Spara che ti passa

Dispara!

SPAGNA 1993
A Marco, giornalista della sezione di cultura e spettacoli di un importante giornale di Madrid, gli hanno incaricato di scrivere un articolo sul circo. Si tratta di un circo sito nella periferia della città dove conosce Anna, una giovane e bella ragazza italiana che su un cavallo al galoppo fa tiro al bersaglio con una carabina; un'interpretazione splendida e difficile che la ragazza fa con un'abilità straordinaria. Ma quello che a Marco piace di più è la bellezza e la personalità di Anna. Marcos e Anna fanno l'amore e si rendono conto che si amano. Sul far del giorno gli amanti si devono separare, Marcos deve scrivere un articolo a Barcellona, tornerà subito da lei. Frattanto Marcos è a Barcellona, Anna si esibisce come ogni giorno. Questa volta ci sono fra il pubblico, tre giovani. Mario è uno di loro. Hanno bevuto troppo e hanno voglia di lite. I giovani abbordano Anna quando lei finisce la sua interpretazione. Mario prova a civettare con Anna ma lei non vuole. Loro insistono e Anna si difende con energia. Alla sera Anna riposa nella sua roulotte, pulisce la sua carabina, guarda la TV e mangia qualcosa... Apre la porta e i giovani si avventano sopra di lei. Sotto la direzione di Mario, la afferrano, la buttano a terra e la violentano brutalmente. Quando se ne vanno, Anna resta ferita, addolorata e umiliata. Anna fa la doccia, esce e progetta la vendetta... Spunta il giorno in cui arrivano nell'officina il proprietario dell'officina e le moto dei ragazzi. Accede nell'officina con la carabina in mano. Con fredezza e precisione uccide uno dopo l'altro i tre ragazzi che l'hanno violentata. Anna che è ammalata e stà dissanguandosi, viene interrogata per strada da due vigili e con l'abilità acquisita nella sua professione, spara uccidendo uno dei poliziotti e ferendo gravemente l'altro. Fugge di nuovo senza direzione.
SCHEDA FILM

Regia: Carlos Saura

Attori: Francesca Neri - Anna, Antonio Banderas - Marcos, Lali Ramon - La madre, Walter Vidarte - Mauele, Coque Malla - Juan, Daniel Poza Lopez - Alberto, Rodriguo Valverde - Paco, Achero Nanas - Mario, Danilo Macaggi, Alessandro Grassini, Corrado Bonora, Cesáreo Estébanez - Il capo officina, Conchita Leza - La dottoressa, Chema Mazo - Il padre

Soggetto: Carlos Saura, Giorgio Scerbanenco - racconto, Enzo Monteleone

Sceneggiatura: Carlos Saura, Enzo Monteleone

Fotografia: Javier Aguirresarobe

Musiche: Alberto Iglesias

Montaggio: Juan Ignacio San Mateo

Scenografia: Rafael Palmero

Effetti: Carlos Fernandez, Angel Alonso, Reyes Abades

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: racconto "Spara che ti passa" di Giorgio Scerbanenco

Produzione: ARCO FILMS/5 FILMS S.A., MADRID - METROFILM, ROMA

Distribuzione: COLUMBIA TRI STAR FILMS ITALIA - U FILMS S.L. (SPAGNA) - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO (PEPITE)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1993.
CRITICA
Lo stupro di gruppo, nel film, è diventato come il duello a colpi di pistola nei western. Gesti, procedimenti, violenze e suspense sono sempre gli stessi, invariabili come rituali, ripetitivi come tutti i luoghi comuni del cinema di genere: abiti lacerati, ragazza immobilizzata sul letto, prima l'uno e poi gli altri, prima davanti poi dietro, infine la bottiglia e, dopo, la vittima massacrata che si precipita sotto la doccia come per un lavacro purificatore, per ripulire il proprio corpo insozzato dalla sopraffazione. Nessuna variante, quindi tutto sta a vedere come la scena è girata: e nel caso di "Spara che ti passa" riesce difficile allontanare il sospetto di lenocinio e di compiacimento irrispettoso da parte dell'anziano regista, risulta facile ammirare la bravura e la forza di Francesca Neri. Carlos Saura conosce il suo mestiere, naturalmente, ma da anni non fa un film bello né importante né autentico: e neppure stalvolta l'ha fatto. (La Stampa, Lietta Tornabuoni 11-12 93)

Per una scelta melodrammatica che gli viene dalle frequentazioni di Carmen, Saura scavalca il tono cronachistico o da referto della pagina ricorrendo per commuoverci alla ripetuta romantica citazione della canzone Amore mio composta da Carlo Rustichelli per Un maledetto imbroglio di Germi. Si può dire che il film funziona fino a metà: nel descrivere l'ambiente felliniano del circo alla periferia, l'attrazione fatale della novella Annie Oakley sul bel giovanotto, il oro entusiastico affiatarsi, l'incursione degli stupratori nella roulotte e la conseguente vendetta della livida alba madrilena. Purtroppo in seguito, anche perchè il pubblico in gran parte ha già letto sulle anticipazioni come va a finire, si scivola nel prevedibile, con Banderas ridotto a personaggio-tinca che pronuncia battute impossibili. Restano la visione, l'impaginazione e il ritmo di uno straordinario uomo di cinema qual è Saura: e si vedano la sequenza della strage o quella dell'assalto finale. E rappresentano un valore l'intensità. La tenerezza, l'infantile reattività e l'irreversibile scoramento che mette in quest'odissea di una donna armata e ferita a morte l'intrepida Francesca. (Il Corriere della Sera, Tullio Kezich 30-11-93)