Le ragioni dell'aragosta

La Guzzanti trova le Giornate ma manca l'obiettivo: quello di Venezia è un festival di cinema e non di televisione

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ITALIA 2006
Gli attori della trasmissione televisiva 'Avanzi' si ritrovano dopo 15 anni a Su Pallosu, un piccolo villaggio della Sardegna, e insieme decidono di allestire in un grande anfiteatro di Cagliari uno spettacolo estemporaneo a sostegno della causa dei pescatori in gravi difficoltà per lo spopolamento del mare. Per gli attori, fonte d'ispirazione e di entusiasmo è soprattutto Gianni Usai, un ex operaio alla Fiat ed ex sindacalista che ha vissuto sempre in povertà, dedito a proteggere il lavoro dei suoi compagni.
SCHEDA FILM

Regia: Sabina Guzzanti

Attori: Sabina Guzzanti - Se stessa, Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari, Gianni Usai

Sceneggiatura: Sabina Guzzanti, Luca Bandirali - collaborazione

Fotografia: Caroline Champetier

Musiche: Maurizio Rizzuto, Riccardo Giagni

Montaggio: Clelio Benevento

Scenografia: Antonio Marcasciano

Costumi: Antonio Marcasciano

Durata: 90

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: SABINA GUZZANTI, DOMENICO PROCACCI, VALERIO TERENZIO PER AMBRAFANDANGO, SECOL SUPERBO E SCIOCCO PRODUZIONI

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2007)

Data uscita: 2007-09-07

NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI - DIPARTIMENTO DELLO SPETTACOLO.

- PRESENTATO ALLA 4. EDIZIONE DELLE 'GIORNATE DEGLI AUTORI - VENICE DAYS', VENEZIA 2007.
CRITICA
"Raccontato con ritmo vivace e uno sguardo dal di dentro che del piccolo gruppo di commedianti rispecchia temperamenti artistici e soprassalti esistenziali, il film è il ritratto fresco e partecipato di un microcosmo teatrale come nel cinema italiano non se ne trovano. Rara avis, la Guzzanti è un regista che ha una vera cultura dello spettacolo e nello stesso tempo una comica che continua a fare satira politica nel senso più nobile della parola. Le battute divertentissime e affilate sull'oggi - sulle false ragioni della guerra, su Berlusconi, sulla stampa asservita - si mescolano alle riflessioni sul passato recente (vedi il grande sciopero degli operai Fiat nel 1980) come a ribadire che la satira è lecita solo se illuminata dalla fiammella dell'utopia."
(Alessandra Levantesi, 'La Stampa',05 settembre 2007)

"Vincere, questo chiede l'aragosta metaforica di Sabina Guzzanti nel film che ieri al Lido è stato applaudito a scena aperta e sui titoli di coda con il mare bianco della Sardegna. Passare dal film di denuncia ai film come corpo contundente per destrutturare il lessico politico e distillare dal 'falso', dal cinema, immagini-desiderio. Lo ha fatto Michael Moore nel suo 'Sicko', docu-fiction di nuovo conio che abbandona il tono minoritario del testimone e fa cantare il coro. Sabina, come Michael, dirige la sinfonia e prepara un grande show che avrà luogo su un set immaginario, luogo dell'agire. Un palcoscenico dove i riluttanti, attori e spettatori, finiranno per esibirsi. Un film sul 'metodo' per annientare la potenza mitica dell'avversario, che sia la stampa, la tv, le corporation, l'America di Bush o la pesca a strascico, quella che ha impoverito i mari di Su Pallosu, paese del cagliaritano. (...) 'Le ragioni dell'aragosta', è come un miraggio, una specie di trappola per spettatori disincantati, che si aspettano un finale già visto." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 5 settembre 2007)

"Il film è figlio di 'Avanzi' che per fortuna o purtroppo non finiscono mai. Di far ridere. Il meglio della pellicola di Sabina Guzzanti, infatti, comunque poca cosa, sono le immagini di repertorio che scorrono sul video dove la Guzzanti, Masciarelli & Co. rivedono i loro sketch di Avanzi. 'Le ragioni dell'Aragosta' sono una specie di backstage ex post. Perché di 'Avanzi' non avevano backstage o altro materiale extra da allegare a qualche Dvd. Che oggi, c'è da giurarlo, andrebbero a ruba, perché è vero che è stato un unicum artistico: un manipolo di giovani talenti che avevano carta bianca, come ricorda Antonello Fassari, mentre con la Guzzanti rimpiange i bei tempi andati di Tangentopoli, quando per buttare giù il Caf lasciavano fare tutto. Per il resto è un film su uno spettacolo che non si farà, roba da romanzo sul romanzo che non si realizza. Anzi, assomiglia molto a quei reality, detestati dalla truppa guzzantiana, in cui ti raccontano la vita, mescolata all'arte, e quando va meglio l'arte mescolata alla vita, di attori, artisti e musicisti. Stessi meccanismi, pianti davanti alla telecamera racconti di flirt con pigiama di chi ha dormito con chi e cosa ha fatto. Insomma, un format alla De Filippi, condotto da una Ventura che urla meno ma è più impegnata a spiegarci, più che a mostrarci, che D'Alema è come Berlusconi, fonti inesauribili di notizie che sono di per sé pezzi di satira." (Luca Mastrantonio, 'Il Riformista', 5 settembre 2007)