L'eredità in corsa

ITALIA 1939
Un modesto parrucchiere di provincia è nominato erede universale da una sua dimenticata zia. Giunto in città egli trova che l'eredità si riduce a dodici sedie in stile veneziano. Immediatamente egli le consegna ad un rivenditore; ma durante la notte scopre nella casa della defunta un biglietto che avverte avere ella nascosto nell'imbottitura di una delle sedie 100.000 lire in contanti. Il povero parrucchiere si precipita dal rivenditore: ma le sedie sono già acquistate da terzi. I due si associano nella disperata impresa di seguire le seggiole attraverso la varia sorte che esse subiscono passando di vendita in vendita. Alla fine l'ultima, proprio quella che contiene il tesoro, è casualmente offerta ad un orfanotrofio la cui direzione, scoperta la ingente somma, inneggia al munifico e sconosciuto benefattore. I due soci, commossi loro malgrado, rinunciano a far valere i propri diritti. Ma la loro buona azione è ricompensata: una lozione contro la calvizie, inventata dal parrucchiere, ottiene d'improvviso un grandioso successo.
SCHEDA FILM

Regia: Oreste Biancoli

Attori: Enrico Viarisio - Parrucchiere, Antonio Gandusio - Antiquario, Ada Dondini - Carolina, Clara Calamai - Lilli, Ugo Ceseri, Emilio Cigoli, Giovanna Cigoli, Romolo Costa, Claudio Ermelli, Enzo Gainotti, Pina Gallini, Giulio Panicali, Emilio Petacci, Ornella Vallalta, Ugo Barbarisi

Soggetto: Per Schwenzen, Emerich Wojtek Emo

Sceneggiatura: Dino Falconi, Oreste Biancoli

Fotografia: Aldo Tonti

Musiche: Costantino Ferri

Montaggio: Ines Donarelli

Scenografia: Giorgio Pinzauti

Durata: 88

Genere: COMMEDIA

Tratto da: Rifacimento di un film di Emmerich W. Emo

Produzione: FONO ROMA TIBERIA FILM

Distribuzione: SANGRAF

NOTE
-SI TRATTA DEL RIFACIMENTO DEL FILM AUSTRIACO DELLA WIEN FILM "13 STUHLE" PRODOTTO NEL 1938, DIRETTO DA EMMERICH W. EMO E INTERPRETATO DA HEINZ RUHMANN, HANS MOSER, INGE LIST, ANNIE ROSAR, HEDWIG BLEIBTTREU.
CRITICA
"Lo spunto di questo film ha copiosi precedenti nella novellistica e sulla scena, sin dai tempi del "vaudeville" del Labiche ed è già stato sfruttato sullo schermo. (...) Il film non è un portento di trovate e di battute, ma non manca di comicità e di qualche scena graziosa indovinata, come quella dell'orfanotrofio. Moralmente, il lavoro non è molto adatto ad un pubblico giovanile". (Giuseppe Molteni, "L'Italia", 16 dicembre 1939)