KZ

Campi di concentramento nazisti e prigionieri politici italiani: la buona volontà di Filippo Grilli e dei suoi ragazzi

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ITALIA 2014
Guido, Angelo e Venanzio sono tre giovani che, come tanti, negli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale, si oppongono alla dittatura della Repubblica di Salò. Arrestati, saranno deportati nei terribili "KZ", i campi di concentramento della Germania nazista.
SCHEDA FILM

Regia: Ermanno Alini, Filippo Grilli

Attori: Marco Maggioni - Guido Valota, Luca Pirola - Angelo Ratti, Michele Ramondino - Venanzio Gibillini, Giacomo Crippa - Mario Molteni, Roberta Cassina - Nini Valota, Aaron Stielstra - Sergente SS, Matteo Pizzino - Roberto Camerani, Andrea Rizzi - Aviatore, Sergio Sorace - Dottor Ugo, Franco Bartolomeo - Questore di Sesto San Giovanni

Soggetto: Filippo Grilli

Sceneggiatura: Filippo Grilli

Fotografia: Iuliana Tintori, Tommaso Vergani

Musiche: Matteo Motto, Filippo Bentivoglio

Montaggio: Filippo Grilli, Ermanno Alini

Scenografia: Giulia Brambilla

Arredamento: Carlo Bianchi (II)

Costumi: Patrizia Luiati

Effetti: Maurizio Brizigotti, Stefano Fossati

Suono: Giovanni Marchese (II), Claudiu Mihali, Niccolò Gattico, Andrea Bonfanti, Marco Ortelli

Durata: 119

Colore: B/N-C

Genere: DOCUFICTION DRAMMATICO STORICO

Specifiche tecniche: DIGITALE HD (2K) (1: 2.35)

Produzione: GIANCARLO GRILLI PER GPG FILM, IN COLLABORAZIONE CON L'ASSOCIAZIONE CNOS FAP E LE OPERE SOCIALI DON BOSCO DI SESTO SAN GIOVANNI, CON IL PATROCINIO DELL'ANED DI SESTO SAN GIOVANNI

Distribuzione: GPG FILM - ASSOCIAZIONE CULTURALE GPG

Data uscita: 2014-12-18

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI FONDAZIONE CARIPLO.

- I PROVENTI DEL FILM SONO DEVOLUTI IN BENEFICENZA ALLA MISSIONE SALESIANA DI TONJ NEL SUD SUDAN.
CRITICA
"KZ è la sigla con cui venivano indicati i 'Konzentrationslager' e allo spettatore sorge subito spontanea una domanda: perché ancora un altro film sui campi di concentramento tedeschi? In effetti la produzione mediatica intorno a questa triste pagina della storia recente è molto vasta ma è quasi sempre associata in modo esclusivo al campo più famoso, quello di Auschwitz e allo sterminio di massa degli ebrei. Ci furono in realtà tanti altri campi organizzati con meticolosità tedesca: il film cita Mauthausen, Flossenburg, Dachau ma soprattutto Gusen o Ebensee dove morirono quasi 24.000 italiani. Per ricordare al grande pubblico questa parte poco nota della nostra storia recente è stato realizzato questo film che si avvale della testimonianza diretta di chi ha vissuto quell'esperienza, di visite ai luoghi dove avvennero i fatti, di foto e filmati di repertorio e della ricostruzione, tramite attori non professionisti, dei momenti più drammatici. E' bello inoltre segnalare che il cast tecnico è stato costituito, con la supervisione di Filippo Grilli, dagli allievi del quarto anno della Formazione Professionale Salesiana di Sesto San Giovanni. Le parti più avvincenti sono costituite dai momenti in cui i due testimoni superstiti, Angelo e Venanzio e il figlio di Giulio, che non è più tornato, raccontano le fasi della cattura, della deportazione e dei lavori forzati. Sono passati molti anni ormai, il tempo ha filtrato le emozioni ma proprio il fatto che il loro racconto risulti lucido, dettagliato, velato di un certo pudore così umano, rende ancora più vera e drammatica la ricostruzione. Di grande impatto è lo strappo dai calori familiari, con la forza o con l'inganno, per ritrovarsi rinchiusi dentro un vagone merci per più giorni senza mangiare né bere, in mezzo ai propri escrementi. E' l'inizio della perdita della propria dignità di uomo, che ci consuma all'arrivo nel KZ, dove ognuno diventa solo un numero fra tanti e il vivere o il morire diventa solo un fatto statistico. Quando venne liberato, racconta Angelo, pesava 38 chili. Era questo un altro modo per far diventare i prigionieri degli esseri sub-umani, deboli e ubbidienti a qualsiasi comando. La visita fatta oggi ai campi di concentramento, le descrizioni dettagliate di come venivano preparati i corpi per il forno crematorio ci danno una vivida immagine di ciò che accadde settant'anni fa. Il film non manca di raccontarci un paio di episodi di solidarietà da parte dei soldati tedeschi, attraverso la consegna furtiva di una mela o di una bottiglia di birra. Stranamente il film non sottolinea episodi di solidarietà fra prigionieri ma si concentra sul rapporto carnefici- deportati. 'Giustizia e non vendetta' è lo spirito con cui il regista invita a guardare quegli eventi; i testimoni di allora continuano a partecipare a incontri e dibattiti che cercano di far conoscere alle nuove generazioni ciò che non deve più accadere. Le ricostruzioni degli eventi tramite attori costituisce la parte più debole del film, non tanto nella recitazione degli attori, quanto nella messa in scena. E' chiaro che si tratta di un lavoro non professionale ma soprattutto nelle sequenze più drammatiche si nota che gli schiaffi vengono dati con cautela o che le pietre trasportate non pesano più di tanto. Il risultato netto è che questi inserti indeboliscono la drammaticità del racconto dei veri testimoni invece di sostenerla. Si tratta comunque di passaggi di modesta entità e la struttura generale del film resta valida. Particolarmente rivelatrice è la sequenza realizzata a Mauthausen, dove Peppino, il figlio di Guido, mostra la grande piscina dove i tedeschi si concedevano un periodo di relax, contornati di verde e prati ben curati. Peppino si domanda come poteva avvenire tutto questo: poco più in là la gente moriva mentre intorno a quella piscina altri uomini si concedevano momenti di divertimento e di riposo. E' la banalità del male che ci lascia più sgomenti e il film ci lancia un chiaro invito a non abbassare la guardia e a mantenere una coscienza vigile." (Franco Olearo, 'FamilyCinemaTv - n. 2', 11 gennaio 2015)