L'amore che non muore

La veuve de Saint-Pierre

CANADA 2000
Nel 1850, nell'isola francese di Saint-Pierre (in prossimità delle coste canadesi), un uomo viene barbaramente assassinato. Il colpevole dell'omicidio, Neel Auguste, viene condannato a morte. Il problema è che nell'isola non esistono né una ghigliottina né il boia per cui il governo centrale manda a dire agli isolani che provvederà, ma i tempi di attesa non saranno brevi. Nel frattempo, Neel viene affidato alla custodia del Capitano la cui moglie, la signora La, viene colpita dall'umiltà del condannato a morte, in cui vede il ritratto della bontà e della semplicità. Con l'aiuto della sua benefattrice, Neel, poco a poco, diviene l'uomo più insostituibile e popolare di tutta l'isola. Ma quando arriva dalla Madrepatria la ghigliottina, giustizia deve essere fatta.

TRAMA LUNGA
Nel 1850 a Saint-Pierre, piccola isola francese al largo del Canada, durante la notte un uomo viene selvaggiamente assassinato da due marinai ubriachi. Uno di questi, Neal, viene arrestato, processato e condannato a morte. Ci si accorge allora che sull'isola mancano sia il boia sia la ghigliottina, e l'esecuzione non può avvenire. Il governatorato francese promette di rimediare, ma i tempi si preannunciano lunghi, bisogna far arrivare lo strumento dalla Francia. Intanto Neal viene affidato alla custodia di Jean, il capitano delle guardie, e attende con rassegnazione il giorno fatale. Madame La, moglie del capitano, comincia ad interessarsi a lui, ne intuisce una nascosta bontà e cerca di riabilitarlo a tutti i costi di fronte alla popolazione. Convince il marito ad affidarlo alle sue cure, lo incarica di alcuni lavori e gli permette di circolare liberamente sull'isola. L'iniziativa è mal vista da tutti i notabili, che richiamano più volte il capitano al rispetto della disciplina. Jean resta sordo ai richiami e la popolazione comincia a simpatizzare con il condannato. Passano così alcuni mesi, arriva infine la ghigliottina, e un poveraccio con moglie e figlio viene quasi costretto a fare da boia. Convinto dall'atteggiamento di dolore della moglie, Jean si rifiuta di ordinare la condanna. Accusato di sedizione, viene destituito e si imbarca con la moglie per affrontare in Francia la Corte marziale.
SCHEDA FILM

Regia: Patrice Leconte

Attori: Emir Kusturica - Ariel Neel Auguste, Daniel Auteuil - Jean, il capitano, Juliette Binoche - Pauline, 'Madame La', Michel Duchaussoy - Governatore, Philippe Magnan - Giudice Venot, Christian Charmetant - Ufficiale, Philippe du Janerand - Capo dei Doganieri, Catherine Lascault - Vedova Malvilain, Ghyslain Tremblay - Sig. Chevassus, Reynald Bouchard - Louis Ollivier, Marc Béland - Soldato Loïc, Marianne Miron - Sig.ra Chevassus

Soggetto: Claude Faraldo

Sceneggiatura: Claude Faraldo, Patrice Leconte - adattamento

Fotografia: Eduardo Serra

Musiche: Pascal Estève

Montaggio: Joëlle Hache

Scenografia: Ivan Maussion

Costumi: Christian Gasc

Altri titoli:

The Widow of Saint-Pierre

Die Witwe von Saint-Pierre

La viuda de Saint Pierre

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM (1:2.35)

Produzione: EPITHÈTE FILMS, FRANCE 2 CINÉMA, FRANCE 3 CINÉMA, CINÉMAGINAIRE INC.

Distribuzione: KEYFILM

NOTE
- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2001 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Dopo il poetico e letterario 'La ragazza sul ponte', il talentuoso Patrice Leconte - già 17 lungometraggi in curriculum - lavora su un dramma storico di crimine e redenzione nella magnificenza de scene e di costumi, nelle cornici naturali di Metabetchouan e Louisbourg. Presentato con lusinghiero successo in vari festival, il film ha vinto il Premio della critica al festival di Mosca". ('Ciak', ottobre 2000).

"Anche se ruota attorno a un grande amore coniugale, 'Lamore che non muore' non è affatto un film sui sentimenti, come annuncia il titolo, ma un film sui principi, sulla fedeltà alle idee, sulla coerenza. (...) Ed è un film costruito attorno a un formidabile terzetto di attori (o quasi attori), che da soli tengono in piedi una storia non sempre equilibrata e che, senza di loro, rischierebbe di cadere nel melodrammatico". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 7 ottobre 2000).