Qualcuno da amare

Like Someone in Love

3/5
Slow-motion sentimentale: ma al timone, al posto di Kiarostami, c'è il pilota automatico

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FRANCIA 2012
Tokyo. Akiko è una giovane studentessa che si prostituisce con uomini facoltosi per pagarsi gli studi. Un giorno incontra un professore universitario sessantenne, che prende a cuore la sua situazione e comincia a prendersi cura di lei.
SCHEDA FILM

Regia: Abbas Kiarostami

Attori: Rin Takanashi - Akiko, Tadashi Okuno - Takashi, Ryô Kase - Noriaki, Denden - Hiroshi, Mihoko Suzuki - Vicina, Kaneko Kubota - Nonna di Akiko, Hiroyuki Kishi - Studente anziano, Reiko Mori - Nagisa, Kouichi Ohori - Tassista, Tomoaki Tatsumi - Meccanico, Seina Kasugai - Amica di Nagisa

Sceneggiatura: Abbas Kiarostami

Fotografia: Katsumi Yanagijima

Montaggio: Bahman Kiarostami

Scenografia: Toshihiro Isomi

Costumi: Masae Miyamoto

Altri titoli:

The End

Durata: 109

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: EUROSPACE, MK2

Distribuzione: LUCKY RED (2013)

Data uscita: 2013-04-24

TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 65. FESTIVAL DI CANNES (2012).
CRITICA
"Naturalmente siamo in un film di Kiarostami, ma non siamo in Iran. Siamo a Tokyo, e dietro ai finestrini scorre una sarabanda di forme e colori resi ancora più seducenti dalla luce incantevole della primavera. Eppure quell'auto trasporta un mistero e una minaccia. (...) Prima di quella giornata in auto, così tipica di Kiarostami, c'è stata (...) una notte, che occupa tutta la prima parte di 'Qualcuno da amare'. Notte d'amore, sia pure prezzolato, notte di curiosità e scoperta, notte di tenerezza? Non lo sapremo mai, e in fondo non importa. Come non importa sapere davvero chi sono quei tre personaggi così esemplari, il vecchio gentile, il giovane impetuoso, la ragazza dalla doppia vita. Quel che importa davvero, per Kiarostami, è il curioso equilibrio, a tratti quasi comico, che raggiungono in quell'auto. Un lungo momento della verità, che il grande iraniano esplora con finezza cogliendo le loro emozioni sul nascere con la delicatezza di un miniaturista che concentra un paesaggio in pochi centimetri di tela - e senza mai perdere la leggerezza e il piacere del racconto. Anche se poi il film resta aperto, sospeso. E tocca a due monologhi «esterni» - la nonna della ragazza, una vicina del professore - riportare il tutto nei confini della vita ordinaria. «Non fare domande se sai che la risposta potrebbe essere una menzogna», dice al giovane il vecchio professore. Più che una battuta, è quasi una dichiarazione di poetica. Il segreto di un cinema che non mente mai." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 aprile 2013)

"Il settantenne Abbas Kiarostami, capofila della riscossa del cinema di Teheran internazionalmente conosciuto e apprezzato (sempre, comunque, limitatamente alle fasce più esigenti di pubblico) proprio a partire dalla svolta khomeinista, tra l'87di 'Dov'è la casa del mio amico' e il '90 di 'Close Up', malgrado fosse attivo in patria già da lungo tempo, è una sicurezza. Ogni appuntamento è una conferma di qualità così come di riconoscibilità di uno stile essenziale, spoglio, austero. Eppure, nella continuità, si affaccia sempre uno scarto imprevisto. Qui, in 'Qualcuno da amare', è l'ambientazione giapponese. Una ragazza arrivata a Tokyo dalla provincia, metà studentessa e metà escort, si reca riluttante all'appuntamento con un anziano professore universitario vedovo e solo. La dinamica che si crea tra loro (senza l'ombra di alcuna consumazione sessuale) e con il ragazzo che, sospettoso del comportamenti di lei, la ama e vuole sposarla, attraversa infinite sfumature e sottigliezze. Lo schema è confermato: tra le pieghe di pochi accadimenti si dipana con sapienza e sensibilità un pezzo della grande commedia della vita." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 24 aprile 2013)

"Pochi registi dividono critici e spettatori come l'iraniano Kiarostami. Gli uni vanno puntualmente in estasi, gli altri vorrebbero solo urlarne il nome: Abbas. Stavolta, pur se zavorrato dalla solita, esasperante lentezza, è meno noioso. (...) raccontato con estremo garbo, purtroppo tra figurine inutili e agghiaccianti pause. Esimio maestro, si dia una mossa." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 24 aprile 2013)

"La versione italiana lo traduce con 'Qualcuno da amare', e (grazie a Lucky Red) arriva a quasi un anno di distanza dalla proiezione allo scorso festival di Cannes (era in gara) 'Like Someone in Love', il film giapponese di Abbas Kiarostami, un omaggio al cinema di Ozu e di Mizoguchi che il regista iraniano ama come ama il neorealismo italiano che è stato il riferimento dei suoi primi film, 'Dove è la casa del mio amico' o 'Close Up'. Nel frattempo Kiarostami, imperscrutabile dietro agli occhiali scuri, sta lavorando al progetto avanzato di un film da girare in Puglia (...). Peraltro non sarebbe la prima volta in Italia dove ha ambientato anche il precedente 'Copia conforme', riflesso di specchi e di possibili identità dentro e oltre lo schermo. Un «gioco», ma sarebbe meglio dire una cifra poetica che appartiene anche a questo film in cui il movimento dei personaggi segue tante direzioni snodandosi lungo la curva emozionale dei desideri incerti e inappagati della giovane protagonista, Akiko (...) Le storie si moltiplicano, iniziano, si fermano, balenano nella potenzialità del loro divenire senza inizio né fine, lungo quel confine incerto che ha il sapore di un sogno, dove un sasso può rompere un vetro e dopo chissà. (...) certo è un omaggio a 'Viaggio a Tokyo' quell'inizio in taxi, mentre la giovane Akiko corre verso il suo appuntamento di sesso a pagamento e scorge, più col cuore che con gli occhi, l'anziana nonna che l'ha attesa invano mentre dall'abitacolo del taxi la città si intreccia ai suoi pensieri, ai sentimenti alle lacrime di qualcosa perduto ... C'è molta automobile anche qui, quasi che in quello spazio di intimità «obbligata» Kiarostami veda il luogo privilegiato in cui srotolare le linee narrative delle sue storie. (...) In Iran 'Qualcuno da amare' (...) non è uscito, bloccato dalla censura. (...) Uscirà al mercato nero, in dvd, come - tanti altri film." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto, 17 aprile 2013)