MAXIE

USA 1985
Jan - saggia e diligente segretaria del Vescovo Campbell - e il marito Nick, che si occupa di libri rari nella locale biblioteca civica, abitano in una villetta vittoriana della città, ove in passato aveva abitato Maxie Malone, una aspirante diva anni '30, perita in un incidente d'auto, senza aver potuto affermarsi. Rimuovendo dalle pareti del soggiorno i numerosi strati di carta da parati che la ricoprono, Nick scopre una scritta fatta col rossetto dall'antica abitatrice, la cui personalità viene rievocata da un'anziana vicina che l'ha conosciuta. Incuriosito, si procura una video-cassetta col filmato in bianco-nero di Maxie e insieme alla moglie lo proietta sul video per avere un'idea dell'attrice scomparsa. Mentre Jan, stanca, sale in camera, Nick finisce di vedere il filmato, notando nella fu Maxie un certo talento. Subito dopo è sorpreso dalla voce profonda e dall'apparizione affascinante ed evanescente della defunta attrice, che gli confida di aspirare a rivivere per riuscire a raggiungere come star il sogno rimasto irrealizzato. Riesce così a "invadere" Jan e ad esprimere attraverso le sembianze di lei una sua vitalità istintiva e scatenata, in vari momenti della vita privata dei due, finendo con imbarazzare sia Nick che la moglie, i quali si sono ambedue resi conto dell'incredibile fenomeno. Finché Maxie riesce a interpretare una parte in un film, che poi si rivela semplice spot pubblicitario, ma nel quale rivela notevoli capacità. Grazie a quel filmato, Nick riceve da Hollywood una telefonata di richiesta per Maxie, di interpretare Cleopatra in una riedizione di quel film. Nick si finge suo manager e accetta il contratto, che libererà lui e la moglie dall'intrusione del fantasma. Jan si adatta a "cedere" il proprio corpo a Maxie - trattandosi della concessione risolutiva - e riesce a interpretare Cleopatra, pur incorrendo in esilaranti cadute d'interpretazione, perché abbandonata dallo spirito di Maxie, la quale, dopo il successo, si dissolve nel nulla, restituendo ai due coniugi la loro serenità e un gusto più dinamico della vita.
SCHEDA FILM

Regia: Paul Aaron

Attori: Glenn Close - Jan Maxie Malone, Valerie Curtin - Signorina Sheffer, Ruth Gordon - Signora Lavin, Googy Gress - Padre Jerome, Mandy Patinkin - Nick, Barnard Hughes - Vescovo Campbell, Michael Laskin, Nelson Welch, Michael Ensign, Harry Wong, Lou Cutell, Leeza Gibbons, Eva White

Soggetto: Jack Finney

Sceneggiatura: Patricia Resnick

Fotografia: Fred Schuler

Musiche: Georges Delerue

Montaggio: Lynzee Klingman

Scenografia: John J. Lloyd

Costumi: Ann Roth

Durata: 96

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Tratto da: TRATTO DAL ROMANZO "MARION'S WALL" DI JACK FINNEY

Produzione: CARTER DE HAVEN

Distribuzione: CDE (1986) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

CRITICA
"Andate a vedere 'Maxie'se volete passare novanta minuti di divertimento come alle commedie che si facevano una volta. Distribuito alla chetichella senza stamburamenti pubblicitari, diretto da un regista di serie B ('Un tocco di sesso', 'Forza bruta'), interpretato da attori poco noti, 'Maxie' si iscrive con decoro nella corta lista delle commedie di fantasmi ('Spirito allegro' e 'Il fantasma galante', per esempio) che furono in voga negli anni '30 e '40, aggiornandola con la tematica del viaggio nel tempo degli anni '80 ('Ritorno al futuro', 'Peggy Sue si è sposata'). Precisa come un orologio svizzero, scandita con un ritmo alacre senza rallentamenti, leggera e frivola ma anche acuta nei risvolti psicologici, sagacemente maliziosa nello stemperare il paradosso fantastico di partenza nelle situazioni quotidiane, la commedia è naturalmente una bella occasione per Glenn Close ('Il grande freddo', 'Il migliore'), non bella, non più giovanissima, ma attrice con i fiocchi e i controfiocchi. Con briosa bravura le dà la voce, anzi il doppio registro di voce, Fabrizia Castagnoli. Le fa da spalla efficacemente il simpatico e sobrio Mandy Patinkin, mentre, come il solito, si fa ammirare in una piccola parte la sempreverde e spiritosa Ruth Gordon, classe l896." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 1 Aprile 1987)

"Simpatica l'idea dello spettro dalle ambizioni frustrate di star della celluloide, soprattutto perché sviluppata in chiave di contrasto fra un periodo eroico dei cinema (l'era del muto) e quello attuale, di video-cassette che rendono tutto asettico. Ma il discorso resta nel vago, poco corroborato da una sceneggiatura che perde fra una sequenza e l'altra la sua vivacità comica. Compenetrati gli interpreti, che sono (Glenn Close, Mandy Patinkin e la grande Ruth Gordon. Pulita ma discontinua la regia di Paul Aaron." ('Il Tempo', 19 Maggio 1986)

"Sulla carta, dicevamo, tutto questo funziona. Sullo schermo invece fa acqua da tutte le parti. Peccato, ché l'idea dei contrasto fra l'attuale era televisiva (Maxie riappare grazie a una videocassetta) e un sempre più remoto cinema muto, poteva essere suggestiva oltre che divertente. Ma Glenn Close è tanto volenterosa quanto fuori ruolo, di Mandy Patinkin ci si dimentica addirittura fra un'inquadratura e l'altra, e Paul Aaron, già regista di film poliziotteschi (Forza bruta), non ha certo la mano adatta a far digerire battute tipo 'la vita è dura, come certe bistecche'." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 Maggio 1986)