IL MAGO DI LUBLINO

THE MAGICIAN OF LUBLIN

GERMANIA 1979
Nella Polonia del primo novecento vive e lavora Yasha Mazur, funambolo, prestigiatore e illusionista, convinto, un giorno, di riuscire a volare. Ha molto successo sia con il pubblico che con le donne. Pur essendo sposato con Esther, che non gli ha dato figli, frequenta la prostituta Zeftel ed ha relazioni con altre donne. Ma l'agognato contratto con il massimo teatro della capitale - dove ha promesso un numero fantasmagorico: il volo - si trasformerà nell'inizio della sua fine.
SCHEDA FILM

Regia: Menahem Golan

Attori: Alan Arkin - Yasha Mazur, Louise Fletcher - Emilia, Valerie Perrine - Zeftel, Shelley Winters - Elzbieta, Lou Jacobi - Wolsky, Warren Berlinger - Herman, Shaike Ophir - Schmul, Lisa Whelchel - Halina, Maia Danziger - Magda, Linda Bernstein - Esther, Zachi Noy - Bolek, Friedrich Schoenfelder - Conte Zaruski, Ophelia Stral - Rytza, Buddy Elias - Pan Kuzarski, Yehuda Efroni - Nechi, Shlomo Vishinsky - Leibl

Soggetto: Isaac Bashevis Singer

Sceneggiatura: Menahem Golan, Irving S. White

Fotografia: David Gurfinkel

Musiche: Maurice Jarre, Dov Seltzer

Montaggio: Dov Hoenig

Scenografia: Hans Jürgen Kiebach

Costumi: Ingrid Hoffmann

Altri titoli:

DER MAGIER

HA-KOSEM MI'LUBLIN

Durata: 113

Colore: C

Genere: PSICOLOGICO DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICO COLORE

Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI ISAAC BASHEVIS SINGER

Produzione: MENAHEM GOLAN PER GERIA III, GOLAN-GLOBUS PRODUCTIONS LTD.

Distribuzione: PHOENIX (1980) (GENERAL) - MULTIVISION

CRITICA
"Il film è tratto dal romanzo omonimo dello scrittore yiddish Isaac Bashevis Singer, cui, nel 1978, è stato attribuito il Premio Nobel per la letteratura. Anch'esso, come tutta l'opera di Singer, è ambientato nel mondo degli ebrei polacchi, di cui 'mette in risalto il particolare impasto di religiosità e interessi terreni e familiari'. Come ha scritto Angela Bianchini, è un romanzo a sfondo folcloristico, un impasto di realismo e di fiaba 'tipico degli scrittori yiddish dell'Europa orientale'. I succhi più autentici del testo letterario sono andati perduti nella trasposizione cinematografica che ne ha fatto il regista israeliano Menahem Golan, il quale ha scelto la strada più facile del grande spettacolo tradizionale, costruito con ricchezza di mezzi e con l'impiego di interpreti dal mestiere ineccepibile. Sotto questo aspetto, anche il film lo è: per la validità delle scenografie, l'attenta ricostruzione di un mondi scomparso, l'appariscente caratterizzazione di personaggi, il sostenuto ritmo narrativo." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 89, 1980)