Se mi lasci non vale

3/5
Convince l’atmosfera di luoghi e ambienti. La settima prova di Salemme regista e attore: prodotto brillante e piacevole, una commedia non banale

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ITALIA 2016
La storia di Vincenzo e Paolo, entrambi lasciati dalle proprie compagne, che una sera si incontrano per caso, si riconoscono nella loro identica condizione e subito fanno amicizia. Tuttavia la delusioni amorose continuano a bruciare come il primo giorno, finché Vincenzo non ha l'illuminazione: l'unico modo per smettere di star male e voltare pagina è la vendetta! I due escogitano un piano machiavellico ai danni delle loro ex e ad aiutarli nell'impresa farà il suo ingresso in scena Alberto, un teatrante sui generis...
SCHEDA FILM

Regia: Vincenzo Salemme

Attori: Vincenzo Salemme - Vincenzo, Carlo Buccirosso - Alberto Giorgiazzi, Paolo Calabresi - Paolo D'Ambrosio, Serena Autieri - Sara Luchini, Tosca D'Aquino - Federica, Carlo Giuffré - Papà di Paolo

Soggetto: Martino Coli, Paolo Genovese, Vincenzo Salemme

Sceneggiatura: Martino Coli, Paolo Genovese, Vincenzo Salemme

Fotografia: Alessandro Pesci

Musiche: Antonio Boccia

Montaggio: Patrizio Marone

Scenografia: Elio Maiello

Arredamento: Antonio di Pace

Costumi: Grazia Materia

Suono: Francesco Liotard - fonico

Durata: 96

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: FULVIO LUCISANO, FEDERICA LUCISANO PER IIF-ITALIAN INTERNATIONAL FILM, WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA

Distribuzione: WARNER BROS. PICTURES ITALIA

Data uscita: 2016-01-21

NOTE
- FILM RICONOSCIUTO D'INTERESSE CULTURALE DAL MINISTERO PER I BENI CULTURALI E DEL TURISMO-DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA.
CRITICA
"Un gioco d'equivoci sessista che rimbalza nelle false confidenze virili come da previsioni, con un soggetto che è uno sketch servito per l'ego mattatore dell'autore accompagnato dal sempre bravo Carlo Buccirosso che insiste a dire con ragione di essere un attore vero; e dalla new entry Paolo Calabresi che si adatta al malinconico qui pro quo non a caso incorniciato da un finto sipario nei titoli." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 gennaio 2016)

"Per la redazione della sceneggiatura di «Se mi lasci non vale», titolo che fa riferimento alla trama di una canzone della metà degli anni '70 di Julio Iglesias, Vincenzo Salemme (...) ha collaborato con Martino Coli e con l'autore del soggetto Paolo Genovese (...). Una novità, visto che il copione dei film precedenti era nato dalla elaborazione delle vicende di testi teatrali o da «storie» ideate dallo stesso Salemme. Una collaborazione all'origine di sobrietà nella recitazione, di una comicità non più strettamente territoriale (partenopea), senza eccessi e sottolineature farsesche (...) una commedia sull'amicizia, equivoci, trovate per lo più gradevoli, scene divertenti, che rispettano i tempi della comicità cinematografica, segnate talvolta da intuizioni brillanti, scene in una «storia» priva di notazioni sociologiche, che segue modelli narrativi convenzionali, ricorrendo spesso a soluzioni teatrali." (Achille Frezzato, 'L'Eco di Bergamo', 27 gennaio 2016)

"(...) una farsa garbata ma soporifera se non fosse per un grande Buccirosso, qui attore cane coinvolto dai complici come comparsa. Diventerà invece star invadente della truffa con scena cult quando rivisita l''Otello' di Shakespeare in chiave postmoderna. Bello rivedere anche un pimpante Carlo Giuffré (...)." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 22 gennaio 2016)

"Vincenzo Salemme, coprotagonista e regista (tra gli autori anche Paolo Genovese), garantisce la tenuta dei tempi comici. L'immissione di un comico di altra estrazione e scuola e (sia pur anagraficamente di poco) di generazione successiva come Paolo Calabresi (l'elettricista Biascica di Boris, ma anche la Jena) non porta vivacità a una formula stanca." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 21 gennaio 2016)

"Ormai funziona come un orologio il simpatico clan di Vincenzo Salemme. Facilmente allargabile ai nuovi ospiti. (...) Uno spiritoso gioco degli equivoci, in cui s'infilano l'effervescente Carlo Buccirosso, Tosca d'Aquino, Serena Autieri e il glorioso Carlo Giuffré. Si ride parecchio." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 21 gennaio 2016)