Mon roi - Il mio Re

Mon roi

2.5/5
Maiween annusa l'aria che tira: l'irresistibile furbetto del quartierino Vincent Cassel e la donna ai suoi piedi

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FRANCIA 2015
Tony viene ricoverata in un centro di riabilitazione in seguito a un grave infortunio al ginocchio. Per tornare a camminare deve fare diverso esercizio. Non deve solo ritrovare l'equilibrio fisico, ma anche fare i conti con il proprio passato e in particolare con quanto la lega a Georgio, uomo carismatico e truffatore, con il quale ha avuto un figlio. Il periodo di riabilitazione le servirà a ritrovare la serenità e a non avere più paura.
SCHEDA FILM

Regia: Maiwenn Le Besco

Attori: Vincent Cassel - Georgio, Emmanuelle Bercot - Tony, Louis Garrel - Solal, Isild Le Besco - Babeth, Chrystèle Saint-Louis Augustin - Agnès, Patrick Raynal - Denis, Paul Hamy - Pascal, Yann Goven - Jean, Djemel Barek - Djemel, Marie Guillard - Marie, Slim El Hedli - Slim, Nabil Kechouhen - Nabil, Norman Thavaud - Nico, Amanda Added - Amanda, Abdelghani Addala - Abdel

Sceneggiatura: Maiwenn Le Besco, Étienne Comar

Fotografia: Claire Mathon

Musiche: Stephen Warbeck

Montaggio: Simon Jacquet

Scenografia: Dan Weil

Arredamento: Julyan Giraux

Costumi: Marité Coutard

Effetti: Yves Domenjoud

Durata: 128

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SONY CINEALTA PMW-F55

Produzione: LES PRODUCTIONS DU TRÉSOR, FRANCE 2 CINÉMA, STUDIOCANAL

Distribuzione: VIDEA

Data uscita: 2015-12-03

TRAILER
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE FEMMINILE A EMMANUELLE BERCOT (EX-AEQUO CON ROONEY MARA PER "CAROL" DI TODD HAYNES) AL 68. FESTIVAL DI CANNES (2015).
CRITICA
"(...) un film francese all'ennesima potenza, dove si parla moltissimo e gli avvenimenti sono presentati col massimo dell'enfasi, manco si trattasse di una tragedia di Racine. Invece è una storia di 'amour fou' in versione borghese e perbenista, un po' sul genere del vecchio' Il riposo del guerriero'. A conti fatti, anche il Georgio di Cassel è solo un fascinoso bastardo non peggiore di tanti altri uomini; con l'aggravante di frequentare noiosi hipster che scambiano il look con la trasgressione. E tutti, in fin dei conti (eccetto Louis Garrel in una parte minore), risultano passabilmente antipatici." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 3 dicembre 2015)

"(...) le scene da un odierno matrimonio alla francese propongono allo spettatore un pathos aspro, non riconciliato e a tratti insostenibile, in cui gli ambienti borghesi delineano un preciso contorno senza prevaricare, «entrando in campo» con i moralismi o i sociologismi di prammatica. La forza del discorso amoroso sta nell'assenza d'ideologia con cui si affronta un arduo tema psicanalitico: in assenza di slogan giustificazionisti in nome e per conto del femminismo e/o del maschilismo, «Mon Roi» affronta e vince la sfida di mettere in scena la dolorosa e occultata verità delle perversioni di coppia su cui ogni spettatore ha la libertà di giudicare." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 dicembre 2015)

"Troppo effettato e gridato, l'insieme manca di autenticità, però il film, preso scena per scena, trova una naturalistica forza di impatto grazie al modo in cui Maiwenn spinge sugli interpreti stimolandoli a tirar fuori corde inedite o estreme. E se Louis Garrel, in un ruolo minore, dimostra un'imprevista attitudine alla commedia, Cassel è un notevole mix di seduttività e patologica protervia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 3 dicembre 2015)

"Potrebbe essere molte cose, passione furibonda e estremista, ma la «radiografia» di innamoramento, crisi, noia arrivo del figlio ecc ecc nella visione di Maiwenn si dipana in un susseguirsi di banalità prevedibili nella struttura narrativa - una serie di flashback mentre la protagonista, Emmanuelle Bercot, è in una clinica dopo una dolorosa caduta dagli sci - e di una riabilitazione speculare (il ginocchio corrisponde allo stato d'animo) al recupero di un equilibrio delle emozioni. (...) Ritmo rapido, gli attori che improvvisano per assecondare il movimento amoroso di liti, odio, lacrime, urla, lasciarsi per sempre, riprendersi innamoratissimi il giorno dopo. E la brutalità di una manipolazione continua. Fuori da questo nessuna crepa, nessuna ambiguità. Forse perché, nonostante il punto di vista narrativo coincida con il personaggio femminile di Tony, visibilmente Maïwenn è sedotta dal fracasso volgare di Georgio, anzi sta dalla sua parte, ne è risucchiata lei stessa. Niente di male, anzi, ma allora perché non dichiararlo e assumersi il rischio di ribaltare il film? Magari sarebbe stato più crudo e meno isterico di quello che è." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 3 dicembre 2015)

"Piacerà a chi piace il bel cinema patinato, collocato in ambienti invariabilmente sciccosi (ma dov'è questa crisi?) interpretato da una coppia di attori che sembrano nati per le rispettive parti (particolarmente Vincent Cassel, anche troppo convinto, quindi anche troppo indulgente col suo personaggio). Profondità zero (gli interventi della psicologa sono di rara inutilità anche narrativa). Ma godimento sicuro per il target femminile borghese." (Giorgio Carbone, 'Libero', 3 dicembre 2015)

"Interessante l'idea di raccontare un simile rapporto attraverso due quarantenni. Qui, non ci sono vinti e vincitori, ma solo ferite insanabili. La morale? Non sempre l'amore è più forte di tutto." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 3 dicembre 2015)