Stranger Than Paradise - Più strano del Paradiso

Stranger Than Paradise

GERMANIA OCCIDENTALE 1984
Willie, un trentenne di origine ungherese ormai perfettamente integrato a New York, si vede arrivare a casa la cugina Eva Molnar, a lui sconosciuta e partita da Budapest con destinazione presso la vecchia zia Lotte a Cleveland. Poiché la zia è malata, la ragazza è ospite per una decina di giorni nella piccola stanza del cugino, che con l'occasione le presenta il suo migliore amico, Eddie. La tanto sospirata America appare ad Eva altamente desolante e quando finalmente raggiunge Lotte, si stabilisce da lei e trova un lavoro come cameriera. Un anno dopo, Willie ed Eddie decidono di andare a trovare Eva. Passati insieme alcuni giorni, tra cinema e partitelle casalinghe, i due amici pensano di andare in Florida a prendere un po' di sole e a puntare su qualche buon cavallo. Si portano via Eva, lieta dell'inaspettata vacanza. Ma in Florida fa freddo, il mare è grigio e per di più Willie perde tutti i soldi alle corse dei cani. Eva, invece, viene scambiata per un'altra ragazza da alcuni malviventi che le affidano un bel mucchio di dollari. Lascia quindi un biglietto e un po' di soldi ai due amici e va all'aeroporto dove c'è un aereo in partenza per Budapest. Willie ed Eddie sono colpiti dalla partenza di Eva, ma tornano a scommettere e vincono. A questo punto Willie si precipita all'aeroporto per convincere Eva a restare in America. Ma Eva è discesa a terra pochi istanti prima.
SCHEDA FILM

Regia: Jim Jarmusch

Attori: John Lurie - Willie, Eszter Balint - Eva, Richard Edson - Eddie, Cecilia Stark - Zia Lotte, Danny Rosen - Billy, Rammellzee - Uomo coi soldi, Tom DiCillo - Agente delle linee aeree, Richard Boes - Operaio, Paul Sloane (II) - Proprietario del Motel, Sara Driver - Ragazza col cappello

Soggetto: Jim Jarmusch

Sceneggiatura: Jim Jarmusch

Fotografia: Tom DiCillo

Musiche: John Lurie

Montaggio: Jim Jarmusch, Melody London

Scenografia: Sam Edwards, Guido Chiesa, Tom Jarmusch

Altri titoli:

Stranger Than Paradise (Più strano del Paradiso)

Extraños en el paraíso

Durata: 97

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: ARRIFLEX, PANORAMICA, 35 MM (1:1.85)

Produzione: CINESTHESIA PRODUCTIONS INC., GROKENBERGER FILM PRODUKTION, ZDF

Distribuzione: FUTURA FILM (1985) - FUTURAMA

NOTE
- CAMERA D'OR AL FESTIVAL DI CANNES (1984).

- PARDO D'ORO E MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA ECUMENICA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI LOCARNO (1984).
CRITICA
"All'opera dell'americano Jim Jarmusch (un fedele di Ray e di Wenders), nuoce una avvertibile pesantezza, una lentezza (sebbene non si tratti che di un'ora e mezzo) che nasce dalla maniera di raccontare, poiché il regista non ha fatto, in sostanza, che un 'collage' di momenti e di episodi anche minimi, intervallati da pause brevissime di buio, senza l'abituale montaggio. Il buio, tuttavia, non implica affatto oscurità di narrazione; il sistema volutamente adottato ha uno strano fascino. Già il film sembra piombato sui nostri schermi da un'altra galassia: nulla ha a che spartire con i sistemi attuali (è in bianco e nero, una trama che è un filo, interpreti sconosciuti, qualche accenno al 'road-movie', niente effetti più o meno speciali. Sembra roba da temerari, eppure la sua asciuttezza di immagini, l'asetticità nei sentimenti e la rarefazione delle atmosfere ci sembrano di grande artigianato e destinati a reclamare l'attenzione di chi ama il cinema. Di motivi e di contenuti ce ne sono moltissimi, senza che mai una sola volta Jarmusch li abbia sbandierati, cedendo a facili compiacimenti. Intanto, l'impatto tra due culture: la vecchia Europa (le radici della cocciuta e fiera zia Lotte e le sorvegliate emozioni della giovane Eva Molnar, sbarcata nel mitico mondo americano) e l'America dell'integrato Willie, che ha cancellato il nome Bela e si dichiara ormai cittadino USA a tutti gli effetti. Poi l'ambientazione: quello squallore di casucce e di paesaggi, quel lago gelato (che appena si intrave- de nel nebbione) a Cleveland, quella Florida tanto solare e reclamizzata, che si manifesta invece grigia e triste, quei poveracci che sopravvivono stando ai margini, nel piccolo cabotaggio tra pokers truffaldini e scommesse alle corse: tutto in un'ottica melanconica ed ironica, che lascia intravedere amarezze e problemi. Questo mondo è trattato con mano indiscutibilmente leggera e con tocchi insoliti per finezza, che fanno atmosfera per tre personaggi, i quali sono altrettanti destini, gente che si incontra, si sfiora e poi divarica, come foglie nel turbine. Nelle pause buie del racconto si avverte lo spessore di quei problemi e l'angoscia di quelle solitudini esistenziali, che anche nella rapida vacanza e nella precaria fortuna non trovano ragioni di gaiezza, restando Eva e i suoi due amici sempre stranieri agli altri ed a se medesimi, davvero ben più che in Paradiso. E' questa 'estraneità' che il regista ha inteso di sottolineare, facendo uso di una fotografia spesso piatta, o cruda, o desolata, di cui il bianco e nero sembra ancor più privilegiare la tristezza. Come si è detto, non si intende negare che il quadro e la tecnica del raccontare non inducano ad una impressione di pesantezza, ma altri valori hanno la meglio e sono assai pregevoli. Il finale del film, poi, è una trovata notevole (...) E' un film interessante, interpretato da attori pressoché ignoti con estrema naturalezza e simpatia e che ci fa sentire anche una musica incisiva e scritta con intelligenza." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 100, 1986)