La notte che mia madre ammazzò mio padre

La noche que mi madre mató a mi padre

SPAGNA 2016
Una sera, con i figli via di casa per una gita, Isabel organizza una cena informale per suo marito Ángel, scrittore di gialli, e la sua ex-moglie Susana, regista, che vogliono convincere un famoso attore argentino a diventare il protagonista del loro prossimo film. Durante la cena, però, suona il campanello di casa: è Carlos, l'ex di Isabel, accompagnato dalla sua nuova, giovane fiamma Álex. La serata prende una piega inaspettata: sarà una cena che nessuno dimenticherà mai.
SCHEDA FILM

Regia: Inés París

Attori: Belén Rueda - Isabel, Eduard Fernández - Ángel, Diego Peretti - Diego, Maria Pujalte - Susana, Fele Martínez - Carlos, Patricia Montero - Álex, Alejandra Yu Pastor Pedreros - Estrella, Claudia Nortes - Alba, Lucas Paris - Dylan, Jaime Linares, Lucrecia Cervelló, Andrés Poveda

Sceneggiatura: Inés París, Fernando Colomo - collaborazione

Fotografia: Néstor Calvo

Musiche: Arnau Bataller

Montaggio: Ángel Hernández Zoido

Scenografia: Laura Martínez

Costumi: Vicente Ruiz

Altri titoli:

The Night My Mother Killed My Father

Durata: 93

Colore: C

Genere: COMMEDIA NOIR

Produzione: LA NOCHE MOVIE, SANGAM FILMS, POST ENG PRODUCCIONES

Distribuzione: EXIT MEDIA (2017)

Data uscita: 2017-05-18

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: TVE, MOVISTAR+, CREA S.G.R.; CON LA COLLABORAZIONE DI: ICAA, CULTURA ARTS, TRIODOS BANK.
CRITICA
"(...) questo film spagnolo detiene la palma degli incassi in patria e triplice unità di luogo, tempo azione. Commedia d'interni, epicentro la sala da pranzo, dove si sentono due echi obbligatori: la sfacciataggine sessuale alla Almodóvar (c'è sempre un coming out) e quel segno noir che piace ad Álex de la Iglesia. Chiaro l'impianto teatrale della regista Inés París (...). La confusione della famiglia allargatissima introduce la gazzarra per preparare macabre sorprese e cancellare il rosa col nero. Il plus valore di divertimento è per chi sa che Diego Peretti è l'attore psicanalista della versione spagnola di 'In Treatment', e infatti qui ha ampia materia di studio. Tra matrimoni, vecchie e nuove fiamme, ironia, mal di pancia e veleno per topi, attacchi di vomito e di panico, la burla tiene il ritmo, poi nel finale confonde le carte e le manca il necessario cinismo: volemose bene. Resta la malizia complice con cui l'autrice guarda alla doppiezza frustrata degli attori, non inferiore rispetto all'ambiguità del genere umano. Il divertimento dipende da quanto si divertono gli attori quasi tutti provenienti dalla tv: giocano una bella partita, amandosi e odiandosi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 18 maggio 2017)

"Black comedy a venature farsesche (...). Non si tratta di un capolavoro; però, nel suo impianto teatrale (la quasi unità di tempo e luogo) ritinteggiato col fondo del barattolo di Almodóvar, offre un intrattenimento ragionevole. Benché non sempre appaia sicura di dove andrà a parare. Se la satira dell'ambiente del cinema è vaga, l'attore Diego Peretti (...) si presta a un gioco gustoso interpretando se stesso." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 18 maggio 2017)

"Incastrando un doppio gioco rivelato soltanto nel finale, con un colpo di scena poco colpo e molto 'scena', l'autrice spagnola di 'A mia madre piacciono le donne tenta un mix tra Almodóvar, il vaudeville di Feydeau (l'inconfondibile vai e vieni) e il 'cinema nel cinema'. (...) Ci si diverte per il brillante impegno del cast, ma cala l'attenzione quando la commedia degli equivoci, del tradimento e della perfidia non riesce a diventare una vera farsa della vita come vorrebbe la regia." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 18 maggio 2017)

"(...) black comedy degli equivoci dove nessuno è quello che sembra, nemmeno i morti. In patria ha fatto faville. Per godersela in pieno bisogna lasciarsi trasportare nel gioco di scatole cinesi con sorpresa: arriva all'ultimo minuto, quando già ci si infila la giacca." (Claudia Ferrero, 'La Stampa', 18 maggio 2017)

"Piacerà a chi piace la 'black comedy' come hanno imparato a farla gli spagnoli da Almodóvar in poi. La París si mostra una buona allieva di don Pedro soprattutto per quanto riguarda la direzione degli attori. Complimenti anche ai doppiatori che hanno saputo tener dietro alla frenetica parlata iberica." (Giorgio Carbone, 'Libero', 18 maggio 2017)

"Folle e divertente commedia spagnola, di esasperato umorismo nero. (...) Gelosie, equivoci, ripicche e un cadavere. Si ride spesso, anche se il troppo a volte rischia di stroppiare." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 18 maggio 2017)