Rubare alla mafia è un suicidio

Across 110th Street

USA 1973
Tre uomini di colore, Henry Jackson, John Logart e Jim Harris, rapinano l'incasso settimanale di un'organizzazione criminale che opera nella zona di Harlem, diretta al vertice dai bianchi, affidata localmente ai neri. Deciso a vendicare lo sgarbo, che potrebbe compromettere il prestigio e la supremazia dei primi, il più importante boss della mafia newyorkese affida al genero Nick Di Salvio il compito di scovare ad ogni costo i responsabili della rapina. Contemporaneamente, sulle loro tracce si muove anche la polizia, nelle persone del tenente di colore William Pope e del capitano Frank Martelli, un ufficiale della vecchia guardia, duro e razzista. Nella caccia ai rapinatori, il nevrotico e crudele Di Salvio sembra avere la meglio sugli agenti. Uccisi Jackson e Logart, però, egli e i suoi uomini cadono sotto il piombo di Harris. Inseguito dagli agenti, che hanno scoperto il suo rifugio, costui riesce per qualche tempo a tener loro testa, finchè Pope non lo uccide. Anche Martelli muore, colpito a distanza da un mafioso di colore appostato sui tetti.
SCHEDA FILM

Regia: Barry Shear

Attori: Anthony Quinn - Cap. Mattelli, Anthony Franciosa - Nick D'Salvio, Antonio Fargas - Henry J. Jackson, Frank Arno - Detective Rizzo, Gloria Hendry - Laurelene, Gilbert Lewis - Shevvy, Ed Bernard, Norma Donaldson, Yaphet Kotto, Paul Benjamin, Richard Ward, Marlene Warfield

Soggetto: Wally Ferris

Sceneggiatura: Luther Davis

Fotografia: Jack Priestley

Musiche: J.J. Johnson

Montaggio: Carl Pingitore, Byron 'Buzz' Brandt

Scenografia: Perry Watkins

Costumi: Joseph Fretwell III

Effetti: Joe Lombardi

Durata: 102

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: EASTMANCOLOR

Tratto da: romanzo "Across 110th Street" di Wally Ferris

Produzione: GUARANTORS INC. PRODUCTION

Distribuzione: UNITED ARTISTS EUROPA - WARNER HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1997.
CRITICA
"Discreto, anche se ben poco originale poliziesco a tutta birra, che scava nei bassifondi di New York senza approfondire i caratteri dei personaggi, quasi tutti contraddistinti da una ferocia inaudita, né tantomeno i conflitti razziali, confinati sullo sfondo. Ma allo spettatore, ovviamente, preme di più la conta dei cadaveri di tutti i blabla sociologici". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 25 gennaio 2002)