Taiyang zhaochang shenqi

Visionario e folle, affascinante e sgangherato il racconto - in Concorso - del cinese Jiang Wen

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CINA 2007
Un villaggio Yunnan, un campus universitario e il deserto del Gobi vedono dipanarsi tre storie diverse in qualche modo collegate tra di loro anche se avvenute in tempi differenti.
'Pazzia': In un piccolo villaggio vive una vedova un po' stramba insieme al figlio, capo delle brigate giovanili. Per far capire al figlio i suoi sentimenti più profondi, la donna si fa accompagnare da lui su una piccola isola dove c'è un 'palazzo bianco', un igloo di pietra in cui lei ha raccolto i ricordi del marito e ricreato il suo 'mondo perduto'. Un giorno, il figlio esce di casa per andare a prendere una coppia giunta dalla città, ma al suo ritorno non trova altra traccia della madre oltre ai vestiti e alle scarpe trasportati alla deriva nel fiume.
'Amore': Anni '50. In un campus universitario si intrecciano amori e passioni proibite. Una notte, il silenzio viene sconvolto da un grido e l'insegnante Liang viene ingiustamente accusato di molestie. Il suo amico Tang con la sua amante, la dott.ssa Lin, ed un ammiratore segreto cercheranno di dimostrare la sua innocenza.
'Fucile': Tang e sua moglie giungono in un piccolo villaggio. Un giorno l'uomo decide di andare a caccia ma al suo ritorno scopre che la moglie l'ha tradito con il capo delle brigate giovanili. Da quel momento inizia a meditare la sua vendetta.
'Dream': Deserto del Gobi. Due donne incedono nel deserto a cavallo di un cammello. Ad un incrocio le loro strade si dividono. Una sta per ricongiungersi al suo fidanzato, l'altra deve raggiungere il luogo dove si trovano gli effetti personali di suo marito. Nel frattempo, gli Uyghurs stanno celebrando il matrimonio tra Tang e sua moglie, Liang balla in mezzo ad alcune ragazze e un colpo di vento fa alzare una tenda in fiamme rivelando una donna che sta dando alla luce il futuro capo delle brigate giovanili.
SCHEDA FILM

Regia: Jiang Wen

Attori: Joan Chen, Anthony Wong Chau-Sang, Jaycee Chan, Jiang Wen, Zhou Yun, Kong Wei

Soggetto: Ye Mi - romanzo

Sceneggiatura: Shu Ping, Jiang Wen, Guo Shixing

Fotografia: Zhao Fei, Mark Lee Ping-Bin, Tao Yang

Musiche: Joe Hisaishi

Montaggio: Jiang Wen, Zhang Yifan

Scenografia: Cao Jiuping, Zhang Jianqun

Costumi: Xu Jianshu

Effetti: Duboi

Altri titoli:

The Sun Also Rises

Tai yang zhao chang sheng qi

Durata: 116

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo "Velvet" di Ye Mi

Produzione: BEIJING BUYILEHU YINGYE YOUXIAN GONGSI, BEIJING TAIHE YINGSHI TOUZI YOUXIAN GONGSI, EMPEROR MOTION PICTURES

NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2007).
CRITICA
"'Il sole sorge ancora' (così si traduce il titolo internazionale, su quello cinese non ci pronunciamo) è un lavoro notevole con una caratteristica particolare: racconta la rivoluzione culturale con toni quasi da fiaba, e il regista-attore si professa innamorato di John Ford e del realismo magico sudamericano alla Marquez che lui preferisce chiamare, strizzando l'occhio, 'magia realistica'. Non a caso il primo nome che viene in mente vedendo 'Il sole sorge ancora' è quello di un discepolo di Marquez quale Emir Kusturica, per l'adrenalina che scorre a fiumi e il surrealismo contadino di certe situazioni." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 4 settembre 2007)

"Molto più ricco, ambizioso, ridondante e pasticciato si è dimostrato 'Il sole sorge ancora', terzo film dell'attore Jiang Wen. Attraverso gli imprevedibili casi dettagliati in quattro episodi, che nel finale finiranno per collegarsi, la magia e l'amore, la follia e il destino prendono forma in un carosello inesausto di bellurie fotografiche, di epifanie campestri e di riferimenti polemici agli impietosi esperimenti condotti in nome e per conto della Rivoluzione Culturale cinese. Estenuato da tanta dovizia figurativa e dall'overdose pastorale - in cui non mancano le prodezze simboliche degli animali selvaggi -, lo spettatore fa la conoscenza con una vedova pazza, il suo figliolo innocente e due rieducatori-rieducati che si contendono la stessa provocante amante; senza ritrovare, purtroppo, al termine della fastosa ballata il bandolo della fantasia e della malinconia predisposto da una regia innamoratissima di se stessa." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 4 settembre 2007)

"Il film lo firma Jiang Wen, noto anche come attore e premiato spesso in Occidente. Ha costruito una sorta di ballata in vari episodi facendovi partecipare qua e là gli stessi personaggi. In cifre ora drammatiche, ora sentimentali, ora sommessamente ironiche, incendiando i ritmi e l'immagini con colori spesso vivacissimi. In climi, anche musicali, in cui le tensioni si accompagnano ai sospiri, le lacrime alla beffa. Un cinema che sa tenersi abilmente in equilibrio tra il fantastico e il reale." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 4 settembre 2007)

"Si sente la forza di un affresco culturale (ricorda anche Fellini o Kusturica), ma è difficile abitarlo, forse anche per la concentrazione che richiede, non sempre all'erta in un grande festival." (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 4 settembre 2007)

"Commedia all'italiana, più commedia fracassona alla Emir Kusturica, Jiang Wen, 'leggenda vivente del cinema cinese' le inietta nella sua opera terza 'Anche il sole sorge'." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 4 settembre 2007)

"Ai tempi della rivoluzione culturale, il regista di film come 'Il sole sorge ancora' lo avrebbero rinchiuso in una cella gettando via la chiave. Ora che la Cina è in piena era neocapitalista produce perfetti film da festival. Smania di recuperare il tempo perduto? Sta di fatto che il film di Jiang Wen è allegorico, formalista e anche un tantino metafisico, facendo circolare tempo e spazio in un tutt'uno che unifica quattro episodi in apparenza diversi." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 4 settembre 2007)

Dalle note di regia: "Ogni film è un pezzo della vita del suo creatore. Ho messo tre anni per finire questo film. Quello di ultimare è in sè e per sè un atto di pulizia e di espressione. Cosa potrei dire di più su quest'opera, adesso? Forse tutto quello che avevo da dire è stato incorporato nella sceneggiatura o stampato su questi rulli di pellicola. E' quasi impossibile descrivere o interpretare un film. Se fossi in grado di farlo, non avrei bisogno di girarne. Ritengo che un film può esprimere quello che il linguaggio scritto o parlato non può fare. La sensazione delle immagini va al di là delle parole. Da sempre, io mi sono considerato come parte del pubblico cinematografico. Sì, sono davvero uno di loro. I film che adoro sono potenti, scavano nell'anima e non si lasciano dimenticare. Prima di girarlo, ho già visto tutto il film all'interno della mia mente. E' come se il film fosse rimasto là per un certo tempo. Ho dovuto solo richiamarlo dalla memoria. Una sensazione simile a un sogno, rara e vivace allo stesso tempo. Spero che questo film possa fare l'effetto di un liquore forte e inebriante, che possa ubriacarvi. Ecco perchè ho riversato tutto nella celluloide, in modo che tutti noi possiamo condividerlo e parteciparvi."