Libertà vigilata

No Way Home

USA 1997
Dopo una condanna a sei anni per omicidio, Joey esce di prigione, deciso a non tornarci più, e chiede ospitalità al fratello maggiore Tommy e alla moglie di lui Lorraine. Lorraine non è entusiasta, ma il carattere gentile e la buona volontà dimostrata da Joey, fanno sì che lei poco a poco si fidi e cominci a vedere il marito con occhi diversi, mentre passa da una truffa all'altra in cerca di facili guadagni. Si insinua così il dubbio su quale dei due fratelli sia il vero criminale, capace di azioni atroci, fino ad arrivare allo scontro aperto e alla verità.
SCHEDA FILM

Regia: Buddy Giovinazzo

Attori: Tim Roth - Joey, James Russo - Tommy, Deborah Kara Unger - Lorraine, Joe Ragno - Ralphie, Catherine Kellner - Denise, Saul Stein - Brick, Larry Romano - Carter, Bernerdette Penotti - Ronnie

Sceneggiatura: Buddy Giovinazzo

Fotografia: Claudia Raschke

Musiche: Rick Giovinazzo, Jeff Healey

Montaggio: Stanley Warnow

Scenografia: Phyllis Cedar

Costumi: Ane Crabtree

Durata: 93

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: ORENDA FILMS

Distribuzione: CDI - BMG VIDEO

NOTE
-REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1997.
CRITICA
"Oltre al nome di un paese della Puglia, Giovinazzo è anche il cognome di Buddy, un regista statunitense che ha scritto e diretto 'Libertà vigilata', film a basso costo che mostra la realtà newyorkese della periferia. (...) Per farsi strada la verità esige sempre almeno il doppio di tempo della bugia. E infatti Giovinazzo lascia sussistere l'equivoco per mezzo film. A poco a poco però la bella Unger capisce che il marito non è solo uno spacciatore tanto scemo da allungare la marijuana con l'origano e da rimetterci in un'attività criminosa nella quale tutti guadagnano. Capisce anche che il cognato non è un assassino: è un artista ed è uno spirito nobile. Roth è un buon attore ma lavora troppo: appare in almeno quattro film all'anno e logora il suo repertorio di camminate a testa bassa, di ciondolamenti della medesima, di gesticolazioni contenute. È un Dustin Hoffman che non s'è ancora dato ai ruoli brillanti, uno di quegli attori - come Gary Oldman - che sono riusciti a sottrarsi alle parti di caratterista, ma che non ha ancora trovato il film che lo affermi definitivamente. Deborah Kara Unger è troppo bella per rassegnarsi alla vita del suo personaggio: una spogliarellista così non aspetta un marito incapace di guadagnare". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 22 luglio 1997)

"È un curioso film, e insolito per struttura narrativa. Prima di arrivare all'ultimo quarto d'ora, un'esplosione di azione violenta, scopre lentamente le sue carte nel disegno dei tre personaggi. Dopo aver impiegato 4 anni per farlo arrivare in porto, il suo autore l'ha definito una versione moderna di Caino e Abele. È una semplificazione un po' spiccia, utile per le conferenze stampa e i titoli sui giornali, ma fin dall'inizio lo spettatore ha motivo di domandarsi chi dei due sia il vero Caino. La tecnica di Giovinazzo è quella dello smascheramento progressivo. Pur senza ricorrere alla 'suspense', è un film che fa aspettare". (Morando Morandini, 'Il Giorno', 20 luglio 1997)