Insider - Dietro la verità

The Insider

USA 1999
Jeffrey Wigand lavora come capo ricercatore e dirigente alla Brown & Williamson, azienda produttrice di tabacco. Quando decide di non poter più rimanere in silenzio di fronte alle manipolazioni cui assiste, Jeffrey viene messo di fronte ad una situazione irreversibile: o si adegua e resta o perde il posto. Licenziato, Jeffrey diventa il testimone chiave nella causa che lo stato del Mississippi ed altri 49 Stati intentano contro l'industria del tabacco. Tutto questo viene pagato a caro prezzo. Jeffrey prende contatti con Lowell Bergman, un giornalista della CBS sempre in cerca di esclusive. Lowell decide di combattere questa battaglia a fianco di Jeffrey e lo convince a registrare una intervista-verità all'interno della trasmissione di grande ascolto '60 minuti'. Qui Jeffrey fa dichiarazioni piuttosto compromettenti e il giorno della messa in onda arriva dai vertici della CBS l'ordine di 'ritoccare il programma'. Jeffrey viene lasciato dalla moglie; Lowell rimane isolato all'interno della redazione. Quando le cause legali vanno avanti e si arriva ad una prima sentenza che condanna i produttori di tabacco, la CBS fa marcia indietro. Ma a quel punto Lowell si licenzia, ormai il caso ha attirato l'attenzione di tutti. E questo rappresenta già un successo.
SCHEDA FILM

Regia: Michael Mann

Attori: Al Pacino - Lowell Bergman, Russell Crowe - Jeffrey Wigand, Christopher Plummer - Mike Wallace, Diane Venora - Liane Wigand, Philip Baker Hall - Don Hewitt, Lindsay Crouse - Sharon Tiller, Debi Mazar - Debbie De Luca, Stephen Tobolowsky - Eric Kluster, Colm Feore - Richard Scruggs, Bruce McGill - Ron Motley, Gina Gershon - Helen Caperelli, Michael Gambon - Thomas Sandefur, Rip Torn - John Scanlon, Lynne Thipgen - Mrs. Williams, Robert Harper - Mark Stern, Cliff Curtis - Sceicco Fadlallah

Soggetto: Marie Brenner - articolo

Sceneggiatura: Eric Roth, Michael Mann

Fotografia: Dante Spinotti

Musiche: Pieter Bourke, Lisa Gerrard, Graeme Revell

Montaggio: William Goldenberg, David Rosenbloom, Paul Rubell

Scenografia: Brian Morris

Costumi: Christopher Lawrence, Anna B. Sheppard

Effetti: John E. Gray, Matte World Digital, Terry W. King

Altri titoli:

60 minutes

The untitled tobacco project

Man of the people

Untitled Michael Mann film

Durata: 157

Colore: C

Genere: THRILLER BIOGRAFICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANAVISION PANAFLEX LIGHTWEIGHT/PANAVISION PANAFLEX GOLD, 35 MM (1:2.35)

Tratto da: articolo "The Man Who Knew Too Much" di Marie Brenner, pubblicato su Vanity Fair nel maggio 1996

Produzione: PIETER JAN BRUGGE, MICHAEL MANN PER BLUE LIGHT PRODUCTIONS, FORWARD PASS INC., KAITZ PRODUCTIONS, MANN/ROTH PRODUCTIONS, TOUCHSTONE PICTURES

Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (2000)

NOTE
- 7 NOMINATIONS (MA NESSUN PREMIO) ALL'OSCAR 2000: COME MIGLIOR FILM, MIGLIORE REGIA, MIGLIOR ADATTAMENTO DELLA SCENEGGIATURA, MIGLIOR MONTAGGIO, MIGLIOR SONORO, MIGLIORE FOTOGRAFIA (DANTE SPINOTTI) E A RUSSELL CROWE COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA.
CRITICA
"La capacità e il coraggio di un cinema che si prende il suo tempo, che indugia sulle facce e sui particolari (le mani sempre in moto di Al Pacino, gli occhiali e i silenzi di Russell Crowe, un solitario, inquietante giocatore di golf nella notte, gli elementi ravvicinati di una camionetta di komeinisti) per raccontare i mondi distanti di due uomini, che si incrociano in nome di un ritrovato orgoglio. Il mondo di Lowell Bergman è quello veloce dell'informazione d'assalto: "60 Minutes", programma di punta della CBS, famoso per le sue interviste di attualità. Quello di Jeffrey Wigand, invece, è un mondo privato, segnato dai ritmi quotidiani della famiglia, sconvolto dal suo improvviso licenziamento dalla multinazionale del tabacco per la quale è dirigente. Wigand è uno scienziato, la sua moralità non può tollerare più quello che vede. Bergman lo marca stretto e lo convince a denunciare. Ma neppure il suo mondo è a posto. Come in "Heat", Michael Mann lavora ancora su due fisionomie diverse per farle, lentamente, sovrapporre. Le intenzioni non corrispondono quasi mai ai risultati. Non basta avere appese in ufficio le foto di Allen Ginsberg e Martin Luther King per essere in pace con il proprio passato. Non basta aver studiato con Marcuse. E non basta neppure, semplicemente, andarsene in silenzio. Tutti e due, in qualche maniera sottile e insinuante, hanno tradito quello che erano. E tutti e due lo ritrovano: «Che cosa è cambiato?». «Vuoi dire da stamattina?». «No, voglio dire da sempre. Al diavolo, andiamo in tribunale». Una scelta morale, in extremis forse; ma finalmente morale, a costo di buttare per aria carriera, famiglia, solidità, forse addirittura la sicurezza personale. "The Insider" non è un pamphlet, non è il solito film sociale: è un raro esemplare di grande cinema morale, di scavo atroce su quello che eravamo e quello che siamo diventati. Non ci sono alibi: come dice la moglie ad Al Pacino: «Devi sapere quello che vuoi fare prima di farlo». Ci riguarda tutti.... "
("Film Tv", Emanuela Martini)