Nuit de chien

Tempo da cani per 110' in Concorso: dai fasti del Nuovo Cinema tedesco a un presente nonsense, Werner Schroeter dichiara guerra allo spettatore

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GERMANIA 2008
Un uomo di 40 anni, Ossorio, arriva esausto, di notte, alla stazione di Santa Maria insieme a una folla di soldati sconfitti e di rifugiati. E' tornato per incontrare la donna che ama, ma tutto è cambiato ormai. Infatti, la città è sconvolta da una brutale e feroce milizia e opposte fazioni si danno violenta battaglia.
SCHEDA FILM

Regia: Werner Schroeter

Attori: Pascal Greggory - Ossorio, Bruno Todeschini - Morasan, Amira Casar - Irene, Éric Caravaca - Villar, Nathalie Delon - Risso, Marc Barbé - Vargas, Jean-François Stévenin - Martins, Bulle Ogier - Donna Inês, Laura Martin - Victoria, Mostefa Djadjam - Granovsky, Lena Schwarz - Rosaria, João Baptista - Juan, Pascale Schiller - Agnes, Oleg Zhukov - Max, Filipe Duarte - Julio, Sami Frey - Barcala, Elsa Zylberstein - Maria

Soggetto: Juan Carlos Onetti - romanzo

Sceneggiatura: Werner Schroeter, Gilles Taurand

Fotografia: Thomas Plenert

Musiche: Eberhard Kloke

Montaggio: Julia Grégory, Bilbo Calvez

Scenografia: Alberte Barsacq

Arredamento: Isabel Branco

Costumi: Isabel Branco

Effetti: Conor Coughlan, Jan Burda

Altri titoli:

This Night

Diese Nacht

Tonight

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: (1:1.85)

Tratto da: romanzo "Per questa notte " di Juan Carlos Onetti (Ed. Feltrinelli, 2004)

Produzione: PAULO BRANCO E FRIEDER SCHLAICH PER ALFAMA FILMS, FILMGALERIE 451, CLAP FILMES

NOTE
- IN CONCORSO ALLA 65. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2008).
CRITICA
"Dio ne scampi dal ritorno di Werner Schroeter, uno dei protagonisti della rinascita del cinema tedesco eclissatosi per lunghi anni e ora attratto da un romanzo dell'uruguaiano Onetti ispirato alla guerra civile spagnola. La trasposizione intitolata 'Nuit de chien' vorrebbe rappresentare l'ennesima parabola apocalittica sul Potere, ma l'itinerario notturno di un protagonista alla Che Guevara si risolve in una strampalata ballata scandita a casaccio da Wagner, Verdi e l'inevitabile fado. Girato a Porto e Lisbona, il film vorrebbe parlare di fedeltà e tradimento, violenza e ossessione, fantasmi rivoluzionari e amorosi, insomma di troppe cose: con l'aggravante di uno Schroeter che ha trasformato il genio compositivo in una sorta di tardo sperimentalismo tra l'istrionico e il parodico". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 settembre 2008)

"Un film contro la paura della morte. Perché la morte arriva quando arriva. E qui è in primo piano, nel fuori campo, ai bordi dell'immagine. Mai la morte è stata ripresa così in diretta, e mai stata tanto ingannata". (Roberto Silvestri, 'Il manifesto', 3 settembre 2008)

"Volutamente antimoderna è la riduzione che Werner Schroeter ha fatto del romanzo 'Per questa notte' di Juan Carlos Onetti, che l'italiano Carlo Di Carlo aveva già portato sullo schermo nel 1977. Visionario e antirealista, affascinato dalla epicità lirica e dalla maestosità teatrale, Schroeter racconta la notte del dottor Ossorio (Pascal Greggory) in una misteriosa città assediata (in realtà, Oporto) con i toni distaccati del racconto morale, dove solo la sete di potere e la fame di sesso guidano gli uomini. Ritmo lento, giochi cromatici e qualche guizzo visionario non aggiungono però niente all'opera di un regista che qui sembra in crisi d'ispirazione". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 3 settembre 2008)

"Lo schema, come impostazione narrativa, non è molto diverso da quello pensato a suo tempo da Di Carlo: nessun riferimento a veri luoghi e citazioni solo astratte della situazione politica che pesa sull'azione. Sempre comunque un rivoluzionario che tenta di sottrarsi al crollo di un potere cui aveva inizialmente aderito con passione, sempre, attorno, controrivoluzionari, doppiogiochisti, prevaricatori che quando danno la morte a uomini e donne sembrano sospinti soprattutto dal sadismo. Per rappresentarceli, Schroeter si è affidato ad una ambientazione antinaturalistica e addirittura stilizzata, come se rifatta in palcoscenico, immergendola in un arcobaleno insistito di colori forti, spinti in più momenti fino d'eccesso. Come, del resto, tutto quello che vi si muove al centro; tra personaggi allucinati e situazioni all'estremo. Ritrovando, nella rappresentazione, molti di quegli elementi che, in passato, avevano potuto essere considerati la firma dell'autore: immagini barocche, musiche di sfondo affidate spesso a voci della lirica o a composizioni di classici in scoperto contrasto con una recitazione, in tutti, invece aspramente realistica. Stentando molto, però, a risolvere il contrasto". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 3 settembre 2008)