Le vele scarlatte

L'envol

3.5/5

Dopo Jack London, Aleksandr Grin: Pietro Marcello rinnova la matrice letteraria e apre la Quinzaine con un film femminile, magico

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FRANCIA - ITALIA - GERMANIA 2021
Da qualche parte nel nord della Francia, Juliette cresce da sola con suo padre, Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale. Appassionata di canto e musica, la ragazza solitaria incontra un mago un'estate che le promette che un giorno verranno delle vele scarlatte per portarla via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella profezia.
SCHEDA FILM

Regia: Pietro Marcello

Attori: Juliette Jouan - Juliette, Raphaël Thiéry - Raphaël, Louis Garrel - Jean, Noémie Lvovsky - Adeline, Ernest Umhauer, François Négret, Yolande Moreau, Natascha Wiese

Soggetto: Aleksandr Grin - romanzo

Sceneggiatura: Pietro Marcello, Maurizio Braucci, Maud Ameline, Geneviève Brisac

Fotografia: Marco Graziaplena

Musiche: Gabriel Yared

Montaggio: Andrea Maguolo

Scenografia: Christian Marti

Costumi: Pascaline Chavanne

Altri titoli: Scarlet, Volo

Durata: 99'

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: liberamente ispirato al romanzo "Le vele scarlatte" di Aleksandr Grin (ed. Editori Riuniti)

Produzione: CHARLES GILLIBERT PER CG CINÉMA, AVVENTUROSA, ARTE FRANCE CINÉMA, CON RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION

Data uscita: 2023-01-12

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLA CULTURA. - FILM D'APERTURA DELLA 54. QUINZAINE DES RÉALISATEURS (CANNES,2022).
CRITICA
"(...) Marcello racconta passando da un'iniziale ricostruzione «storica» a una commedia dalle leggerezze musicali, dove cresce la forza metaforica. Così come l'incontro con l'«uomo nuovo» - uno spericolato aviatore (Louis Garrel) che potrebbe essere il principe azzurro che viene a liberare Juliette - finisce invece per dimostrare la maggiore maturità e autonomia femminile. Grazie anche a una fotografia cristallina (di Marco Graziaplena) quello che poteva essere il quadro di una miseria morale e materiale sfuma ogni connotazione realistica per diventare il ritratto - vero ma insieme ideale - di un possibile Sud del mondo, fatto di solidarietà e rifiuto di ogni autoritarismo, del bisogno di dare e ricevere affetto, lontano dalla cultura della sopraffazione che invece non smette di imporre la sua violenza (col figlio del barista che ripete i comportamenti del padre). Senza prediche ma affidando alle callose manone di Raphaël o alla poesia 'L'Hirondelle' della comunarda Louise Michel il compito di trasmettere un «messaggio» che vuole essere soprattutto di solidarietà e di amore, in attesa che le «vele scarlatte» del titolo arrivino per portare chi lo merita in un mondo migliore." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 19 maggio 2022) "Pietro Marcello ci trasporta in un'altra dimensione, indaga il rapporto tra uomo e natura, in un film più intimista e raccolto rispetto al precedente Martin Eden. Ci si concentra sulla maternità mancata, sul rapporto tra genitori e figli. Il padre di Juliette è un uomo tormentato, che ha conosciuto la guerra. Nasconde orribili segreti, è vedovo, e il paesino in cui vive non lo accoglie. 'Le vele scarlatte' è quindi un ritratto di umanità perdute, di sentimenti nascosti. Racconta di una crescita attraverso i decenni, di una donna che afferma sempre più la sua identità femminile. Nella sua personalità albergano spiriti diversi. Crede nell'impossibile, è determinata, trova sollievo nel canto. Martin Eden era un idealista, seguiva la politica. Qui invece il mondo esterno viene messo da parte. Solo all'inizio si sentono gli echi della Prima Guerra Mondiale. (...) In lontananza, si sfiora il progresso. Ma l'ambiente in cui matura Juliette sembra statico, fuori tempo. Sopravvivono solo gli affetti, nasce l'amore, anche se la società che la circonda è ottusa, si fonda sulla superficialità, sceglie di non andare oltre ciò che vede. È questa la sfida di Le vele scarlatte: superare le apparenze, cercare più chiavi di lettura, e trovare un punto d'incontro tra immagine e anima." (Gian Luca Pisacane, 'Famiglia Cristiana', 20 maggio 2022) "(...) un film di sconcertante libertà e grandissima forza espressiva, dove la narrazione sembra coincidere con il destino dei suoi personaggi e l'esattezza della forma giunge come un premio non richiesto e per questo più straordinario. (...) Dopo un'introduzione con materiali d' archivio che un po' didascalicamente colloca la vicenda nel primo dopoguerra, il volto straordinario di Raphaël Thiéry si impone quasi con violenza allo sguardo dello spettatore. Roccioso e aspro, viene filmato da Pietro Marcello come se fosse un paesaggio sconosciuto, un luogo da esplorare con cura per poterne intendere il carattere. A lui toccano subito il dolore della perdita - la sua amata è morta quando lui era lontano e il peso della responsabilità di una bambina che non sapeva di avere. Saranno le sue mani, enormi e sgraziate ma capaci di grandi raffinatezze nell' incisione del legno, a dargli la dignità del lavoro ben fatto e a fargli conoscere la responsabilità della forma, quando l'ordine di realizzare una polena si trasfigura nell'omaggio alla bellezza del suo amore perduto. Al polo opposto c'è una bambina che prima vagisce e poi cresce, che misura il suo talento artistico sui tasti di un vecchio pianoforte e che sa guardare dritto in faccia alla realtà. Juliette (l'esordiente Juliette Jouan) non abbassa mai lo sguardo, sa volere bene e sa difendersi e in ogni cosa è sempre lei a prendere l' iniziativa, si tratti di controllare il proprio destino o di imprimere una svolta al film. La macchina da presa la ritrae con orgoglio paterno, ma nel momento in cui compare un bell'avventuriero dell'aria (Louis Garrel) sa cogliere la magia erotica dell'incontro e la dolcezza di dopo l'amore: non c'è bellezza senza libertà e non c'è erotismo senza indipendenza. E lo stesso accade per la messa in scena di Marcello, libera e sensuale come mai prima, capace di trovare le immagini giuste senza doverle cercare, svincolato definitivamente dalla necessità di motivare le scelte o di esplicitare i passaggi teorici. Il film corre ed emoziona (...) concede connessioni al femminismo involontario di Howard Hawks e a tutto il fuori campo che si vuole immaginare. Il finale è dedicato alla Hirondelle dell'anarchica Louise Michel: una scelta perfetta per accompagnare lo spettatore verso la sua libertà." (Luca Mosso, 'Il Manifesto', 20 maggio 2022)