Salomè

ITALIA 1972
Erode Antipa tetrarca della Galilea ha sposato la cognata Erodiade. Da mesi tiene relegato in prigione il profeta Giovanni Battista. Nel corso di un Banchetto non riesce a distogliere lo sguardo dalla bella figliastra Salomè. La prega di danzare dandole la sua parola di re che come premio le donerà qualsiasi cosa fosse anche metà del proprio regno. La figlia di Erodiade, dopo aver molto tergiversato, balla e chiede quale compenso la testa di Giovanni Battista.
SCHEDA FILM

Regia: Carmelo Bene

Attori: Donyale Luna - Salomè, Veruschka von Lehndorff - Santa/Puttana, Lydia Mancinelli - Erodiade, Alfiero Vincenti, Carmelo Bene - Erode, Piero Vida - Cap. Siriaco, Giovanni Davoli - Jokanaan, Daria Nicolodi, Roberto Gnozzi, Gino Marotta

Soggetto: Carmelo Bene

Sceneggiatura: Carmelo Bene

Fotografia: Mario Masini

Montaggio: Mauro Contini

Durata: 76

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA EASTMANCOLOR

Tratto da: Liberamente tratto dalla "Salomè " di Oscar Wilde

Produzione: CARMELO BENE

Distribuzione: INC - DELTAVIDEO, VIDEO CLUB LUCE, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE

NOTE
- PRESENTATO ALLA 33° MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (1972)
CRITICA
"Il film è una pioggia di immagini barocche, aggressive e ossessive nonché oscene e blasfeme. Il delirio figurativo e la grottesca colonna sonora lasciano appena intravedere lo schema della narrazione evangelica, mentre, con immotivato gusto dissacratore, presentano i personaggi biblici in atteggiamenti assurdi e caricaturali. L'opera, d'un avanguardismo non del tutto nuovo e sterile, non è ovviamente un dialogo con il pubblico bensì un'aggressione provocatoria." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 75, 1973).

"Di fronte a Salomè anziché speculare sul senso logico del film, dobbiamo dunque ancora una volta disporci a gustarne gli effetti cromatici e sonori. Qui a parere nostro sono meno suggestivi che altrove, (...) e non sempre distribuiti con avvedutezza, come prova lo squilibrio fra l'aggressivo, frenetico montaggio dell'inizio e i monotoni vaniloqui del finale (..) (Giovanni Grazzini, "Corriere della Sera" 31.8.1972)