L'estate di Martino

ITALIA 2010
Sullo sfondo dei drammatici avvenimenti dell'estate del 1980 - la tragedia di Ustica del 27 giugno e l'attentato nella stazione di Bologna del 2 agosto - l'adolescente Martino abbandonerà il suo guscio grazie all'amicizia con il capitano Clark. Attraverso l'insegnamento del surf, i due protagonisti impareranno ad affrontare i propri fantasmi.
SCHEDA FILM

Regia: Massimo Natale

Attori: Treat Williams - Capitano Jeff Clark, Luigi Ciardo - Martino, Matilde Maggio - Silvia, Pietro Masotti - Massimo, Simone Borrelli - Andrea, Matteo Pianezzi - Luca, Renata Malinconico - Serena, Benjamin Francorsi - Militare, David Hartcher - Militare, Silvia Delfino - Madre di Martino, Marcello Prayer - Padre di Martino

Sceneggiatura: Giorgio Fabbri - sceneggiatura "Luglio 80"

Fotografia: Vladan Radovic

Musiche: Roberto Colavalle

Montaggio: Paola Freddi

Scenografia: Sabrina Balestra

Costumi: Alessia Condò

Suono: Michele Tarantola - presa diretta, Luca Bertolin - presa diretta

Aiuto regia: Giuseppe Eusepi - collaborazione artistica

Durata: 85

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: sceneggiatura "Luglio 80" di Giorgio Fabbri (Premio Solinas 2007)

Produzione: MARIO MAZZAROTTO PER MOVIMENTO FILM, RAI CINEMA

Distribuzione: MOVIMENTO FILM

Data uscita: 2010-11-19

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON APULIA FILM COMMISSION.

- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE DALLA DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI.

- IN CONCORSO ALLA V EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2010) NELLA SEZIONE 'ALICE NELLA CITTÀ'.
CRITICA
"È incorniciato tra due degli episodi più dolorosi della nostra storia recente, la strage di Ustica del 27 giugno e quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, 'L'estate di Martino' di Massimo Natale, presentato in concorso nella sezione Alice nella città. In realtà racconta altro. (...) Far recitare i ragazzi è cosa tra le più difficili del cinema e questo è il primo limite del film; ma non il maggiore. Il problema è nel soggetto (pur 'promosso' al benemerito Premio Solinas), che adotta una dimensione mitologica (...) mischiandola con le bombe di Bologna. La parte finale, che gioca sulla sorpresa circa la vera natura dell'esplosione, è un colpo basso (...). E la dedica alle vittime della strage non fa che peggiorare le cose." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 4 novembre 2010)

"E' una favola e non è una favola 'L'estate di Martino', primo e unico film italiano in concorso al festival di Roma nella sezione 'Alice', quella destinata agli alunni delle scuole dagli 8 ai 17 anni. Scritta da Giorgio Fabbri, vincitore di un Solinas, il copione, finito nelle mani di Mario Mazzarotto, è stato consegnato poi a Massimo Natale, figlio di uno dei più noti press-agent italiani, autore di qualche corto e qualche spot, approdato così al suo primo lungometraggio. Con la Movimento-film, il ministero dei Beni culturali, la Film Commission della Puglia e RaiCinema, un gruppo di produttori che Natale sostiene andrebbero protetti come il panda, è stato possibile girare questa pellicola interpretata, oltre che da due giovanissimi, Luigi Ciardo e Matilde Maggio, anche dal mitico Treat Williams, quello di 'Hair', nel ruolo del capitano americano." (Simonetta Robiony, 'La Stampa', 4 novembre 2010)

