Roman Polanski: A Film Memoir

3/5
Il regista si racconta in un documentario ritratto dell'amico Bouzereau. Commovente e inedito, Special Screening

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GRAN BRETAGNA 2011
Conversazioni con l'autore, spezzoni di film, foto private ed esclusive e documenti di cronaca raccontano la straordinaria storia del regista Roman Polanski: dalla sua infanzia nel ghetto di Cracovia ai suoi primi film in Polonia, dal trasferimento a Parigi alla sua carriera in Europa e in America (coronata da un Oscar per "Il pianista"), senza tralasciare la tragedia dell'omicidio di sua moglie Sharon Tate a Los Angeles e la controversia che circonda il suo arresto nel 1977, per arrivare alla sua vita di oggi in Francia insieme alla moglie, Emmanuelle Seigner.
SCHEDA FILM

Regia: Laurent Bouzereau

Attori: Roman Polanski - Se stesso, Andrew Braunsberg - Se stesso

Fotografia: Pawel Edelman

Musiche: Alexandre Desplat

Montaggio: Jeff Pickett

Durata: 94

Colore: B/N-C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: HD

Produzione: ANDREW BRAUNSBERG E LUCA BARBARESCHI PER ANAGRAM FILMS E CASANOVA MULTIMEDIA

Distribuzione: LUCKY RED (2012) - DVD: FELTRINELLI REAL CINEMA IN COLL. CON LUCKY RED (2013)

Data uscita: 2012-05-18

TRAILER
NOTE
- FUORI CONCORSO AL 65. FESTIVAL DI CANNES (2012).
CRITICA
"(...) lunga e appassionante intervista in cui il grande polacco, sempre comprensibilmente così riservato, rievoca con inedita schiettezza tutta la sua vita intervistato dall'amico e produttore Andrew Braunsberg. (...) Uno dei destini più incredibili e emblematici del '900 scorre sotto i nostri occhi in due camere e mille immagini: estratte sia dai film di Polanski, ricchi di rimandi non sempre evidenti alla sua vita, sia dalle mediateche di mezzo mondo, che forniscono al film un nitido e spesso impressionante retroscena storico. Un atto dovuto, in fondo. Nei confronti del regista e del suo pubblico." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 maggio 2012)

"Roman Polanski ha scoperto di essere ebreo nel modo più tragico,vedendo le fasce bianche sulle maniche dei vestiti di adulti e bambini nel ghetto di Varsavia. (...) C'è la scoperta della brutalità nazista, la fuga dal ghetto, l'orrore dell'olocausto, la morte della madre ad Auschwitz nella prima parte di 'Roman Polanski: A Film Memoir' di Laurent Bouzereau. (...) Nel dialogo con Andy Braunsberg, Polanski non risparmia a se stesso il ricordo delle tragedie, i sospetti cattivi dei media su una possibile responsabilità nell'omicidio di Sharon Tate, gli infiniti problemi per la giustizia dopo l'accusa di violenza sulla tredicenne nel '77. Il tono pacato si spegne nei silenzi quando il dolore è troppo forte, si accompagna agli scatti nervosi del suo fisico da ragazzo, scivola nell'ironia al ricordo di incontri bizzarri o di momenti surreali come l'arresto a Zurigo, o nella commozione sui sentimenti, l'innamoramento di Sharon Tate, l'incontro felice con Emmanuelle Seigner, l'esperienza della paternità. Polanski si offre senza pudore più come essere umano che come cineasta." (Maria Pia Fusco, 'La Repubblica', 17 maggio 2012)

"Polanski é regista amatissimo. E il film é lui, la sua vita che entra in ognuno dei suoi film, narrare con commozione, e con la gestualità del regista. (...) Il montaggio alterna materiali di archivio, le immagini del ghetto, e poi anni dopo quelle dell'omicidio della seconda moglie Sharon Tate, uccisa da Charles Manson in casa, e con un salto temporale di 40 anni, l'arresto svizzero. Polanski ne parla con umorismo, leggendo l'invito del festival di Zurigo, per consegnarli un premio alla carriera, e poi lo stupore all'aeroporto quando una hostess lo viene a prendere all'uscita dell'aereo. (...) Vita & cinema, possono talvolta apparire didascalici, lui li riempie di magia: riso, pianto, dettagli della memoria punteggiano la conversazione, quando ci mostra come costruiva da ragazzino per i tedeschi le borse di carta. E l'avventura del suo fare cinema, attraverso la prima persona, con le contraddizioni e le ambiguità della vita, e una lezione impagabile. Peccato che mai un momento il film si preoccupi di 'dialogare' con la potenza visiva del suo protagonista." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 17 maggio 2012)

