Sulla Terra come in Cielo

Sur la terre comme au ciel

BELGIO 1992
Maria, donna attiva e affascinante, ha una brillante carriera come giornalista televisiva. E' incinta di alcuni mesi, ma non sa che il bambino che ha in grembo nel "Nulla", dopo una riunione con tutti gli altri feti del mondo, ha deciso di non nascere più e di lasciar estinguere la razza umana. Maria sarà l'unica a prendere lentamente coscienza di quanto sta accadendo e tenterà invano di avvertire l'ambiente medico e i mezzi di informazione. Tra lei e il suo bambino si instaura un dialogo appassionante e commovente. Riuscirà col suo amore, la sua forza e la sua gioia di vivere a vincere questa decisione terribile o sarà il bambino a convincerla che per gli uomini è venuto il momento di ritornare nel "Nulla"?
SCHEDA FILM

Regia: Marion Hänsel

Attori: Carmen Maura - Maria Garcia, Jean-Pierre Cassel - Il capo redattore, Didier Bezace - Tom, Samuel Mussen - Jeremy, André Delvaux - Il professore, Philippe Allard - Il giovanotto, Daniela Bisconti - Laura, Francine Blistin - La ginecologa, André Debaar - L'ostetrico, Serge Demoulin - Henri, Véronique Dumont - La ragazza, Pierre Laroche - Il ginecologo, Hugues Lepaigne - Il presentatore, Johan Leysen - Hans, Patrick Massieu - Il direttore, Guy Pion - Il portiere, Pietro Pizzuti - Lo psicologo, Pascale Tison - Jane, Serge-Henri Valcke - Peter

Soggetto: Jaco van Dormael, Laurette Vankeerberghen

Sceneggiatura: Marion Hänsel, Paul Le

Fotografia: Josep M. Civit

Musiche: Takashi Kako

Montaggio: Susana Rossberg

Scenografia: Thierry Leproust

Arredamento: Thierry Leproust

Costumi: Yan Tax

Effetti: Jack Moss (II), Eurocitel

Altri titoli:

Between Heaven and Earth

Entre el cielo y la tierra

Heaven as on Earth

Durata: 80

Colore: C

Genere: ALLEGORICO

Produzione: M. HANSEL E E. VAN BEUREN, PER AVANTI FILMS S.A., (BRTN), CANAL+, CENTRE NATIONAL DE LA CINÉMATOGRAPHIE (CNC), EURIMAGES, LA SOURCE PERIER, MAN'S FILMS, NEDERLANDSE OMROEPSTICHTING (NOS), RTL-TVI, SABRE TV, TCHIN TCHIN PRODUCTIONS

Distribuzione: MIKADO FILM (1992) - PANARECORD

CRITICA
"Certo l'equilibrio non è facile da tenersi, ci sono fratture e cadute - anche stilistiche -, ma alla lunga si finisce per lasciarsi quasi coinvolgere; anche perché fa da mediatore in quel rapporto mamma-nascituro un bambinetto, vicino di casa della donna, che riesce a rendere reale anche quello che è tutto o solo immaginato o solo simbolico: in cifre delicate ma asciutte, senza mai smancerie. Sostiene la difficile impresa la spagnola Carmen Maura che nella versione originale si esprimeva in un francese quasi senza accento: fine, raccolta, ora anche appassionata e esaltata, tende a ridarci quel ritratto della mamma su cui oggi Marion Hänsel intende meditare: facendolo riecheggiare, all'unisono con la regista, di note quasi vibranti. Vale il film, che però vale anche per se stesso, per le riflessioni cui induce, per i sentimenti che, senza luoghi comuni né retoriche, apertamente ci esibisce. Non dimentico, comunque, fra gli altri suoi interpreti, l'apparizione in poche inquadrature, di André Delvaux, il numero 1 del cinema belga, invocato simbolicamente a teorizzare le ossessioni della puerpera. E' l'omaggio filiale della regista all'esempio e al Maestro della sua generazione." ('Il Tempo', 29 agosto 1992)

"Lo stile del film si smargina, si annacqua, mentre Carmen Maura si impadronisce lentamente, inesorabilmente, del suo film. Lo attira su di sé, sicura di poterlo fare, con quella personalità che le è propria e che anche questa volta le va riconosciuta. Ma è una personalità soltanto forte, questa volta, non molteplice, non sfruttata su più registri, un po' spaesata, in questo film belga che inizia un po' flou, come nei disegni Folon. C'è anche Jaco van Dormael, tra i collaboratori del film, c'è un po' di questo cinema dei Paesi Bassi che ha umori paradossali e limpidi, violenti e incantevoli. Ma il film non assorbe i suoi componenti, prende a fuggire, dalla metà in avanti, verso la legge inevitabile di un happy end che non è - qui - una scelta popolare, ma l'unica via d'uscita per un racconto che in realtà non ha vie d'uscita. (...) Dato il suo racconto, il film avrebbe dovuto svilupparsi cercando nello stile la maniera per superare le continue trappole proposte dal racconto. Ma non è così. Ed il film da aereo, leggero, diventa progressivamente un film sospeso, necessariamente incompiuto." (Paolo Taggi, 'Segnocinema')