I nostri anni

ITALIA 2000
TRAMA CORTA
Alberto e Natalino sono due anziani che, durante l'ultima guerra, hanno condiviso l'esperienza delle brigate partigiane sulle montagne del Piemonte. Oggi Natalino vive da solo in montagna, in un borgo disabitato, mentre Alberto è ricoverato in un pensionato dove entra in confidenza con Umberto. Quando, un giorno, i fantasmi della guerra riaffiorano nella sua mente, Alberto scopre che Umberto è un ex ufficiale fascista colpevole di un massacro di cui il vecchio partigiano si sente ancora colpevole. L'unico modo per placare i sensi di colpa è quello di uccidere Umberto.

TRAMA LUNGA
Durante la guerra, Alberto e Natalino, legati da forte amicizia, hanno condiviso l'esperienza partigiana sulle montagne del Piemonte. Oggi, anziani, hanno vite diverse: Natalino vive da tempo solo in un vecchio borgo quasi disabitato, Alberto è in un pensionato dove trascorre l'estate. Natalino viene contattato da un ricercatore universitario e durante un'intervista rievoca il periodo della resistenza. Alberto entra in confidenza con un'altro ospite del pensionato, Umberto, un coetaneo costretto sulla sedia a rotelle. Ecco in flashback immagini di partigiani in fuga nei boschi durante un rastrellamento. Insieme a Natalino e Alberto c'è Silurino, gravemente ferito. Trasportare lui e gli altri non è più possibile. Natalino va in cerca di aiuto, Alberto resta con gli altri e, dopo un po', si allontana per vedere se l'amico è di ritorno. Sta per recuperare la posizione, quando arrivano le brigate nere. Da dietro i cespugli, Alberto assiste al massacro di Silurino e dei compagni. Nel pensionato un giorno Alberto fa una scoperta inattesa: Umberto è l'ufficiale delle brigate nere responsabile di quell'eccidio nei boschi. Sconvolto, Alberto corre a rivelare tutto a Natalino. Non c'è che una soluzione: uccidere Umberto. Insieme preparano l'agguato, ma sono lenti e goffi, e il piano non riesce. Vengono portati via dai carabinieri, ma dentro di loro hanno verificato che lo spirito di ribellione è rimasto intatto.
SCHEDA FILM

Regia: Daniele Gaglianone

Attori: Virgilio Biei - Alberto, Piero Franzo - Natalino, Giuseppe Boccalatte - Umberto Passoni, Massimo Miride - Alberto giovane, Enrico Saletti - Natalino giovane, Diego Canteri - Umberto Passoni giovane, Luciano D'Onofrio - Partigiano ferito, Stefano Ferrero - Partigiano ferito, Carlo Cagnasso - Partigiano ferito, Luigi Salerno - Silurino

Soggetto: Daniele Gaglianone, Giaime Alonge

Sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Giaime Alonge

Fotografia: Gherardo Gossi

Musiche: Massimo Miride, Daniele Gaglianone, Monica Affatato, Giuseppe Napoli

Montaggio: Luca Gasparini

Scenografia: Valentina Ferroni

Durata: 90

Colore: B/N

Genere: STORICO

Specifiche tecniche: 35MM

Produzione: GIANLUCA ARCOPINTO, TELE+

Distribuzione: PABLO

Data uscita: 2001-05-18

NOTE
- GIRATO IN VAL CHIUSELLA IN PIEMONTE.

- PRESENTATO AL TORINO FILM FESTIVAL 2000.

- IN CONCORSO A CANNES 2001 ALLA "QUINZAINE DES REALISATEURS".
CRITICA
"Esordio del trentacinquenne Daniele Gaglianone (...) La vicenda è affabulazione di testimonianze, fatti delle colline intorno a Ivrea, ma lo stile scabro, a sequenze flashback e ossessioni mentali in bianco e nero, cerca di riferire della fatica e del dolore della memoria. Per entrambe le fazioni." (Silvio Danese, 'Il Giorno', 11 maggio 2001)

" 'I nostri anni' non concede e non si concede nulla, ma se lo vedrete ne rimarrete avvinti. (...) Il patetico, il commovente, il grottesco, la fierezza indomita e la debolezza ciecamente vendicativa si confondono in una dinamica che avrebbe potuto vedere protagonista la coppia Lemmon - Matthau." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica, 16 maggio 2001)

Gli interpreti sono non-attori torinesi, efficaci e toccanti custodi della memoria; il film è girato fra passato e presente, in bianco e nero (la fotografia molto bella è di Gherardo Gossi); la vicenda segue, più che gli aspetti ideologici o politici o storici, i due protagonisti invecchiati però mai dimentichi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 maggio 2001)

"'I nostri anni' non è un film facile, ma è un film 'povero' che usa (osa) un linguaggio emotivo (Gaglianone impasta video, pellicola e super8) dove conta il sentire ma anche l'udire (i rumori, i suoni, i bisbigli, la musica), il vedere ma anche il percepire, il ricordare ma anche lo specchiarsi, realtà ma anche il sogno. E intromettono molto bene questo 'stream of consciousness' poetico-politico i due interpreti del film, Virgilio Bei e Piero Fanzo, attori non professionisti ex militanti della Resistenza". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 18 maggio 2001)