Lang zai ji

2/5
Delude Zhuangzhuang, Fuori concorso con l'amore bestiale e senza sbocchi tra un guerriero e una donna-lupo. Troppo fumo e poco arrosto...

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CINA 2009
Cina, 2000 anni fa. L'Imperatore Han decide di inviare il suo esercito oltre il Deserto del Gobi per sottomettere le tribù ribelli. Tuttavia, l'impresa si rivela più ardua del previsto: la zona è pericolosa e inospitale e le battaglie cruente decimano il potente esercito imperiale. Il Comandante Lu e i suoi uomini iniziano quindi a ritirarsi, ma il rigido inverno li costringe a trovare riparo presso un villaggio popolato da una tribù maledetta, gli Harran, i cui componenti vivono sottoterra e che, secondo la leggenda, hanno facoltà di tramutarsi in lupi. Ed è qui che Lu si innamorerà di una vedova misteriosa...
SCHEDA FILM

Regia: Tian Zhuangzhuang

Attori: Jô Odagiri - Comandante Lu Shenkang, Maggie Q - Donna Harran, To Tsung-Hua - Zhang Anliang

Soggetto: Yasushi Inoue - racconto

Sceneggiatura: Tian Zhuangzhuang

Fotografia: Wang Yu

Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine, Wei Du, Zhao Li

Montaggio: Wenders Li

Scenografia: Liu Weixin

Costumi: Emi Wada

Altri titoli:

The Warrior and the Wolf

Durata: 104

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: racconto di Yasushi Inoue

Produzione: BDI FILMS, SKY EAGLE WORLDWIDE HOLDINGS

NOTE
- PRESENTATO IN ANTEPRIMA, FUORI CONCORSO, ALLA IV EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2009).
CRITICA
"'Il guerriero e il lupo' è un racconto sulla guerra, 2000 anni fa, prima dell'unificazione del paese, tra le truppe imperiali e le tribù nomadi e fiere della Cina nordoccidentale, oltre il deserto dei Gobi. Lo hanno trasformato in questa coproduzione nippo-cinese, in uno stravagente e intelligente kolossal delicato, in un film epico d'amore e magiche metamorfosi che curiosamente invita ad allargare al nord siberiano, oltre che al sudest oriente, l'area culturale asiatica oggi dominante. Lo spirito di Kurosawa sembra risorgere, contro i facili richiami ai genere d'esportazione (dal wuxiapian danzante e fiammeggiante al 'dramma storico' all'horror con fantasmi). Pullulano infatti inquieti flashback, primissimi piani, telecamera a mano, montaggio irregolare (firmato Wenders Li), magie improvvise, scontri e massacri all'arma bianca e in silhouette, ma anche meditazioni pacifiste, steppe sterminate, tempeste di sabbia inaspettate, nevicate catastrofiche, moltitudini di comparse con armature, spade, ascie, cavalli, archi e freccie, e (in digitale) orde di di lupi affamati, feroci e sterminatori (a loro l'onore di interpretare la scena più spettacolare), eclissi di sole.... Comunque più Imamura che Ang Lee. La regia, mai convenzionale, sempre d'imprevedibile drappeggio e ritmicamente incalzante come le musiche transculturali metà russe metà han, è di Tian Zhuangzhuang, narratore cinese poetico-politico della quinta generazione, rimasto il più sperimentale, velenoso (nella tavolozza cromatica) e puskiniano." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 20 ottobre 2009)