"Per 80 degli 85 minuti di durata della pellicola, 'L'estate di Martino' è una delicata storia agrodolce, in cui vengono innescati tutti i meccanismi classici della fiaba iniziatica, con tanto di trauma primordiale da superare per attraversare la soglia che separa l'infanzia dall'adolescenza. (...) Ma cosa c'entra in tutto ciò l'attentato alla stazione di Bologna, vi chiederete? Massimo Natale, seguendo le tracce di Giorgio Fabbri, concepisce una storia circolare, in cui le suggestioni del doloroso attentato aprono e sigillano l'opera, chiudendo su quei cinque minuti estranei alla narrazione fiabesca di cui sopra s'accennava. Cinque minuti, che naturalmente non vi sveleremo, che lasciano più d'una perplessità nello spettatore e un senso d'amarezza che fa sorgere qualche sospetto. Sospetto che l'epilogo sia una forzatura, un approfittare della cornice a cavallo tra realtà e sogno, tra la dura contingenza di un'estate tragica per l'Italia e un retrogusto fiabesco che arriva in soccorso per giustificare l'angoscioso alternarsi delle sequenze conclusive. Forse una metafora per esorcizzare il dolore, o più probabilmente un forte atto d'accusa che la pellicola aveva stemperato attraverso la storia di Martino. Al di là delle zone d'ombra che il finale porta con sé, 'L'estate di Martino' è un'opera suggestiva, che ha la particolarità di essere stata girata tutta su un unico palcoscenico. La spiaggia, il mare e in ultimo le onde, limpida metafora degli scogli della crescita che Martino deve superare per aprirsi alla vita integralmente, proprio come fece il principe Dragut, che s'inabissò nelle acque profonde per trovare la giara magica e vincere la morte." (Federico Magi, 'Il Secolo d'Italia', 4 novembre 2010)

"Strana estate per il quattordicenne Martino quella del 1980. (...) Notevole esordio alla regia cinematografica per Massimo Natale, autore di un 'Donnie Darko' all'italiana dove il piccolo grande uomo del titolo (un folgorante Luigi Ciardo; sapete che ricorda il primissimo, timidissimo, Pacino?) potrebbe sacrificare se stesso per la donna che ama cambiando le regole temporali di una tragedia che, fin dalle prime inquadrature, sembra annunciata. Presentato a Roma nella sezione Alice nella città, è stato accusato di essere troppo buono con i soldati americani che negano, in un momento di tensione con i giovani locali, di avere avuto responsabilità nella strage di Ustica. La scena, per niente propagandistica, è invece credibile e azzeccata. Avercene, di opere prime cosi oneste e cariche di vita." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 19 novembre 2010)

"Prendere l'onda è come prendere la vita. Ricordate? Però non siamo in 'Point Break', anche perché nel film di Massimo Natale il surf è solo una delle tante cose che si srotolano in questo inizio assolato del decennio. Il regista, alla sua opera prima, ha un certo intuito per i dettagli (è un film in costume). (...) E la confusione dei ragazzi, il fratello e i suoi amici, appena più grandi di Martino con il '77 che è già un ricordo lontano perso in frasi fatte sulla rivoluzione e contro gli americani che hanno ammazzato la gente a Ustica. Silvia guarda Martino bella e bionda e dice: 'Hai presente Apocalypse Now?'. Ecco, questa confusione è anche il problema del film che non riesce a vincere il confronto con una scrittura (sceneggiatura di Giorgio Fabbri, premio Solinas 2007) 'limata' fino alla macchietta: il padre violento di Martino comunista mangia-bambini, le ragazze carine e sceme, i ragazzi sbruffoni, gli americani muscoli-mascellone... Inoltre qui la cifra vorrebbe essere quella di una fiaba anche se dolorosa come la realtà a cui si riferisce. Forse sarebbe ora che i registi italiani si affidassero un po' più agli occhi smettendo di assecondare e di rispecchiare con le loro immagini queste sceneggiature-compitino che suonano solo come superficiali frasi fatte." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 19 novembre 2010)

"Pellicola intrisa sì di poesia ma con qualche peccato di gioventù e recitazione. Il giovane Luigi Ciardo è, però, più convincente di 'Harry Potter' Radcliffe." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 19 novembre 2010)