Revolution

GRAN BRETAGNA 1985
Nel 1776 cominciano ad essere abbattute nel New England le statue di Giorgio III d'Inghilterra. I coloni nordamericani, gente immigrata da molti Paesi, stremati dall'esoso fiscalismo inglese oltre che dalla sprezzante arroganza degli ufficiali di Sua Maestà, si rivoltano contro le odiate Giubbe Rosse, aiutati in questo anche da una parte delle tribù indiane. Sono i primi fermenti di quella rivoluzione che, accesa nel focolaio di Boston, porterà George Washington, con l'ausilio del francese Lafayette, alla gloria e l'America sulle nuove frontiere dell'indipendenza, della democrazia e della libertà. Il film è la storia di un uomo - Tom Dobb - e del suo figlio quattordicenne Ned, travolti in mille vicende, separati e poi fortunosamente di nuovo insieme, nel contesto di avvenimenti turbolenti e tragici, durati anni di sofferenze e di lotte. A New York, assediata dagli inglesi, Tom si vede sequestrare dagli insorti la barca da pesca, che per lui è casa e fonte di lavoro. Si arruola quindi tra i coloni in armi per seguire Ned il quale, per pochi spiccioli, ha deciso di fare con loro il tamburino. Tom, che in realtà pensa solo agli affari propri e non ha idee bellicose per la testa, è notato e seguito da Daisy, figlia dei McConnhay, una famiglia di borghesi commercianti, presto contagiata da idee rivoluzionarie. I tre più volte si ritrovano e si perdono, da New York a Filadelfia ed altri luoghi ancora: lui, di volta in volta combattente, disertore e poi "scout", mentre cerca il ragazzo, arruolato per ordine di un ferreo sergente dell'Armata inglese in qualità di tamburino, lei impegnata a fare da infermiera e staffetta per i coloni in armi, poco a poco meno indisciplinati e meglio equipaggiati. Tra Tom e la bella ragazza nasce un tenero amore, vittorioso alla fine contro tutti gli ostacoli e gli orrori di una guerra estenuante, che i nuovi americani alla fine vinceranno. Ormai cresciuto e maturatosi, il figlio di Dobb, nel frattempo sposatosi, partirà verso l'Ovest, dove sconfinati territori richiedono braccia robuste e volontà di lavoro, mentre l'ex-pescatore rimarrà a New York: ha deciso di imparare a leggere e scrivere, perché più che del coraggio degli insorti, ormai diventati dei reduci a malapena ringraziati, la nuova Patria ed il Congresso hanno bisogno di uomini preparati ad affrontare i giganteschi problemi, che ora si impongono agli Stati Uniti alle soglie del XIX secolo.
SCHEDA FILM

Regia: Hugh Hudson

Attori: Al Pacino - Tom Dobb, Donald Sutherland - Sergente Maggiore Peasy, Nastassja Kinski - Daisy McConnahay, Joan Plowright - Sig.ra McConnahay, Dave King - Sig. McConnahay, Steven Berkoff - Sergente Jones, John Wells (II) - Corty, Graham Greene (II) - Ongwata, Annie Lennox - Liberty, Dexter Fletcher - Ned Dobb adulto, Sid Owen - Ned Dobb adolescente, Richard O'Brien - Lord Hampton, Paul Brooke - Lord Darling, Eric Milota - Merle, Felicity Dean - Betsy

Soggetto: Robert Dillon

Sceneggiatura: Robert Dillon

Fotografia: Bernard Lutic

Musiche: John Corigliano

Montaggio: Stuart Baird

Scenografia: Assheton Gorton

Arredamento: Ann Mollo

Costumi: John Mollo

Effetti: Alan Whibley

Altri titoli:

Revolution 1776

Revolution Revisited

Durata: 122

Colore: C

Genere: STORICO

Specifiche tecniche: SUPER TECHNISCOPE, 35 MM (1:2.35) GONFIATO A 70 MM (1:2.20) - TECHNICOLOR

Produzione: IRWIN WINKLER PER GOLDCREST FILMS LTD., VIKING FILMS

Distribuzione: PIC (1986) - RICORDI VIDEO, VIVIVIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, CECCHI GORI HOME VIDEO

CRITICA
"Avrebbe dovuto essere un film epico, con casi privati al centro e attorno la storia patria americana in parte ricostruita in studio e in parte, oh nemesi, girata in Inghilterra, in realtà è una specie di brutto sceneggiato televisivo in cui le storie dei singoli incespicano l'una nell'altra senza molta tensione, neanche nei momenti drammatici, e le pagine corali si riducono a scene di battaglia concepite sì con qualche garbo figurativo - gli inglesi di qua con l'Union Jack, gli Americani di là con la bandiera stellata, le colline in mezzo, il fumo dei cannoni come nelle stampe d'epoca - ma con dinamismi scarsi e ritmi freddi, avari di tutto, persino di retorica. Restano gli interpreti, salvo Al Pacino, però, nei panni del padre che scopre la causa giusta nella guerra solo per amore del figlio (con maschera incisa, sguardi furenti o dolorosi), gli altri, pur con qualche nome, sono ridotti quasi al rango di comparse, come se, appunto, uscissero fuori da uno sceneggiato TV fatto a pezzi per il cinema. Da citare comunque Nastassja Kinski che, oltre a far dolcemente innamorare il protagonista, grida meglio di altre 'Morte agli Inglesi', e, dal lato opposto, Donald Sutherland, un sergente cattivissimo gonfio di odio e di disprezzo Made in Great Britain. La regia è di Hugh Hudson, rivelato da 'Momenti di gloria'. In un momento certo non di gloria." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 8 marzo 1986)

"Tutti motivi scenografici e narrativi utilizzati da Hudson con buona professionalità, per cui il film avrà i suoi estimatori fra cui è sensibile ai ricatti sentimentali e figurativi, ma che il genere ha logorato, né gli attori fanno rifiorire. Al Pacino è infatti un Tom che non muta mai espressione (e quando la cambia va sul pesce lesso). Nastassja Kinski ha una parte insignificante, Donald Sutherland si scalda appena nel finale, e Sid Owell e Dexter Fletcher, che fanno Ted da ragazzo e da giovane, lasciano breve traccia. E tuttavia per una ripassata ai libri di storia 'Revolution' può essere utile, per un tuffo nel film in costume può servire. I paesaggi (trovati in Inghilterra) sono belli, e nonostante i grandi spazi i personaggi si trovano al luogo giusto anche senza darsi appuntamento. Miracoli del cinema." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 15 marzo 1986)

"I personaggi principali sono a due dimensioni, mal serviti dai dialoghi: Al Pacino inquina con eccessi istrionici da Actors' Studio il suo ruolo di 'Uomo Comune', Donald Sutherland è un bieco malvagio nella peggiore tradizione hollywoodiana e Nastassja Kinski rivela i suoi gravi limiti come le succede ogni volta che non è assistita da un vero direttore d'attori. Eppure è curiosa l'insistenza di Hudson sulla parte che ebbero le donne nell'insurrezione e nella guerra. All'attivo di 'Revolution' rimangono l'impegno scenografico della rievocazione ambientale (in cui spicca il contributo del costumista John Mollo), la suggestione dei paesaggi trovati nelle contee inglesi a Devon e Norfolk. È la lezioncina filologica dove si ricorda che rivoluzione significa volgimento in giro e, in più stretto senso, il movimento con cui un corpo gira intorno a un centro." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 17 marzo 1986)