Il piacere e l'amore

Iklimler

Girotondo amoroso del turco Ceylan intorno all'instabilità. Analisi della separazione perfetta ed essenziale

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FRANCIA 2006
Ogni uomo può essere triste o felice per ragioni molto semplici, nello stesso modo per cui per vivere o per morire basta molto poco... Isa e Bahar sono due persone molto sole, estranee al resto del mondo per via dei cambiamenti avvenuti all'interno delle loro anime, alla ricerca della felicità che è stata loro strappata. Insieme, sotto il sole dell'estate, potrebbero essere felici e innamorati, ma lo sguardo di lui si rivolge altrove e la ragazza piange in silenzio. Alla coppia non resta che separarsi tornando lei al suo lavoro di segretaria di edizione, e lui ai suoi studi di docente universitario. Arriva l'inverno e la ragazza sente profondamente la mancanza del calore dell'uomo ma l'ultimo e definitivo incontro, li allontanerà di nuovo e per sempre.
SCHEDA FILM

Regia: Nuri Bilge Ceylan

Attori: Ebru Ceylan - Bahar, Nuri Bilge Ceylan - Isa, Nazan Kesal - Serap, Mehmet Eryilmaz - Mehmet, Arif Asçi - Arif, Can Özbatur - Güven, Fatma Ceylan - Madre di Isa, Emin Ceylan - Padre di Isa, Semra Yilmaz - Semra, Feridun Koç - Regista serie Tv, Zafer Saka - Componente troupe serie Tv, Abdullah Demirkubuz - Attore serie Tv, Ufuk Bayraktar - Tassista, Ceren Olcay - Attrice serie Tv

Sceneggiatura: Nuri Bilge Ceylan

Fotografia: Gökhan Tiryaki

Montaggio: Ayhan Ergürsel, Nuri Bilge Ceylan

Effetti: Burak Balkan

Altri titoli:

The Climate

Seasons

Climates

Les climats

Durata: 101

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM, SONY F900, HDCAM TAPE, DIGITAL BETACAM, BETA SP

Produzione: PYRAMIDE FILMS, IMAJ, NBC FILM

Distribuzione: BIM (2007)

Data uscita: 2007-04-20

NOTE
- IN CONCORSO AL 59MO FESTIVAL DI CANNES (2006).
CRITICA
"Una coppia al capolinea, un'estate che sta finendo, un mondo che va in rovina, come le rovine di Kas su cui si apre il nuovo film in concorso del turco Nuri Bilge Ceylan, quello del bellissimo 'Uzak', 'Iklimler, cioè 'I climi', o forse le stagioni. Stavolta il regista oltre a coinvolgere sua moglie e i suoi genitori interpreta lui stesso il protagonista. (...) Preludio a un'amarezza crescente e a un ripensamento tardivo che lo spingerà a tentare di riavvicinare la compagna, fra le nevi dell'Est, in un lungo epilogo alla Antonioni. Tutto molto intenso, elegante, esatto, penetrante. Ma anche un poco déja vu." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2006)

"Nuri Bilge Ceylan, il cosiddetto Antonioni di Istanbul, ribadisce la sua vocazione ai film d'atmosfera psicologico-paesaggistica cesellando le tappe della rottura sentimentale tra il maturo professore Isa e la giovane funzionaria televisiva Bahar. Strepitoso sul piano della fotografia e ricercato su quello dell'inquadratura, 'Iklimler' sconta duramente due vizi di fondo, la mancanza assoluta di fascino dei due interpreti (a cominciare dallo stesso regista) e la banalità sconcertante dei contrappunti oggettivi dell'impasse amorosa. Se il regista, già premiato a Cannes per 'Uzak', voleva esprimere il tasso d'incomunicabilità e alienazione riscontrabile nei rapporti borghesi persino in un habitat percepito come esotico, non si può dire che l'andirivieni tra i sensuali colori del mare e le glaciali montagne dell'Anatolia basti a riscattare qualche silenzio pensoso, qualche amara battuta o qualche lacrimuccia commossa in tutto e per tutto degni di una fiction nostrana di serie B." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 22 settembre 2006)

"Di fronte a 'Climi', pur rimpiangendo ogni tanto il comando a doppia velocità, si riscopre poco a poco che la fretta è nemica del bene. Misurato ed efficace anche come interprete, Nuri si prende i suoi tempi perché è in questo modo che la sua storia andava raccontata. Dopo mezzo secolo il grande Antonioni colpisce ancora. Siamo sempre nell'ambito del cinema scherzosamente detto 'alie-nato ieri': immancabili un lui e una lei, che faticosamente scoprono di non poter vivere né insieme né separati. (...) Se 'Iklimler' arriverà sui nostri schermi vi accorgerete che, a onta dei suoi carri di fieno, per virtù di stile questo film è meno noioso di 'Il Codice da Vinci'." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2006)

"Sarebbe bello se un piccolo film di nicchia pieno di energia sentimentale come questo scritto, diretto, recitato da Nuri Bilge Ceylan, Istanbul nel '59, rovesciasse l'immagine spietata che ci manda oggi una certa Turchia. Per dire che c'è dell'altro, ci sono i libri bellissimi di Pamuk e ci sono titoli molto europei in cui l'autore esplora il mistero degli affetti senza badare all'azione, tutta interiore. Ci sono film in cui succede di tutto ma sono noiosi, immobili; e film come questo in cui non succede nulla se non il riavvolgimento lento e impreciso degli amori, ma che ti conquistano con il loro tempo interiore, con i silenzi, gli sguardi, dove anche l immagine fissa ti aiuta a capire, sta sulla tua lunghezza d'onda. Parente di Antonioni, vivisezionatore di desideri, e anche del Resnais di Melò, l'autore sintetizza avventure, notti ed eclissi dei sentimenti nella storia di una coppia. (...) Il piacere e l'amore testimonia la passione formale del regista ma anche la sua maniacale curiosità per i misteri del cuore, che riprende disperatamente con le immagini, guardando la spiaggia, una tavola da pranzo, un salotto, una nocciolina per terra, una camera d'hotel o infine il paesaggio innevato e una foto col taxista. I suoi ideali di donna sono complementari e si chiamano Ebru Ceylan e Nazan Kesal, ciascuna col suo dubbio esistenziale nel trionfo della poetica della privacy. Turchia, ma sembra la Svezia." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 aprile 2007)

"Una coppia al capolinea, un'estate che sta finendo, un mondo che va in rovina. Come le rovine di Kas su cui si apre questo nuovo film rarefatto e squisito del turco Nuri Bilge Ceylan (già autore del bellissimo 'Uzak'), in originale 'Iklimler', cioè 'I climi' o forse, meglio, 'Le stagioni'. Stavolta il regista, oltre a coinvolgere i suoi genitori e sua moglie, interpreta lui stesso il protagonista. (...) Tutto molto intenso, elegante, dolente, penetrante. Forse un poco déjà vu, ma con una coerenza e una capacità di mettersi in gioco che sono il segno di un cinema davvero personale." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 aprile 2007)