greta e Dave sono due cantautori che scrivono canzoni insieme e sono innamorati sin dai tempi dell'università. La coppia arriva a New York grazie al contratto che Dave ha firmato con una importante etichetta discografica e lui ben presto raggiunge il successo. Altrettanto presto, però, l'idillio con Greta finisce e lei si ritrova sola. Una sera, mentre si esibisce in un locale, Greta viene notata da Dave, un produttore musicale caduto in disgrazia, che decide di scommettere su di lei e le propone di registrare un disco. Avrà così inizio per entrambi una nuova avventura professionale e sentimentale...
SCHEDA FILM

Regia: John Carney

Attori: Keira Knightley - Greta, Mark Ruffalo - Dan, Adam Levine - Dave, Hailee Steinfeld - Violet, James Corden - Steve, Mos Def - Saul, CeeLo Green - Troublegum, Catherine Keener - Miriam, Maddie Corman - Phillis, Aya Cash - Jenny, Shannon Maree Walsh - Rachel, Marco Assante - Marco, Mary Catherine Garrison - Jill, Jennifer Li - Mim, Ian Brodsky - Malcolm, David Abeles - Glen, Keen Ruffalo - Keen, Melissa Maria Gonzalez - Chris, Nicholas Daniel Gonzalez - Zach

Sceneggiatura: John Carney

Fotografia: Yaron Orbach

Musiche: Gregg Alexander

Montaggio: Andrew Marcus

Scenografia: Chad Keith

Arredamento: Kris Moran

Costumi: Arjun Bhasin

Effetti: Drew Jiritano, Yuval Levy, Gravity

Altri titoli:

Can a Song Save Your Life?

Durata: 104

Colore: C

Genere: DRAMMATICO MUSICALE ROMANTICO COMMEDIA

Specifiche tecniche: RED EPIC, REDCODE RAW (5K), D-CINEMA

Produzione: ANTHONY BREGMAN, TOBIN ARMBRUST, JUDD APATOW, GUY EAST PER SYCAMORE PICTURES, APATOW PRODUCTIONS, LIKELY STORY

Distribuzione: LUCKY RED

Data uscita: 2014-10-16

TRAILER
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ANCHE JUDD APATOW.

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2015 PER LA MIGLIOR CANZONE ORIGINALE ("LOST STARS").
CRITICA
"«Non è un' altra stupida commedia americana». Il titolo del divertente 'spoof' di una dozzina d'anni fa si adatta benissimo al nuovo film di John Carney, già autore dell'amabile 'Once'. Anche in 'Tutto può cambiare' la musica è il cuore del film, mentre tornano i temi prediletti di Carney come gli amori passeggeri e la ricerca personale dell'onestà. Però il cineasta irlandese tenta questa volta l'avventura americana (anche se con un film dall'aspetto molto indie), disponendo di interpreti noti come Mark Ruffalo, Katherine Keener e Keira Knightley. (...) Adam Levine, vocalist dei Maroon 5 (...) firma anche la colonna sonora (...). Tutto può cambiare appartiene al genere che gli americani chiamano feel-good-movie, il film per far stare bene. A misurare la distanza tra questo e un prodotto standard di Hollywood, però, la si trova molto più lunga del previsto. Se la trama è, più che di amicizia, una storia d'amore irrealizzato, Carney la racconta però con una leggerezza ammirevole, consegnandola a un lieto fine dolceamaro che non rispetta i cliché della commedia sentimentale. Poi il film utilizza la musica non solo come accompagnamento, ma come argomento, caldeggiando una scelta d'indipendenza, artistica ed economica, dai cedimenti allo star-system e una 'rete' solidale di appassionati che riunisca musicisti e ascoltatori (avvertenza importante! evitare di lasciare la sala durante i titoli di coda: il vero finale arriva mentre scorrono). Fa, insomma, l'elogio di una bohème musicale erede di quella rappresentata dai fratelli Coen in 'A proposito di Davis'. Non banale lo schema narrativo, che ritorna più volte sulla scena-chiave dell'esibizione di Gretta nel club; incantevoli alcune sequenze (i protagonisti che ascoltano musica con un auricolare 'sdoppiato'); scelti benissimo i character di supporto, tra i quali il rapper CeeLo Green nel cammeo di un amico di Dan. Se Knightley trova una delle parti più convincenti della sua eclettica carriera, Mark Ruffalo fa un po' il ruolo di Mark Ruffalo, è vero. Però il film vi si presta particolarmente e non c'è da lamentarsi. Tanto più che, tra i due seducenti attori, si stabiliscono una complicità e una 'chimica' che non capita di trovare ogni giorno." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 16 ottobre 2014)

