Il Giovane Karl Marx

Le jeune Karl Marx

3/5
Ricostruzione storica efficace e buon mestiere per un biopic che scampa alla moda dell'attualizzazione

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BELGIO 2017
All'età di 26 anni, Karl Marx si mette insieme alla moglie Jenny sulla strada dell'esilio. Nel 1844 a Parigi conosce il giovane Friedrich Engels, figlio del proprietario di una fabbrica, che studiava gli inizi del proletariato inglese. Engels, una specie di dandy, dà a Marx il pezzo mancante del puzzle che ricompone la sua nuova visione del mondo. Insieme, tra censura e raid della polizia, rivolte e sollevamenti politici, presiederanno alla nascita del movimento operaio, che fino a quel momento era per lo più disorganizzato e improvvisato. Un movimento che, guidato, contro ogni aspettativa, da due giovani uomini di buona famiglia brillanti, insolenti e perspicaci, diventerà la più totale trasformazione teoretica e politica del mondo dal Rinascimento.
SCHEDA FILM

Regia: Raoul Peck

Attori: August Diehl - Karl Marx, Stefan Konarske - Friedrich Engels, Vicky Krieps - Jenny von Westphalen-Marx, Hannah Steele - Mary Burns, Olivier Gourmet - Pierre-Joseph Proudhon, Alexander Scheer - Wilhelm Weitling, Michael Brandner - Joseph Moll, Niels Bruno Schmidt - Karl Grün

Sceneggiatura: Pascal Bonitzer, Raoul Peck

Fotografia: Kolja Brandt

Musiche: Alexei Aigui

Montaggio: Frédérique Broos

Scenografia: Benoît Barouh

Costumi: Paule Mangenot

Altri titoli:

The Young Karl Marx

Der junge Karl Marx

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: NICOLAS BLANC, RAOUL PECK, RÉMI GRELLETY, ROBERT GUÉDIGUIAN PER AGAT FILMS & CIE, VELVET FILM, IN COPRODUZIONE CON BENNY DRECHSEL PER ROHFILM, PATRICK QUINET PER ARTÉMIS PRODUCTIONS

Distribuzione: WANTED IN COLLABORAZIONE CON VALMYN

Data uscita: 2018-04-05

TRAILER
NOTE
- PRESENTATO AL 67. FESTIVAL DI BERLINO (2017) NELLA SEZIONE 'BERLINALE SPECIAL GALA'.
CRITICA
"Un film di Raoul Peck, vale a dire un'opera in cui si mescolano insieme e in parti il più possibile uguali degli elementi biografici, intimi, politici, storici. Ora, nel caso dell'oggetto Marx, ognuno di questi aspetti poteva dare luogo ad un'interpretazione, nella misura in cui l'ordine di presentazione è sempre una maniera di esporre un rapporto di causa a effetto: la vita sull'opera, la politica sulla vita, il carattere sulla politica, la teoria su tutto il resto... È chiaro che in un film, e in particolare in un film in costume, è la parte romanzata a prendere il sopravvento. Fin dalla prima sequenza, però Raoul Peck e il suo sceneggiatore Pascal Bonitzer hanno cercato di riequilibrare il tutto mettendo al centro il lavoro teorico, cosa notoriamente non facile da filmare. (...) il racconto della miseria economica in cui versa l'autore del Capitale, permette al regista di togliere al lato dickensiano il ruolo di traino del film. Ma Peck ha voluto evitare di fare un film pedante. Ha cercato di concentrare il pensiero di Marx in un concetto unico che irriga tutto: l'idea del conflitto. (...) In questo sforzo di piegare le regole del biopic ad un esigenza pratico-teorica il film è ammirevole, così come il tentativo di restituire tutti i lati possibili della personalità di Marx: il genio, l'uomo, il suo pensiero, i suoi limiti - e il suo rapporto speciale con Jenny e con Engels. Ma il risultato è un film che decide di scegliere il meno possibile: evita di farsi schiacciare da un materiale potenzialmente infinito, al prezzo di addomesticarne la potenza." (Eugenio Renzi, 'Il Manifesto', 14 febbraio 2017)

"(...) un'opera in costume, una ricostruzione storica corretta ma senza grandi voli." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 16 febbraio 2017)