IL FANTASMA DELL'OPERA

THE PHANTOM OF THE OPERA

USA 1989
SCHEDA FILM

Regia: Dwight H. Little

Attori: Robert Englund - Il Fantasma, Jill Schoelen - Christine, Alex Hyde-White - Richard, Bill Nighy - Barton, Stephanie Lawrence - Carlotta, Terence Harvey - Ispettore Hawkins, Nathan Lewis - Davies, Peter Clapham - Harrison, Molly Shannon - Meg (New York, Yehuda Efroni - Acchiappatopi, Cathy Murphy - Esther, Emma Rawson - Meg (Londra, Terence Beesley - Joseph, Andre Thornton Grimes - Barista, Ray Jewers - Kline, Virginia Fiol - Sarah, Robin Hunter - Roland, Mark Ryan - Mott

Soggetto: Gaston Leroux, Gerry O'Hara

Sceneggiatura: Duke Sandefur, Gerry O'Hara

Fotografia: Elemér Ragályi

Musiche: Misha Segal

Montaggio: Charles Bornstein

Scenografia: Tivadar Bertalan

Costumi: John Bloomfield

Effetti: Kevin Yagher

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO HORROR

Tratto da: LIBERAMENTE ISPIRATO AL LIBRO DI GASTON LEROUX (1910) EALLA SCENEGGIATURA DI GERRY O'HARA

Produzione: 21TH CENTURY FILM CORPORATION

Distribuzione: EAGLE - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT, FONIT CETRA VIDEO

NOTE
- EFFETTI SPECIALI DI TRUCCO: JOHN VULICH.
CRITICA
"Perché rifare per la quinta volta un film? Long Chaney è stato il primo sadico musicista nel 1925. Indimenticabile. Brian De Palma ha firmato l'unica edizione in cui la musica ha i colori del sangue e di una vendetta struggente, nel 1974. In mezzo ci sono le due mediocri versioni con Claude Rains e Herbert Lom (e una versione televisiva passata sui canali privati). Qui c'è di mezzo il tentativo di sfruttare una piccola conquista del cinema d'effetti speciali degli anni Ottanta, la repellente attrazione della carne in disfacimento. Il produttore Menahem Golan ha chiamato Robert Englund, il mostro di 'Nightmare', implacabile serial-movie dell'ultimo decennio (sei puntate). 'Questo non è il lavoro di una fantasma, ma di un artista che si diverte con la carne' dice il detective che indaga sulle truculente morti del teatro dell'opera. (...) Immerso nelle ombre e nelle nebbie di una scenografia suggestiva, opportunamente mondato da un sovradosaggio di effetti macabri, Il fantasma dell'Opera non va però oltre una regia appena decorosa e impersonale, priva di spunti originali. Una menzione speciale merita invece il palpitante make-up che Kevin Yagher ha applicato alle tormentate sembianze di Englund." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 7 Luglio 1992)

"Sopravvissuto a lunghi travagli finanziari, e dopo aver attraversato ogni genere cinematografico da cassetta, il produttore Menahem Golan si riaccosta all'horror rendendo omaggio alla Hammer, la gloriosa casa inglese che negli anni Sessanta sfornò una serie di 8 movies caratterizzati dal gusto barocco delle scenografie. A dirigere la decima versione per grande schermo del romanzo di Gaston Leroux, Golan ha chiamato Dwight H. Little, regista di 'Halloween IV' e di 'Programmato per uccidere'. Piccolo autore di nome e di fatto, Little forza i toni della suspense e dell'azione, insiste sulle scene raccapriccianti, ma trascura completamente le corde dell'ironia che nelle serie orrifiche sul tipo di 'Nightmare' hanno accompagnato al successo personaggi come Freddy Krueger. Ed è proprio Robert Englund, spogliato del guanto tagliente e di ogni accenno di macabra comicità, ad interpretare questo Fantasma dell'opera che si materializza in una dimensione psicopatica criminale con leggerissime venature romantiche." (Alfredo Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 26 Maggio 1992)

"Anche le fila dell'intreccio si sono perdute e gradatamente arricchite di sangue, del fluido biologico materia prima dell'horror, anche perché effettivamente la storia del compositore dal volto sfigurato si presta a più d'una suggestione orrorifica. Per dire che quest'ultimo remake aggiunge all'antico soggetto una serie di particolari macabri, tutti scolpiti sul volto, già uso all'azione del trucco pesante, dell'attore Robert Englund, il sanguinolento Freddy dei 'Nightmare'. (...) Ma del resto la presenza di Englund è ormai un marchio di garanzia per i fan di mezzo mondo il suo nome in cartellone è sinonimo di incubi notturni e il pubblico risponde puntuale al richiamo. Poco male allora se quasi l'intero film è ambientato in un Ottocento (epoca storica del racconto originale) sgangheratissimo, e se del mistero dell'intrigante personaggio non resta più niente. Non si bada, in simile contesto, a tali sottigliezze. Gli effetti speciali funzionano, e la dose è, come sempre in questi casi, massiccia." ('La Nazione', 6 Giugno 1992)