"E' un film senza apparenti pretese, ma stilisticamente insolito e delicato senza smancerie «Tutto può cambiare» del regista Carney già apprezzato dagli intenditori per «Once» (2006). Minimalistica, al limite della falsa riga giovanilistica, ma la storia delle incomprensioni e fatali collisioni che portano a sperperare il valore di coppia centra l'obiettivo grazie anche alle ottime interpretazioni dell'intero cast. Freschezza e astuzia si dividono in parti uguali nel sorreggere il ricamo della cinepresa, scortata come meglio non si potrebbe dalla colonna sonora, in pratica un album registrato dal vivo per le strade di New York. (...) le schermaglie degli artisti incompresi, dei perdenti anonimi, degli amori bastonati dalle traversie della vita vissuta, dei produttori incapaci di cogliere i mutevoli gusti di sua maestà il pubblico consumatore acquistano, nella scansione sincopata, sfumata, autoironica conferita dallo stile a metà strada fra il classico e lo sperimentale, sentore di «verità cinematografica» e pudore incalzato dall'indiscreto fascino della cinepresa." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 16 ottobre 2014)

"All'ombra dei grattacieli, Keira e Mark registrano un ispirato demo fuori delle regole del mercato (canzoni di Gregg Alexander, ex New Radicals), che il regista irlandese John Carney traduce in un piccolo quasi-musical di accattivante spontaneità. Però, il copione resta fragile; e che peccato lasciare latente il motivo romantico, vista l'indubbia alchimia fra una Knightley di inusitata freschezza e un Ruffalo di malinconico, suadente charme." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 16 ottobre 2014)

"Reduce dal successo del piccolo film 'cult' 'Once', l'irlandese Carney prosegue il suo felice connubio musica-cinema, mostrando abilmente la sua competenza sull'evoluzioni 'social' dell'industria musicale contemporanea. La commedia, ambientata nel mitico East Village di NY, è gradevole, ben recitata e solidale con chi ancora crede nei miracoli. Che tanto male non fa." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 16 ottobre 2014)

"John Carney torna sul luogo del diletto. Il regista ex musicista che meglio di tutti ha filmato la genesi interiore ed esteriore della musica leggera con il capolavoro 'Once' (vicino a lui l'asettico Godard spione dei Rolling Stones al lavoro su 'Simpathy for the Devil' in 'One Plus One'), vola a New York per 'Tutto può cambiare'. (...) Il tocco di Carney come in 'Once': la love story tra i protagonisti serve loro per ricominciare, forse, ad innamorarsi di altri. Ruffalo e Knightley adorabili. (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 16 ottobre 2014)

"Per chi ama le belle coppie dello schermo. Keira e Ruffalo assieme funzionano a meraviglia (lei è molto meglio che in 'Anna Karenina' e lui ritrova una lena che credevamo smarrita). Ma il film è parecchio divertente anche nei flash backs che precedono l'incontro della strana coppia." (Giorgio Carbone, 'Libero', 16 ottobre 2014)

"La vera protagonista di questo film è la musica. Tutto il resto, gira intorno alla sua consacrazione e non tanto come forma d'arte, ma piuttosto per esaltare il suo essere mezzo privilegiato da alcuni per esprimere sentimenti e convogliare emozioni. Sembra quasi una dichiarazione d'amore fatta dal regista John Carney nei suoi confronti, che ne esprime appieno la magia come già aveva fatto nel suo precedente e apprezzato 'Once'. Ora, basti pensare come sarebbe questo film senza questo tripudio musicale. Una storia semplice, come tante, già vista e rivista. Quasi banale. Invece, l'accoppiata musica-New York, riesce ad elevare il film dalla media, restituendo allo spettatore sensazioni più che positive. Merito, soprattutto, di un grande Mark Ruffalo (...). La Knightley ha l'unico pregio, in questa pellicola, di cantare davvero molto bene, contribuendo, con la sua voce, alla meravigliosa colonna sonora che vale, da sola, il prezzo del biglietto. Per il resto, è un film sentimentale come tanti, ma che piacerà a chi ama la musica. Con un finale, poi, meno scontato del previsto." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 17 ottobre 2014)