"Un assordante silenzio intervallato da parole e lacrime. Una seduta di psicanalisi. Polanski piange. Ricorda. La telecamera di Bozereau lo fissa. E rimanda indietro all'inferno di Varsavia, alla morte della madre, alla Auschwitz da sopravvissuto del padre, al nazismo, al regime sovietico. Alle sofferenze subite. A quelle inflitte. Alle contraddizioni, alle fughe, all'amore, al destino e alle coincidenze. Alle specularità. C'è Sharon Tate che sorride da una foto e Charles Manson che fa lo stesso in ceppi. Poi sangue, coltelli e tragedie. Il Machbet che lo abita. La cupa metamorfosi dell'invidia. L'oscurità nascosta che da sempre è la cifra delle sue opere. (...) Ci sono i sapori della fame poi trasposti nel 'Pianista' (...), i mattoni della segregazione." (Malcom Pagani, 'Il Fatto Quotidiano', 17 maggio 2012)

"Una lunga intervista a Roman Polanski. Due ore di conversazione, ma anche di immagini, di spezzoni di film, di foto di repertorio. Il disegno di una vita che, comunque la si giudichi, è fuori dall'ordinario. Fin dall'inizio, fin dall'infanzia. A tracciare il ritratto di Polanski é Laurent Bouzereau, in 'Raman Polanski: a Film Memoir' presentato ieri in una proiezione speciale al festival di Cannes. Bouzereau è un documentarista, ma è soprattutto un amico di Polanski da mezzo secolo. E questo genera la forza, ma anche i limiti del film. Quando il documentario esplora la vita di Polanski bambino, (...) allora il film è commovente, e interessante nel tracciare tutti i paralleli con i film di Polanski. (...) Ma quando il film si avvicina ai tre grandi drammi della vita adulta di Polanski, diventa quasi imbarazzato, timoroso di affondare. (...) Resta al di qua di ogni tentativo di scartavetrare il racconto che, di sé, fa Polanski stesso." (Luca Vinci, 'Libero', 17 maggio 2012)

"Polanski si guarda con distacco ed ironia, ma da lui emana di continuo una rabbia trattenuta, una frenesia creativa che sembra quasi non sia ancora del tutto sbocciata. Chi però sperasse di trovare nel 'Film Memoir' (...) rivelazioni, autoassoluzioni o novità senza precedenti, non verrà soddisfatto dalla proiezione."(Dina D'Isa, 'Il Tempo', 17 maggio 2012)

"Nei secoli fedele. Pare un dogma programmatico la base fondativa del documentario-ritratto su Roman Polanski voluto e realizzato dall'amico Laurent Bouzereau. (...) È bello commuoversi accanto all'uomo Roman mentre ricorda gli anni infantili nei costanti esodi di famiglia in famiglia, di ghetto in comunità, nascondendosi da atrocità che - non a caso - hanno permesso di rivelare che se dovesse scegliere un proprio film a emblema esistenziale sarebbe "Il pianista". Sincero, importante, essenziale. Evento speciale a Cannes e nelle sale grazie a Lucky Red." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 24 maggio 2012)

"Che Polanski abbia avuto una vita travagliata era cosa risaputa. Sentirla però raccontare da lui in questo documentario che, in realtà, assomiglia più ad una confessione fatta a cuore aperto, non lascia indifferenti. Dalla nascita a Parigi alla morte della madre ad Auschwitz, dagli inizi artistici ai suoi capolavori, da Sharon Tate a Samantha Geimer, si parla di tutto in questa chiacchierata che si snoda tra immagini, fotografie, ritagli di giornali, scene di film. Sembra un romanzo ottocentesco ma è realtà." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 25 maggio 2012)

"Roman Polanski, il regista più discusso del mondo, dice la sua sui clamorosi fatti della propria vita (...). Impossibile restare indifferenti." (Paolo Fiorelli, 'Tv Sorrisi e Canzoni', 26 maggio 2012)