Sister Act 2 - Più svitata che mai

Sister Act 2: Back in the Habit

USA 1993
Quando le Sorelle del Convento di S. Caterina giungono in una scuola del centro di S. Francisco piena di adolescenti scalmanati, trovano un inferno nei corridoi e nelle aule devastate. Le suore si ritrovano nei guai. A questo punto solo una persona può ridar loro fiducia: una "rilucente" cantante di nome Deloris Van Cartier. Dopo tante preghiere le sorelle riescono a rintracciarla a Las Vegas, dove Deloris ha fatto carriera. Convinta dalle buone sorelle, Deloris accetta di rimettersi le vesti di suor Maria Claretta. Questa volta il suo travestimento deve riuscire ad ingannare quei furbacchioni degli studenti di musica della scuola. Grazie ad un programma di lezioni che non scorderanno mai, Deloris riesce a raggirare il dogma e a scuotere la religione mentre converte la sua "classe infernale" in un paradisiaco coro hip-hop che canta il Vangelo.
SCHEDA FILM

Regia: Bill Duke

Attori: Whoopi Goldberg - Deloris, Kathy Najimy - Suor Maria Patrizia, Barnard Hughes - Padre Maurice, Mary Wickes - Suor Maria Lazzara, James Coburn - Mr. Crisp, Michael Jeter - Padre Ignazio, Wendy Makkena - Suor Maria Roberta, Sheryl Lee Ralph - Florence Watson, Robert Pastorelli - Joey Bustamente, Thomas Gottschalk - Padre Wolfgang, Maggie Smith - Madre Superiora, Lauryn Hill - Rita Watson, Brad Sullivan - Padre Tommaso, Alanna Ubach - Maria, Devin Damin - Frankie, Ryan Toby - Ahmal, Jennifer Love Hewitt - Margaret, Ron Johnson - Schizzo

Soggetto: Joseph Howard - personaggi, James Orr, Jim Cruickshank, Judi Ann Mason

Sceneggiatura: James Orr, Jim Cruickshank, Judi Ann Mason

Fotografia: Oliver Wood

Musiche: Mervyn Warren, Miles Goodman

Montaggio: Stuart H. Pappé, Pembroke J. Herring, John Carter

Scenografia: John DeCuir Jr.

Arredamento: Bruce A. Gibeson

Costumi: Francine Jamison-Tanchuck

Effetti: James Fredburg

Durata: 110

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: 35 MM, TECHNICOLOR

Tratto da: basato sui personaggi creati da Joseph Howard

Produzione: SCOTT RUDIN E DAWN STEEL PER TOUCHSTONE PICTURES

Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL (1994) - TOUCHSTONE HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO MARZO 1994.
CRITICA
"Sul piano musicale il film regge il confronto con l'episodio di Emile Ardolino, un po' meno su quello dell'intreccio, che richiama i temi di Alan Parker quanto i primi musicarelli nostrani della fine degli anni '50. Goldberg è istrionica al solito, Maggie Smith un'addolcita Madre Superiora e Kathy Najimy (la florida suor Maria Patrizia) conferma la sua simpatica performance dell'anno scorso. Quanto ai ragazzi, è da tener d'occhio la riottosa Lauryn Hill (Rita): 18enne cantante, rapper e poetessa hiphop, la vedremo in 'King of the Hill' di Soderbergh. Rap on, sister." (Stefano Martina, 'Il Messaggero', 25 settembre 1994)

"La prima volta tutto andava bene, non solo per la novità di quella finta suora che portava una ventata d'aria fresca in un convento in cui tutti si limitavano a vegetare, ma per la vivacità dei personaggi, il brio dei contrasti, la furbizia con cui la regia di Bill Duke riusciva senza strappi a mescolare l'allegria con il patetico: anche con delle belle scene madri (s'intravedeva perfino il Papa...). Qui invece tutto è stanco, i temi scolastici sanno di stantio, la costruzione narrativa ripete all'infinito le stesse situazioni e la parte del leone finiscono per farla soltanto le esibizioni canore (e coreografiche) di Whoopy Goldberg imitata con euforia posticcia da uno stuolo di ragazzini prima cattivissimi poi, grazie a lei e alla musica, diventati docili agnellini (secondo la nota tradizione dei film sulle scuole). Una delusione; solo in parte riscattata da un'attrice che ormai qualsiasi cosa le chiedono di fare riesce a dominarla con una vitalità eccezionale tutta guizzi, spume e capitomboli: proprio nata per la scena." ('Il Tempo', 28 aprile 1994)

"Va sul sicuro Whoopi Goldberg. Diretta dal regista nero Bill Duke, che ha sostituito lo scomparso Emile Ardolino, l'attrice si diverte a ironizzare su certi atteggiamenti estremi della cultura afro senza per questo rinunciare all'orgoglio razziale. Chiaro che stupisce i suoi scettici allievi improvvisando un rap in piena regola, e naturalmente le basterà citare Patti Labelle e le Supremes per farsi ascoltare durante le lezioni." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 27 marzo 1994)