L'ussaro sul tetto

Le hussard sur le toit

FRANCIA 1995
In Provenza nel 1831, Angelo Pardo, "carbonaro" piemontese fuoriuscito, deve fuggire all'agguato tesogli dal confratello ed amico d'infanzia Paolo Maggionari, vendutosi alla polizia segreta austriaca che guida sulle tracce dei patrioti fuggiti in Francia. Si dirige verso Manosque, per avvisare il compagno Giuseppe del pericolo. Incontrato un medico dedito alla cura del colera che gli muore tra le braccia, giunge in città, dove è inseguito dalla folla che lo crede un untore e le spie austriache guidate da Paolo. Fuggito per i tetti, si cala in una casa dove incontra una giovane donna che lo rifocilla e lo ospita. Raggiunto Giuseppe in montagna, Angelo viene incaricato di rientrare in Italia, a Milano, col denaro per sovvenzionare la rivolta. Mentre Paolo muore tra le sue braccia di colera, Angelo ritrova la giovane donna e la scorta verso le Alpi. I due bivaccano, incontrano un "medicone" che li guida a Mongex, dove Angelo scopre che la donna è Pauline De Théus, mentre il sindaco rivela alla donna che il marchese suo marito è andato a Manosque per cercarla. Lei decide di ritornarvi, nonostante le suppliche di Angelo che assiste impotente all'arresto e alla reclusione della donna in un lazzaretto, dove anche lui si fa rinchiudere e dal quale, causando un incendio, fugge di nuovo con lei. I due sono ormai vicino a Théus, e passano la notte in una villa dove, pur consci del sentimento che ormai li lega, non cedono alla passione. Lei ha un attacco di colera, dal quale Angelo, frizionandola disperatamente con l'alcol, come ha visto fare al medico, la salva. Debolissima, la donna raggiunge finalmente il castello e ritrova il marito. Angelo parte per Milano ed è protagonista del primo Risorgimento: Pauline riceve con ansia e gioia la sua prima lettera: la loro è stata una pura amicizia.
SCHEDA FILM

Regia: Jean-Paul Rappeneau

Attori: Juliette Binoche - Pauline De Theus, Olivier Martinez - Angelo Pardo, Gérard Depardieu - Il commissario, Claudio Amendola - Paolo Maggiorani, Carlo Cecchi - Giuseppe, Jean Yanne - Il venditore ambulante, Isabelle Carré - L'istitutrice, Pierre Arditi - Monsieur Payrolle, François Cluzet - Il medico

Soggetto: Jean Giono

Sceneggiatura: Jean-Paul Rappeneau, Nina Companéez, Jean-Claude Carrière

Fotografia: Thierry Arbogast

Musiche: Jean-Claude Petit

Montaggio: Noëlle Boisson

Scenografia: Jacques Rouxel, Christian Marti, Ezio Frigerio

Costumi: Franca Squarciapino

Effetti: Christian Guillon, Georges Demétrau, Frederic Moreau

Durata: 136

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Tratto da: romanzo di Jean Giono

Produzione: HACHETTE PREMIERE, CIE LEC LE MONE ALPES - FRANCE 2 CINEMA

Distribuzione: LUCKY RED - DELTAVIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1996.

- E' CONSIDERATA UNA DELLE PIU' IMPONENTI PRODUZIONI FRANCESI: 70.000 KM DI PELLICOLA UTILIZZATA, 130 GIORNI DI RIPRESE IN 10 REGIONI, PIU' DI 100 SCENARI DIVERSI, UN CAST TECNICO DI OLTRE 100 PERSONE E UNA SELEZIONE DEL CAST ARTISTICO DURATA PIU' DI UN ANNO. PIU' DI 1.000 COSTUMI E 15.000 MQ DI TEGOLE PER RICOSTRUIRE LA FUGA SUI TETTI.

- NASTRO D'ARGENTO PER I COSTUMI (1997).
CRITICA
Tratto dal libro di Jean Giono, ambientato nello splendore torrido della Provenza e tra i picchi innevati delle Alpi, L'ussaro sul tetto più avanza e più approfondisce le finezze e le crudeltà dei suoi personaggi, svariando con eleganza dal racconto di cappa e spada al poliziesco, dal western al romantico, sostenuto da un ritmo delle inquadrature che nella velocità trova la sua ragione d'essere, e intervallato dalle rare pause per consentire d'ordinare il senso d'un intreccio culminante nell'amore inespresso e nascente di Angelo e Pauline, tra l'ussaro e la contessa. Messisi alla ricerca del marito della donna lui, per salvarla dal colera, friziona per tutta la notte il corpo di lei privo di sensi, e sarà questo l'unico contatto fisico tra gli innamorati perché Angelo, da uomo probo e fiero, la consegna al consorte e torna in Italia per altre avventure e altre lotte da carbonaro. Affascinante per la sofisticata evocazione d'un mondo di bellezza e di morte con i modi del grande spettacolo, L'ussaro sul tetto soffre a tratti per la prevedibilità degli eventi e per l'interpretazione troppo timida del protagonista Olivier Martinez sovrastato dalla personalità di Juliette Binoche nella parte di Pauline. (Il Giornale, Alfio Cantelli, 28/1/96)

Regista di pochi film e di molto talento, Rappeneau ha visto la storia come una situazione alla Marivaux immessa in un contesto apocalittico. L'ha raccontata col ritmo di un grande feuilleton romanzesco, inquadrando il paesaggio provenzale in stupendi "campi larghi", pieni d'aria e di energia. L'unico appunto che gli si può muovere è l'abbondanza di voice-over, che commenta e raccorda le parti del racconto provocando un abbassamento di tensione (senza poi che ce ne sia bisogno: tutto è chiaro e comprensibile). Sul cast, invece, nulla da ridire. Juliette Binoche è la Pauline ideale; quanto a Olivier Martinez (che raccoglie una parte destinata, volta a volta, a Gérard Philippe e Alain Delon), non solo è vergognosamente giovane e bello, ma centra il giusto equilibrio di fascino e goffaggine, arroganza e pudore. Accurato, come sempre in Rappeneau, il cast di supporto: Claudio Amendola e Carlo Cecchi sono carbonari italiani, Pierre Arditi e Jean Yanne incontri provenzali degli eroi. Compare anche Gérard Depardieu (non "accreditato") nel piccolo ruolo di un sindaco di paese. (La Repubblica, Roberto Nepoti, 31/1/96)

Tratto dal romanzo di Jean Giono pubblicato da Guanda, celebre per essere "il film più costoso nella storia del cinema francese", L'ussaro sul tetto è fatto benissimo: buona interpretazione di Olivier Martinez, Juliette Binoche, dei molti attori che appaiono in piccole parti (Depardieu commissario di polizia, Claudio Amendola italiano traditore, Carlo Cecchi patriota in esilio, eccetera); belle scenografie di Ezio Frigerio e bei costumi di Franca Squarciapino; bella fotografia di Arbogast, regia dinamica ed efficace. Tutto perfetto o quasi: ma senza vera necessità, senza cuore, e può capitare che il film non sembri interessante, che allo spettatore non importi nulla o quasi di quanto accade sullo schermo. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 16/2/96)